Memorie di un rinnegato
- Autore: Giampiero Mughini
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2019
E lo sai che non c’è neppure un lettore che ti sta aspettando perché quello che scrivi è solo un fare i conti con te stesso, con il tuo dolore, niente a che vedere con le raccomandazioni su come costruire un mondo migliore.
La scrittura di Mughini mi ha sempre conquistata e alcuni dei suoi libri mi hanno accompagnato e mi accompagnano da anni, lì in pila sulla scrivania pronti a nuove riletture. Libri dei libri nei quali ama narrarsi e scrivere della sua vita. Libri di rimandi, di memorie come questo suo ultimo lavoro nel quale il nostro ancora una volta attraversa il suo Novecento, gli anni vissuti da studente pieno di passioni, di giornalista (quando i giornali si facevano con la macchina da scrivere), intellettuale di sinistra senza mai una tessera di partito o un’appartenenza, di osservatore critico pungente della politica del nostro Paese.
La vita di un perfetto non vincente. Forse, ahimè, "Memorie di un rinnegato" sarà il suo ultimo libro di ricordi:
per il motivo semplicissimo che non ho più nulla da dire.
Invece la sua vita è stata ed è ancora così densa di avvenimenti, di conoscenze, di luoghi, di incanti, di libri unici e rari e il mio amore dirompente non smette mai di ammirare la sua predilezione nella scelta delle parole e quel suo particolare conversare con il lettore:
stringo per farla breve; ma torniamo a quel..; perché vi sto raccontando tutto questo; un librino, i Neri.
Un uomo di pensiero dalle mille sfumature, dalla nobile intellettuale timidezza che non l’ha abbandonato ancor oggi, dalla grinta per le sue passioni, le sue idee.
Tutto quello che mi è accaduto quarant’anni fa è dentro di me infinitamente più vivo e presente che non quello che mi è accaduto l’altro ieri.
Rinnegato, venne così definito in un famoso programma televisivo degli anni ottanta nel quale Mughini poneva domande agli ospiti. Aveva dato alle stampe "Compagni addio: lettera aperta alla sinistra" e il regista ospite rispose di non aver mai sconfessato la sua appartenenza alla sinistra, come altri avevano fatto. Alle intellighenzie non garbava conoscere a fondo verità politiche.
"Memorie di un rinnegato" che ho tra le mie mani è quindi il racconto degli anni della sua formazione, che lo hanno guidato nel divenire giornalista, scrittore, ecc.
Finora ho cercato di consegnarvi le idee e le emozioni del me stesso quale ero allora. Questa volta, no. In tutta lealtà adesso parla il me stesso di oggi.
Studente universitario, ventenne, sentiva la necessità incombente di incontrare qualcuno che fosse un fratello maggiore, un maestro. Ciò avvenne quando redattore della Giovane Critica incontra Luciano Della Mea, intellettuale, scrittore, firma de L’Avanti, uomo garbato dalle parole garbate, che ha segnato l’intera vita di Mughini. I suoi incontri sentimentali nelle letture di Vittorio Foà, Renato Panzieri, Stefano Merli, Leonardo Sciascia, il socialismo libertario e di sinistra, "tutta gente a cui stava a cuore l’uguaglianza tra gli uomini reali". Negli anni della contestazione con un treno di seconda classe da Catania approda a Roma, "dove cercavo un lavoro che desse da vivere a uno che non sapeva fare nulla se non battere i tasti di una macchina da scrivere."
Testimone del sessantotto, dell’omicidio Calabresi, degli scioperi alla Fiat, dei comizi in piazza e del 1977, l’anno più rovente e inaudito, scrive, della recente storia italiana. Racconta di quanto si dimise dalle ideologie del sessantotto e dal dogma comunista che lo aveva così tanto motivato nello spirito e nel cuore negli anni giovanili, ricordando il decennio 1968- 1977 con il leggendario libro "L’orda d’oro 1968- 1977" di Nanni Balestrini, intellettuale militante integerrimo, poeta e scrittore senza pentimenti e nessuna abiura, scomparso recentemente a fine maggio. Ricorda la magnifica Grazia Cherchi,
Luciano Bianciardi, Luce d’Eramo e chi gli era opposto. Espone con una vena di autentico narratore gli anni del debutto di Andrea Pazienza, della voce di Demetrio Stratos, della nascita delle radio libere, della contestazione all’Università La Sapienza a Luciano Lama, dei cortei dei manifestanti autonomi per i quali le città divenivano zone di guerra, dei brigatisti e delle loro donne armate. E come non ricordare Aldo Moro, una tragica data nella quale l’orda d’oro stava per imbrattarsi di sangue, di quando sotto le finestre della sua casa romana un’auto annunciava con un megafono che era stato trovato il corpo dello statista.
Le sue amicizie controverse, Prezzolini, Giano Accame, ai neri Marco Tarchi e Stenio Solinas, protagonisti di un memorabile documentario di considerevole rilievo del quale Mughini era autore. Nero è bello venne trasmesso dalla Rai nel 1980 e nelle interviste venne tratteggiata quella mirabile miniera di scrittori e filosofi che la Destra amava leggere, che divennero poi le mie letture: Evola, Tolkien, Pound, Kerouac, Mishima, de Benoist, Eliade.
Quel documentario ha figliato una maggiore intelligenza sia a destra che a sinistra, e nuovi rapporti tra persone che sino a ieri erano avverse e pregiudizialmente ostili.
E gli anni dei duelli tra Berlinguer e Craxi, fino a tangentopoli "che preannunciava la fine del Novecento", la sua scelta di rimanere in disparte durante il passaggio tra i due millenni non raccapezzandosi più nella seconda repubblica, senza mai togliersi l’impermeabile nei giornali in cui ha lavorato. Racconti di incontri, di scontri, di letture, la storia di una vita vissuta con libertà intellettuale e solitudine, quella sofferta e intenzionalmente rivendicata.
Memorie di un rinnegato
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