Sempre più spesso i libri vengono utilizzati come complementi di arredo. Copertine in vari materiali, decori di pregio e sapienti scelte di colori impreziosiscono pareti e interni. La moda prevede l’utilizzo di volumi finti, creati appositamente da artigiani specializzati. Niente di nuovo sotto il sole, verrebbe da dire.
L’abitudine delle finte librerie ha radici lontane e prende piede tra gli intellettuali del XIX secolo. Con un ingrediente in più: l’ironia irrinunciabile nella scelta di titoli e temi per impreziosire le librerie finte. L’esponente più illustre di questa singolare abitudine è Charles Dickens.
Lo scrittore allestisce una curiosa sorpresa per gli ospiti, che immaginiamo intenti a sbirciare curiosi tra gli scaffali della sua collezione. La finta libreria di Dickens tuttavia ha un precedente: la biblioteca invisibile a Chatsworth House. Scopriamo più nel dettaglio la storia.
La finta libreria di Charles Dickens
Charles Dickens ha addirittura un rilegatore di fiducia cui affida la realizzazione della sua fake library. Si chiama Thomas Robert Eeles e tra i due intercorre una fitta corrispondenza.
Dickens ricorre alla sua abilità professionale in almeno due occasioni. Per la sua casa di Londra, Tavistock House, desidera due scaffali speciali da inserire nella ricca e altrimenti comune biblioteca.
In una lettera indica precisamente posizione, numero di volumi. E naturalmente sceglie di persona i titoli. Tutti di fantasia. Rileggerli strappa un sorriso ancora oggi. Molti sono giochi di parole o arditi riferimenti a personalità dell’epoca come miss Biffin, pittrice a bocca di epoca vittoriana, o l’esploratore artico capitano Parry. O, ancora, bonarie prese in giro di mode o stili letterari.
Così nell’elenco dickensiano figurano: Storia di una breve causa in tribunale, Catalogo delle statue del Duca di Wellington. O Cinque minuti in Cina che doveva essere riprodotto in tre volumi, forse per contrasto alla brevità della permanenza annunciata dal titolo.
L’elenco completo dei titoli è consultabile in un articolo del quotidiano The Independent. Il visitatore, vinto dalla tentazione di sfilare i volumi dagli scaffali e curiosare tra le pagine, non troverebbe nulla. Per convenzione già all’epoca venivano realizzati solo i dorsi. Il che però dà un’idea della visione del mondo del padrone di casa che, in una lettera datata 17 novembre 1851, non manca di gratificare l’artigiano, manifestando la sua soddisfazione per il risultato ottenuto. E per la rapidità della realizzazione viene da dire, considerato che la prima missiva con le istruzioni dettagliate dell’ordine risaliva al 22 ottobre 1851.
Caro Mr Eeles, devo ringraziarla per il modo ammirevole con cui ha realizzato i dorsi dei libri destinati alla mia stanza Mi sento particolarmente in obbligo con lei, per l’interesse mostrato nei confronti del mio desiderio, e la prontezza con cui lo ha pienamente realizzato.
Tanta era la soddisfazione che Dickens ripeterà l’esperienza. Con il trasferimento nella nuova casa nel Kent, a Gad’s Hill, aggiungerà titoli: I piaceri della noia, Il padre di Shakespeare era allegro?, Le ostriche di Shelley, Le vite dei gatti (naturalmente in nove volumi).
La biblioteca invisibile di Chatsworth House
La finta libreria di Dickens non è il solo esempio di fake library. Un altro caso illustre è la biblioteca di Chatsworth House, dimora storica nel Derbyshire, in Inghilterra, a pochi chilometri dalla città di Bakewell.
Accanto a centinaia di testi di scienza, storia e geografia, religione, poesia, architettura in latino, tedesco e francese, ci sono 100 opere che compongono la cosiddetta Biblioteca invisibile. Sono solo titoli, verosimili, ma inesistenti.
L’idea viene nel 1831 al padrone di casa, il sesto Duca di Devonshire, che per realizzare il suo progetto richiede l’assistenza dello scrittore e poeta Thomas Hood. Gli servono titoli divertenti per i falsi scaffali della sua biblioteca. Hood gli invia un elenco di 70 titoli. Gli amici ne aggiungono altri fino ad arrivare a 90 finti libri che vengono posizionati nella sala dove si possono ammirare tutt’oggi. Lo scopo è di carattere pratico: le finte librerie nascondono porte segrete che conducono a passaggi per le scale e la galleria soprastante.
Nel 1960 la Duchessa Deborah decide di aggiungere un’altra porta segreta. E altri libri immaginari: i titoli questa volta sono forniti da un amico di famiglia, l’eroe di guerra e scrittore di viaggi Patrick Paddy Leigh Fermor.
È così che il genio di due letterati si unisce all’amore per lo humor della famiglia Devonshire, dando vita a una collezione singolare.
Resta la domanda: che cosa spinge un intellettuale affermato a creare una fake library? Non certo il desiderio di apparire colto o di esibire le sue letture. Piuttosto il piacere di condividere un sorriso complice con gli ospiti e visitatori curiosi.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La moda delle finte librerie: da Charles Dickens a Chatsworth House
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