Mi ci hanno mandata ovvero un approccio possibile alla psicoterapia
- Autore: Flavia Cavalero
- Genere: Psicologia
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2016
“Mi ci hanno mandata ovvero un approccio possibile alla psicoterapia” è un libro di narrativa in cui Flavia Cavalero racconta, in modo ironico e leggero, un percorso psicoterapeutico. Spesso nell’immaginario collettivo la psicologia e la psicoterapia sono viste come discipline utilizzabili solo in caso di gravi psicopatologie. L’aspetto del benessere di cui entrambe le materie si occupano viene tralasciato e sottovalutato. Lo scopo di “Mi ci hanno mandata” è quello di promuovere queste dottrine e di farle conoscere nella loro utilità pratica e quotidiana.
Attraverso le pagine del suo diario, la protagonista Maria ci racconta cosa avviene nella “stanza d’analisi”, stanza in cui proprio non avrebbe voluto entrare ma che ha iniziato a frequentare più per sfinimento (per non sentire più il marito, la figlia e le poche amiche che la invitavano caldamente a farlo) che per convinzione.
È così che Maria conosce Sara, la “psicoqualcosa” che la prenderà in carico e la accompagnerà in un viaggio alla ricerca di se stessa, non privo di colpi di scena che sono esattamente quelli che si vivono durante il percorso psicoterapeutico. Momenti di forte antipatia si alternano a momenti di grande emozione, difficoltà di comunicazione tra cliente e terapeuta, decisioni di interrompere gli incontri, si susseguono stati d’animo di gioia e tristezza. Ci vuole il tempo che ci vuole per costruire “l’alleanza terapeutica”. Ci vuole il tempo che ci vuole per imparare a guardarsi dentro e poi fuori, e poi fuori e dentro contemporaneamente.
Maria arriva nello studio di Sara un po’ per caso, senza avere consapevolezza di quel che sarebbe accaduto, ma carica di pregiudizi e di stereotipi sul percorso che, sotto sotto, concepisce come inutile per se stessa.
Le pagine scorrono, il diario scandisce il tempo che passa. Maria ci racconta del suo lavoro, della sua famiglia, della sua indecisione, dei suoi sogni e delle sue paure. Ha 45 anni, mica tanti ma nemmeno pochi... se vuole cambiare deve farlo adesso e lei lo sa. Ma come dice il detto “sai cosa lasci, non sai cosa trovi” e lei il giorno in cui si è licenziata se lo era proprio dimenticata quel detto. “È impazzita!”. Quel gesto liberatorio era anche un sintomo, non di pazzia, dice la “psicoqualcosa”, ma di disagio. Era il sintomo della difficoltà di continuare a vivere come pensava che gli altri si aspettavano che lei avrebbe dovuto fare.
“Mi ci hanno mandata” perché, di suo, Maria non ci sarebbe andata mai da una “psicocosa”, ma è stata caldamente invitata a farlo.
Si incontrano altri personaggi in un centinaio di pagine scritte in modo ironico, quindi seriamente, come solo con l’ironia è possibile fare.
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