Mille volte niente
- Autore: Emma La Spina
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2010
Dopo "Il suono di mille silenzi", il seguito dell’opera è "Mille volte niente", una narrazione sul filo dell’incredibile: una serie di sventure che si abbattono sulla protagonista in un crescendo di sofferenze inaudite. Come può una sola persona vivere un carico di dolore così pesante? Come può il destino accanirsi con così tanto accanimento? Si resta sgomenti dinanzi a tanto patimento e, in questa fase della vita dell’autrice, non si risparmiano le offese e le avversità. Dopo la lettura rimane nella mente di chi legge l’eco delle parole scritte con l’animo straziato, così penetranti da permanere per più giorni senza tregua.
Fuori dall’orfanotrofio, si apre un nuovo capitolo per la diciottenne Emma alle soglie dell’esame di maturità: le insidie della vita esterna sembrano sempre più trascinarla in abissi senza fine: sperimenta i bassi estremi dell’animo umano altrui e con pervicacia riemerge con fatica e rinnovata speranza. E’ un continuo risorgere alla luce quando il buio sembra inghiottirla e fagocitarne tutte le risorse. Ma la speranza sia pure flebile e lontana illumina il suo percorso di vita, le gioie fugaci si alternano alle cocenti delusioni. L’autrice, però, non soccombe mai, come un’eroina intrepida pur tra mille difficoltà, va avanti, soprattutto quando l’essere madre le dà una forza interiore e quell’affetto tanto desiderato e non corrisposto. Una piccola e grande donna sempre in continua lotta per la sopravvivenza, alla ricerca di una vita dignitosa e indipendente. La paura di ritrovarsi al punto di partenza, povera, sola al mondo e abbandonata diventa paradossalmente la spinta ad aiutarsi a vivere meglio.
Il degrado sociale in cui viene a trovarsi, suo malgrado, la giovane Emma non intacca la sua purezza di fondo, in una sorta di romanzo ottocentesco, tra un’umanità miserabile e brutale, l’anima il desiderio di un riscatto finale: la nebbia che avvolgeva la sua vita si dirada e il presente offre possibilità migliori. Certo le ferite dell’infanzia, della giovinezza sono rimarginate, ma non si cancellano, nell’espressione degli occhi traspare una velata e dolce malinconia, ma i suoi scritti, oggi, testimoniano la sua lotta per la vita “con incrollabile fiducia”.
Il suo racconto autobiografico è un concentrato d’angoscia che lascia sconcertati e solo il tempo potrà diluirne il denso contenuto.
Leggere e conoscere la storia di Emma è un’esperienza di vita.
- L’autrice: Emma La Spina è nata a Catania nel 1960. Ha scritto "Il suono di mille silenzi", il suo primo romanzo. Leggi l’intervista all’autrice di questo libro nella nostra rubrica "4 Chiacchiere (contate con)..." Emma La Spina.
MILLE VOLTE NIENTE
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Graffiante, tenero, esorbitante in alcuni punti.
L’ho comprato proprio oggi, attratta dal titolo di copertina che lampeggiava ai miei occhi come un faro. Mille significati nascosti in questo breve titolo, come mille le cose che la scrittrice crede di non aver raggiunto.
Qualunque sofferenza il tuo destino può averti serbato, non temere, Emma: hai scritto questo libro col cuore e ti sei meritata in tutto e per tutto la stima di una quindicenne drogata di libri, è questo è quel che hai raggiunto.
Poi, la cosa che mi ha convinto, è stato il fatto che la scrittrice è siciliana. Anche io vivo in Sicilia, e non mi è mai capitato di avere tra le mani un capolavoro scritto da un’autrice siciliana. Spero di incontrarti un giorno e spero, per quanto valga, di farcela anch’io a raggiungere il mio sogno: quello di scrivere ed essere apprezzata un giorno per ciò che cerco di trasmettere tramite le mie parole.
Complimenti Emma. Davvero.
Sto finendo di leggere questo libro che gia’ dalle prime
pagine mi sembra abbastanza crudo , veramente un
concentrato d’angoscia.
E’un libro emozionante, dal quale personalmente non mi riuscivo a staccare, è un libro che ti mette difronte alla dura vita dei bambini abbandonati in orfanotrofio, che in alcuni momenti mi ha fatto piangere, in altri sorridere di gioia. Lo consiglio, aiuta a conoscere altri aspetti della vita reale.
Lo stile è semplice, senza pretese.
Una parola sui contenuti: inverosimili.
Ci sarà senz’altro un fondo di verità e non voglio metterlo in dubbio.
Ma francamente che una donna resti incinta, negli anni, 5 volte che dicansi 5, tutte rigorosamente senza consapevolezza, mi pare strano.
Non sa dire di no ad un matrimonio senza consenso, da quanto è soggiogata, ma non ha problemi a divorziare dopo una settimana, affrontando, suppongo (non se ne fa il benchè minimo cenno, nel libro), tutta la trafila (anche burocratica) che ciò comporta.....ma non ha idea dell’esistenza degli anticoncezionali?
In una città sconosciuta, dove non capisce la lingua e si perde dietro l’angolo di casa (che non sa infatti ritrovare), trova un dentista (e come pagarlo).
Il compagno violento la picchia in pubblico, ha atteggiamenti da schiavista ANCHE DENTRO L’OSPEDALE, picchia anche il medico e a nessuno viene in mente di segnalarlo....
Il suddetto compagno impone, contro la di lei volontà, di cambiare il nome già dato al neonato, IMPONENDOGLI IL PROPRIO NOME DI BATTESIMO (procedura vietata in Italia dal Codice Civile, come tutti sanno)
L’ospedale (del nord, dove le connivenze del compagno non dovrebbero “pesare”) è perfettamente conscio della situazione di degrado assoluto in cui la ragazza vive, e non segnala (come è OBBLIGATO a fare) la circostanza ai servizi sociali.
La protagonista fa il corso biennale per diventare infermiera (dove è strabravissima e apprezzata da tutti), e poi nel libro non se ne parla più...che ne è stato? L’assunzione sicura al termine del corso è stata forse da lei rifiutata esattamente come il posto alla ASL (concorso ovviamente stravinto in soli 30 giorni di studio, dovendo al contempo anche accudire a un neonato)?
Con il primo fidanzatino “normale” va spesso in pizzeria assieme alla comitiva, ma poi quando, mesi dopo, si ritrova nel ristorante dell’albergo dove vive (dopo il rapimento) sostiene di non aver mai visto un menù in vita sua e di non avere la più pallida idea di cosa sia...
Il suo carnefice le “urla al telefono” che deve abortire....beh, credo che un uomo di quella crudeltà abbia ben altri mezzi per “convincerti” ad interrompere una gravidanza...
Tutti, da potenti ad emarginati, la vedono come un oggetto sessuale, ma lei non si piega mai, non accetta soldi da nessuno (nemmeno dal presunto suo padre, nemmeno come risarcimento - stabilito dal tribunale - per le angherie subite dal compagno), eroina senza macchia e senza paura in un mondo popolato solo ed esclusivamente da mostri: una divisione un po’ troppo netta e sottolineata con troppo compiacimento.
La chiosa sulla pedofilia del clero è giusto una paginetta, anche un po’ fuori contesto rispetto alla storia, alla fine del romanzo, “buttata lì” tanto per non farci mancare nulla, e sottolineare anche questo luogo comune in questo mondo popolato solo da mostri (lei esclusa, ovviamente, e non manca di sottolineare esplicitamente questa sua natura generosa nonostante tutto e tutti).
E potrei continuare con piccole/grandi incongruenze.
Mah, mah, mah....ripeto: la vita dell’autrice di sicuro non è stata invidiabile e le premesse con cui è iniziata le ha sicuramente scontate a lungo, o per sempre.
Mi pare che il raccontarla scrivendo il romanzo però le abbia un pochino “preso la mano”...