Muori per me di Karen Rose

"Muori per me" di Karen Rose, pubblicato nel 2010 da Leggereditore, a mio parere è il classico esempio di come il successo travolgente di Stieg Larsson e del suo "Uomini che odiano le donne" abbia modificato sensibilmente i gusti e le preferenze dei lettori italiani.
Nonostante la Rose non sia scandinava bensì statunitense, infatti, questo romanzo – il primo di un’infinita serie pronta a sbarcare in Italia – fa parte di quei thriller dalle atmosfere affascinanti e dalle mille piste diverse, ricchi di colpi di scena che tengono il lettore incollato alla sedia e caratterizzati da personaggi cui è facile affezionarsi, le cui vicende personali fanno da sfondo e filo conduttore ai diversi romanzi della stessa seria.

Come nel caso della più famosa trilogia Millennium, "Muori per me" è il primo volume della trilogia “Daniel Vartanian” (che prende il nome da uno dei protagonisti): i volumi successivi, Screen for me e Kill for me, saranno pubblicati nei prossimi mesi dallo stesso editore.
A differenziare questo romanzo da altri thriller è senza dubbio l’elemento romance, centrale nella trama: possiamo definirlo una sorta di romantic-suspence, in cui le vicende criminali e investigative procedono di pari passo alla storia d’amore tra i due protagonisti, l’ispettore Vito e l’archeologa Sophie.

Sullo sfondo di una Philadelphia frenetica e indifferente, un serial-killer sociopatico e diabolico si diverte a torturare le sue vittime con sofisticati strumenti di tortura medievali, filmando gli attimi della loro agonia per ritrarre il momento della morte, l’urlo di paura perfetto.
Le immagini sono poi destinate a confluire in un infernale videogioco che mostra le sofferenze delle vittime; inizierà così una corsa contro il tempo per cercare di fermarlo e impedire che anche Sophie, vittima designata, finisca nella sua rete.

La Rose è bravissima nel tenere il lettore col fiato sospeso fino all’ultima pagina, che vedrà una disperata corsa contro il tempo, in cui poche ore in più o in meno decreteranno il destino della bella protagonista.
Tuttavia se la parte thriller non ha nulla da invidiare alle pietre miliari del genere, a lasciar desiderare è proprio la storia d’amore che le fa da sfondo, talmente inverosimile e smielata da far concorrenza al peggior Harmony in circolazione.
"Muori per me" poteva essere un ibrido ben riuscito, la combinazione fortunata di due generi che raramente riescono a convivere e che sono entrambi amatissimi dal pubblico, ma ha più il sapore di un’occasione mancata: rimane un bel thriller, godibile e ben scritto, col solo difetto di essere un po’ melenso quando si parla d’amore.