Monte Cinque di Paulo Coelho

La storia sacra, eterna, immutabile, austera e intoccabile. Paulo Coelho, viaggiatore e cantore dell’anima umana, non poteva non essersi misurato con essa. Non si è proposto una sfida semplice, visto che ha scelto l’Antico Testamento ed una figura complessa come quella del profeta Elia. L’ha vinta però, e “Monte Cinque” (Sant Jordi Asociados, 2014) è un romanzo appassionante e umanamente toccante anche per il non cristiano.
Il profeta Elia è stato scelto da Dio, lo si scopre nelle prime pagine. Avrà visioni, premonizioni, folle da guidare, miracoli da compiere. Eppure il lettore viene subito catturato dalla sua semplice e comune umanità, non dal suo essere un profeta. Infatti Elia ha paura, perché sa che sarà probabilmente ucciso e, anche quando la paura lo abbandona, non è per la sua fede in Dio ma per la constatazione di un meccanismo psicologico comune: se non hai più nulla da perdere o da combattere, la paura non serve più e subentra una passiva rassegnazione.
Tutta la storia segue questo motivo: Elia desidera una donna, si innamora, segue le sue passioni, si ribella, cade e si rialza, i miracoli avvengono, ma Paulo Coelho sembra quasi porli in secondo piano, usandoli come espediente per mantenere in vita il protagonista e continuare a fargli assaporare fino in fondo la condizione umana. E a farla assaporare a chi legge, portandoci così a identificarci nell’uomo provato dalla sofferenza e a cercare la soluzione ad essa nelle risorse che ci dà la vita, ancor più di quelle della fede.
Elia alla fine risulta un personaggio vincente su tutti i fronti.

Al termine della lettura, quando vengono citati i passi della Bibbia dal quale la vicenda trae ispirazione, ci si accorge che la storia narrata è assai complessa e contiene concetti tutt’altro che facilmente accessibili; ciononostante il lettore l’ha potuta seguire in maniera leggera e appassionata, grazie alla facile sintonia che Paulo Coelho ha saputo magistralmente creare fra il profeta e l’uomo comune.