Memoriale
- Autore: Paolo Volponi
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2014
Albino Saluggia, il protagonista di “Memoriale” di Paolo Volponi, una sorta di diario autobiografico, oggi lo classificheremmo come uno baciato dalla sfiga. Reduce di guerra e dalla prigionia, minato dalla tubercolosi, Saluggia torna a vivere con la madre vedova a Candia Canavese, un minuscolo paesino in provincia di Torino conosciuto più per il suo lago.
Presto riesce a trovare un lavoro in una fabbrica situata in un luogo non meglio precisato. Qui, i medici della fabbrica rilevano subito le sue serie condizioni di salute, prescrivendogli ricoveri in sanatori e soggiorni in luoghi di cura. Saluggia però prende tutto questo come una manovra per farlo licenziare. La paranoia e la mania di persecuzione afferrano il poveretto che comincia a vedere nemici dappertutto: persino fra i cuochi della mensa sospettati di volerlo avvelenare.
Saluggia è una figura patetica, un uomo malato e avvolto da una solitudine esistenziale che lo condanna a una vita monotona e spenta. È fragile, immaturo, incapace di avere un amore, quasi impermeabile alla sensualità femminile, privo di malizia da rasentare la dabbenaggine: tragicomica la scena delle ragazze degenti che cercano di avvicinarlo, inutilmente, durante uno dei suoi ricoveri all’ospedale.
Il nostro vive con la madre il cui personaggio ha un ruolo abbastanza sfumato, seppure sempre presente nel corso della storia, mai tratteggiato in modo marcato da Paolo Volponi.
Saluggia non lascia nulla di intentato pur di tornare sul posto di lavoro. Arriva ad affidarsi ad un sedicente professor Fioravanti nella speranza di guarire in modo definitivo. Questi però, dopo avergli spillato un bel po’ di soldi, ben presto sparisce, dimostrando di essere un emerito truffatore.
Il lavoro in fabbrica, anonimo, incolore, angoscioso, usurante è comunque l’unica risorsa cui aggrapparsi per riempire una vita fatta di grigiore e malattia.
Lo sfortunato protagonista ritrova sé stesso e la pace soltanto quando è nell’orto di casa sua, quando passeggia nella campagna circostante o vicino al lago, in contrasto con le ansie, i rancori, i sospetti e le manie persecutorie che gli procura la vita di fabbrica.
Paolo Volponi evidenzia narrativamente la contrapposizione fra campagna e industria, fra la dimensione agreste e il lavoro davanti a una fresatrice. “Memoriale” uscì nel 1962, periodo in cui l’Italia agricola stava lasciando il posto all’Italia dell’industrializzazione e dello sviluppo economico.
Saluggia, oltre ad essere segnato da una grave malattia, è un vinto, un paranoico, un disadattato sociale che sperimenta sulla propria pelle la faticosa vita da operaio, l’aspetto più duro e ingrato del nascente capitalismo.
Volponi ha lavorato per molti anni alla Olivetti e alla Fiat ed eletto anche senatore nelle file del Partito comunista. Uno di quegli intellettuali di una volta, consapevole di che cosa volesse dire realmente respirare l’aria del capannone perché si era “sporcato le mani” in prima persona con il lavoro: seppur a vari livelli, anche dirigenziali, gli Ottiero Ottieri, i Geno Pampaloni, i Franco Fortini e altri la fabbrica l’avevano vissuta. Volponi appartiene alla schiera dei grandi scrittori capaci di produrre una narrativa impegnata e di qualità, che avevano davvero qualcosa da dire, merce sempre più rara al giorno d’oggi.
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