Morte nel chiostro
- Autore: Marcello Simoni
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: La nave di Teseo
- Anno di pubblicazione: 2024
Il 30 gennaio 2024 sbarca in libreria per La nave di Teseo, Collana “Oceani”, Morte nel chiostro, il nuovo romanzo di Marcello Simoni. L’autore non ha bisogno di presentazioni. Dopo l’esordio con Il mercante di libri maledetti, vincitore nel 2012 del premio Bancarella e del premio Emilio Salgari (i cui diritti di traduzione sono stati acquistati in diciotto paesi), continua a regalarci thriller storici di successo che mettono d’accordo pubblico e critica.
Teatro della vicenda è il microcosmo di un monastero femminile medievale.
Ad aprire il romanzo una scena di massa solenne e silente: un corteo si dirige alla cattedrale di San Giorgio a Ferrara, capolavoro del nostro Romanico, per accompagnare le esequie di Papa Urbano III. Un pontificato breve e tormentato il suo, nella complessa congiuntura politica della Penisola e della Cristianità. Siamo nel 1187 in età comunale e anche Ferrara è un libero comune.
La scena si sposta subito nel convento di San Lazzaro situato all’esterno della cinta muraria, dove nel frattempo viene rinvenuto un cadavere impiccato.
Si tratta della giovane suor Agata di Corteregia. Esclusa l’ipotesi di un gesto anticonservativo da parte di una perfetta sposa di Cristo come la vittima, l’anziana badessa Engilberta di Villers prende in mano la situazione con piglio manageriale.
Ha due priorità: rendere giustizia alla consorella facendo luce sulla disgrazia, proteggere il suo piccolo gregge prima che la notizia giunga alle autorità competenti. Sa bene quanto le monache siano ritenute imperfette a priori rispetto all’uomo in quanto femmine. Desidera sottrarre il cenobio al disprezzo, alla curiosità morbosa, alla misoginia di un mondo al maschile che fa delle donne:
“creature inferiori, irrazionali e facili alla suggestione”.
Però, come la sua carica impone, Engilberta convoca obtorto collo padre Vespertilio, deputato a celebrare la messa e impartire i sacramenti nel monastero. È lui la cinghia di trasmissione con l’autorità vescovile e il depositario di segreti sigillati dal vincolo confessionale. Che suor Agata celasse un’anima tormentata?
Il suo imperativo è archiviare la faccenda per evitare lo scandalo, poiché durante i preparativi per il conclave il suicidio di una monaca avrebbe l’effetto deflagrante di un sinistro presagio.
A questo punto la badessa ha bisogno di un alleato per cercare indizi nell’intera proprietà del monastero a sostegno dei sospetti sull’omicidio di suor Agata. Scommette sulla prontezza di spirito e capacità di osservazione di suor Beatrice, una novizia speciale che il mondo l’ha conosciuto come donna e moglie:
Una monaca qualsiasi non sarebbe mai riuscita a risolvere quell’enigma. Serviva qualcuna capace di riconoscere la malizia umana.
Questo espediente conferisce al personaggio una maggiore credibilità e coerenza psicologica di azione e pensiero. Ma fare l’agente segreto tra mille sotterfugi con il placito della reverenda madre mette alla prova la novizia soprattutto sul piano morale. Scopre che l’hortus conclusus del convento è afflitto dalle stesse miserie del mondo secolare. Malgrado l’accorta guida di Engilberta - né cieca né farisea però - tra alcune monache serpeggiano invidia, gelosia, vanità, rivalità e qualche licenza di troppo tratteggiate con tono ironico e scanzonato.
L’inchiesta guadagna potenza quando viene concesso asilo a un cavaliere rozzo, misterioso, educato alla guerra. È il primo dei visitatori, compresa un’indecifrabile “dama nera”, che con le buone e con le cattive pretendono di setacciare il monastero alla ricerca di una preziosa reliquia. Forse la morte di suor Agata è collegata a un disegno tutto da ricostruire...
Marcello Simoni ci trasporta in un crescendo di scoperte, fatti di sangue, rivelazioni, antichi manoscritti, colpi di scena, travestimenti, doppiogiochismi, presunti “segni del Maligno” che tengono alta la tensione a ritmo incalzante.
La scrittura abbraccia senza puntigliosità descrittive la quotidianità di un convento scandita dall’alternarsi di preghiera e lavoro. In questa azienda autosufficiente, ogni monaca svolge un compito idoneo alla sua formazione e carattere. L’accuratezza lessicale emerge da particolari architettonici, dell’abbigliamento, della vita materiale e sociale nell’anno Mille e dintorni. Quanto al management della badessa, non è un modo di dire perché governare un monastero era un compito oneroso. Occorrevano istruzione, capacità diplomatiche, flessibilità, attitudine al comando.
Engilberta di Villers è un personaggio inventato ma, nell’intreccio di storia e invenzione del romanzo, si immagina che abbia avuto come magistra una monaca benedettina realmente esistita. Parliamo di Ildegarda di Bingen (Hildegard von Bingen 1098-1179), una delle figure più importanti del secolo XII. Mistica, visionaria, santa, scrisse di botanica e musica; compose liriche, un dramma liturgico; tenne corrispondenza con papi e imperatori, effettuò viaggi pastorali. Nel 2012 papa Benedetto XVI la proclama Dottore della Chiesa, tanto che in chiusura l’autore ringrazia:
Le grandi donne come Ildegarda di Bingen. Donne che hanno costruito la storia. Quella vera. Quella che raramente si racconta.
E benché estranea al cast, questa donna di eclettica modernità continua a vivere nei ricordi della badessa come un nume tutelare.
Morte nel chiostro
Amazon.it: 19,00 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Un libro perfetto per...
Agli amanti del giallo storico sorretto da una documentazione rigorosa e voglia di leggerezza.
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Morte nel chiostro
Lascia il tuo commento