Morsi
- Autore: Marco Peano
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2022
Recensione di Mario Bonanno
Il dolore più intenso ci viene dal crescere. È un male che morde, e non smette di farlo per il resto dei giorni che ci toccano. Non ci sono edulcoranti che tengano: abbandonare l’alveo protetto dell’età infantile per affrontare il mare aperto dell’esistenza prevede sanguinamenti — visibili e invisibili — degni di un grand guignol. Non è per caso che un’ampia parte della narrativa kinghiana si inquadra — fuori metafora — come rito iniziatico per pre-adolescenti posti di fronte agli orrori dell’età adulta: fanciulli e fanciulle nel tempo di transito che li espone agli incubi della vita (quelli veri, ben altra cosa che i babau dei brutti sogni bambini).
A parte la doppia parafrasi di Shining a pag. 120 del suo Morsi (Bompiani, 2022) — “Tu non faresti mai del male a mamma e a me, vero?”; “È il senso del dovere che mi frega” — chissà quanto del “Re”, Marco Peano avrà metabolizzato e poi fatto suo. Sotto l’aspetto tematico, più che da quello formale, Morsi si offre alla lettura come un romanzo kinghiano sino all’osso: c’è il paesino pedemontano, simbolicamente intrappolato nella neve (Lanzo Torinese come le Montagne Rocciose dell’Overlook hotel); c’è chissà quale maledizione che incombe sulle Valli; c’è il microcosmo incantato/dilatato dei ragazzini in fase di sviluppo (qui potrebbero centrarci anche molti dei racconti di Ray Bradbury); c’è il macrocosmo inaccessibile e quasi sempre disfunzionale degli adulti; c’è l’incidente scolastico che fa da stura alla vicenda; c’è soprattutto il Male che incombe nella declinazione delle masche (nel dialetto locale indicano donne dotate di poteri taumaturgici) e di un virus auto-cannibalico.
Morsi è dunque un romanzo-contenitore di topoi del gotico e dell’orrore aggiornati al crepuscolo degli anni Novanta (Natale-Capodanno ’96/’97), significativamente parcellizzato attraverso marche di merendine, cabine telefoniche, videogiochi, zaini Invicta, poster di cantanti. Morsi è anche un romanzo annunciato dalla trans-medialità del suo titolo: dalla paura di Sonia di essere morsa al primo bacio, ai morsi che le persone si autoinfliggono per lacerarsi mortalmente. Dai morsi interiori causati dalla paura ai morsi del gelo della montagna.
Attraverso le coniugazioni – palesi e sottese – dell’atto di mordere, il romanzo progredisce sui piani paralleli interno/esterno (l’orrore metafisico dei bambini e l’orrore oggettivo della realtà), che sorreggono una narrazione al contempo tesa e sospesa, peraltro inspessita da plausibili tratteggi psicologici.
L’accenno alla trama, sorvola volutamente sui sotto-testi più pregnanti del romanzo:
Vacanze di Natale del 1996, a Lanzo Torinese nevica come dio comanda. Sonia è a casa dalla nonna e si industria giocando, o come meglio può, per non cedere alla noia dei ritmi sonnacchiosi di un paese rimasto a cinquant’anni prima. La casa di nonna Ada risponde appieno ai canoni delle case vecchie: scricchiolii, cigolii, mobilio assiepato in obbligo esclusivo alla funzionalità, stanze “segrete”. Nei paesi delle valli vicine si parla di Nonna Ada come di un’abile guaritrice, e questo non fa che alimentare l’aura “neo-gotica” che aleggia sull’abitazione e, più in generale, su quel mondo. La scuola ha inoltre anticipato la sospensione natalizia per via di quello che di bocca in bocca viene elusivamente chiamato "l’incidente": senza alcun preavviso la professoressa Cardone si chiude a chiave nella sua aula, e di fronte a una classe terrorizzata fa qualcosa, che lascio a chi legge il compito e la sorpresa di scoprire. Il romanzo è da non perdere.
Recensione di Silvia Gismondi
Morsi di Marco Peano, edito da Bompiani (2022), racconta gli eventi avvenuti nel paese di Lanzo Torinese durante le vacanze di Natale del 1996.
Lo sconcertante incidente a cui i protagonisti si riferiscono è il punto di partenza di una serie di avvenimenti che sconvolgerà le vite degli abitanti della piccola località montana.
La storia è narrata da Sonia, una ragazzina che si trova nel momento di passaggio dall’infanzia all’adolescenza, durante la crisi coniugale dei suoi genitori a causa dell’alcolismo del padre e alla perdita del suo lavoro.
Durante la chiusura delle scuole per le vacanze natalizie del 1996, Sonia viene affidata alle cure della nonna materna, una donna che appare alla bambina dura e intransigente.
La vita di Sonia e degli altri abitanti di questo piccolo paese montano legato a leggende e tradizioni che si perdono nel tempo, con una quotidianità che si ripete sempre uguale e che regala al lettore una carezza tranquilla, viene contrapposta alla violenta esperienza dell’incidente della professoressa Cardone. La creazione di questa dicotomia narrativa rende la storia estremamente intrigante e insinua nel lettore una voglia vorace di concludere la lettura del libro.
Marco Peano è editor per Einaudi, ha pubblicati nel 2015 il suo romanzo d’esordio L’invenzione della madre con la casa editrice Minimum fax.
Morsi è un libro che mi ha scosso emotivamente e che, nel bene e nel male, non può lasciare indifferente. Non mi stupirebbe vederlo tra i candidati del Premio Strega o del Premio Campiello.
Morsi
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