Misteri
- Autore: Knut Hamsun
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Iperborea
- Anno di pubblicazione: 2015
Johan Nagel è un uomo venuto da chissà dove. Se mai esistesse davvero un posto così potresti dirlo in trasferta dal Paese dell’anticonformismo. Eccentrico è eccentrico. Quando arriva dal nulla sulla costa di un paesino norvegese ha indosso un abito giallo e con sè un astuccio di violino. Per tacere della boccetta di veleno riposta nel panciotto sotto la giacca. Signore e signori ecco a voi l’uomo dell’arcano, protagonista assoluto di “Misteri” (Knut Hamsun, Iperborea), epifania a-morale destinata a turbare (se non sconvolgere) il borghese tran tran della cittadina. Una parte del succo del romanzo è tutta qui. Molto prossima alla dicotomia nietzschiana apollineo/dionisiaco, ordine/disordine (sociale). Come acutamente individuato da Claudio Magris nella prefazione al libro:
“Misteri è il grande romanzo (…) della (ndr) disgregazione dell’io psicologico borghese, dissolto e dissociato in un proliferare di sussulti psichici e di parole (…) L’anarchismo anti-borghese nega il presupposto dell’etica borghese, l’unità e la continuità dell’io; Nagel infatti non è un personaggio unitario bensì un groviglio di follia e di debolezza, un instabile aggregato di fasci nervosi (…) un inconscio allo stato brado” (Pag. 385).
L’anti-eroe posto in essere da Hamsun, risulta insomma un riuscito coaugulo di antinomie valoriali, al contempo un individuo disumano e ipersensibile, un individuo sfuggente, inafferrabile appieno. Un uomo che al piatto buonsenso del quieto vivere predilige una sorta di proto-fantasia al potere.
Al raziocinio per partito preso la pura emotività, irridendo finanche il credo scientifico cui contrappone il caotico fluire dell’esistenza. Sin qui tutto liscio, ciascuno in fin dei conti è libero di vivere come gli pare, non fosse che - per contrappasso - il Nostro non scivoli sulla più classica delle bucce di banane sentimentali, innamorandosi perdutamente di Dagny, fanciulla virginale, con corredo di occhi azzurri e lunga treccia d’oro. Tipica espressione di quel mondo borghese da lui rifuggito come la peste. “Misteri” è dunque, in parallelo, anche un romanzo d’amore. Di quella specie d’amore ossessivo e impossibile che confina con l’abisso, incrociando e cimentandosi spesso con le suggestioni freudiane. L’ottima traduzione dal norvegese è di Attilio Veraldi.
Misteri
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Grazie mille, Vincenzo. Fa sempre piacere.