Moshi Moshi
- Autore: Banana Yoshimoto
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2012
Banana Yoshimoto, pseudonimo di Mahoko Yoshimoto, nasce a Tokyo il 24 luglio 1964. È conosciuta con il nome di Banana per via della sua predilezione per i fiori di banana rossa e gli pseudonimi androgini. È la figlia di Takaaki Yoshimoto, uno dei critici e filosofi giapponesi più influenti degli anni ’60. Nel 1991 arriva in Italia con il suo libro d’esordio, Kitchen, raggiungendo il successo che l’ha portata a essere una delle autrici giapponesi più apprezzate.
In Moshi Moshi (Feltrinelli, 2012, traduzione di Gaia Maria Follaco), Yoshimoto racconta la delicata elaborazione di un lutto che conduce le persone coinvolte nella scoperta di verità inaspettate.
Mentre chiacchieravamo così mi dissi che era stata una fortuna che la mia ultima conversazione con papà fosse un bel ricordo. È sempre bello parlare di cose buone da mangiare.
Moshi Moshi in italiano significa “Pronto” al telefono. La stessa risposta che Yoshie ripete durante un sogno ricorrente in cui suo padre la chiama. Nella realtà questo non è mai avvenuto perché l’ultima volta che si sono visti, lui ha dimenticato il telefono a casa e ha seguito una donna in un doppio suicidio d’amore in una foresta.
Dopo la perdita, la protagonista decide di trasferirsi in un malconcio appartamento nel quartiere di Shimokitazawa e inizia a lavorare in un ristorante. Il cibo rappresenta una forma di vita, di riscoperta del proprio Io, di rielaborazione del lutto e fa da cornice ai lunghi discorsi presenti nel romanzo.
Ciò che Yoshie non si aspetta è di essere raggiunta da sua madre. Le due si trovano a convivere in uno spazio troppo piccolo per entrambe che le porterà a una nuova consapevolezza del loro rapporto. Mentre la madre torna a fiorire vestendosi come una donna più giovane e intrecciando relazioni nel quartiere, la figlia è soffocata dalle domande senza risposta.
Proprio come il padre, che all’apparenza sembrava un uomo silenzioso e per bene, incapace di compiere un gesto simile, così Yoshie si ritrova spezzata in due: da una parte una ragazza in grado di apprezzare le cose semplici della vita, gentile, la figlia che tutti vorrebbero, mentre dall’altra una persona malinconica, buia e incapace di amare.
Ogni volta che mi emoziono, che mi entusiasmo, ogni volta che sono lì per sentirmi felice, avverto la presenza di un’altra me stessa, intenta a fissarmi con freddezza da qualche luogo gelido, come le onde impetuose del Mar del Giappone in inverno.
Un’opera talmente forte da fare male che arriva in soccorso a chi ha perduto una persona cara e si interroga sul senso della vita e della morte, del passaggio degli uomini in questo mondo così inafferrabile.
Moshi moshi
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