Nanà
- Autore: Émile Zola
- Categoria: Narrativa Straniera
Nel francese parlato, “nana” vuol dire semplicemente “ragazza”. In questo romanzo, un classico della letteratura francese, è il soprannome con il quale è conosciuta Anna Teresa Coupeau, figlia dei protagonisti del precedente romanzo “L’Assommoir”, fuggita dal triste destino della propria famiglia per diventare la protagonista delle torbide notti parigine, la “Mosca d’oro” che attrae le sue vittime con aria ingenua e occhi da cerbiatta, per poi spolparle fino all’ultimo centesimo, splendente carnefice ma anche vittima inconsapevole del turbine della perdizione e della propria cupidigia.
Pubblicato nel 1879, a puntate, sul “Voltaire”, “Nanà” fu introdotto da un battage pubblicitario senza precedenti, che generò interesse e impazienza nei lettori. Situazione, questa, che sembra rispecchiarsi nel primo capitolo del romanzo, nel quale il pubblico di un teatro parigino attende il debutto di questa giovane ragazza, sedicente attrice e cantante, in realtà del tutto priva di talento se non quello di esibire il proprio corpo e di conquistare consensi con uno sguardo ingenuo e una buona dose di autoironia. Il lettore viene subito portato a comparare la situazione e il personaggio con altre situazioni e personaggi appartenenti all’attualità, e allo stesso tempo non può fare a meno di venire conquistato dallo stile minuziosamente descrittivo che materializza letteralmente davanti agli occhi di chi legge ogni particolare della sala gremita, ma soprattutto trasmette via via le varie sensazioni che si susseguono e si alternano: l’aspettativa che cresce con il passare dei minuti, lo scetticismo dei detrattori, il disagio provocato dal caldo e dalla stanchezza per il tempo che passa.
E’ questo il primo di vari deliziosi affreschi, più che capitoli, molti dei quali potrebbero senza problemi venire presentati come racconti a sé stanti, tanta è l’accuratezza della narrazione e la compiutezza dell’azione. In questo risiede la forza del romanzo che, di per sé, racconta ben poca cosa: la parabola di una ragazza di provincia che ha la dubbia fortuna di diventare la prostituta d’alto bordo (perché di ciò si tratta) più richiesta di Parigi, e, come una bambina viziata che rompe tutto ciò che tocca, rovina ogni uomo che le si avvicina, disprezza il vero sentimento per la “serietà” di una carriera da costruire, trascura il proprio figlio che, per lei, non è altro che un bambolotto. Tutto qui: ma è la forza descrittiva ed evocativa delle parole, mai volgari o compiaciute, spesso poetiche, malinconiche, ironiche o addirittura comiche, a fare di questa esile trama un vero capolavoro.
Il lettore viene guidato attraverso una sorta di esposizione di “tableaux vivants” concatenati fra di loro, ma flessibili, modulabili. Ecco la casa di Nanà nel giorno seguente al debutto, nella quale una precisa governante, in una situazione tipica da commedia degli equivoci, ha il suo da fare a smistare ammiratori e mazzi di fiori che intasano ogni stanza; ecco il retropalco nel quale si consumano amorazzi, amicizie, inimicizie, rivalità; la quiete del rifugio di campagna e la parentesi vibrante del vero amore; la maledetta casa dove Nanà convive con un violento, annullando sé stessa in un delirio di esaltazione descritto in modo degno di un trattato di psicologia; la corsa dei cavalli in cui il trionfo inaspettato della puledra che porta il suo stesso nome segna la consacrazione definitiva di Nanà. Trionfo del vizio; ma che dire dell’ipocrisia delle persone “perbene” che la circondano?
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LA BRAMA DEL DENARO AFFOGA L’ANIMA
fin dal primo capitolo Emile Zola descrive un teatro ove persone di un certo calibro sfilano,tutti pero’ sono curiosi di vedere Nana’.Ella impersona Afrodite,dunque dea della bellezza che attrae gli uomini e li incanta con la sua sensualita’.Dunque Zola ci presenta Nana’ come incarnazione del desiderio sessuale,la descrizione del luogo sembra esprimere il desiderio che si accende.Nana’ pero’ e’ condannata ,Zola descrive ella come un essere avido ,colei che vuole avere fino alla fine il denaro(ricordiamo che lei e’ la figlia di Gervaise nell’ammazzatoio),forse per levarsi l’immagine passata di poverta’.Ella di innamora di Fontan,uomo brusco che la picchia ,ella li non ha potere ,e si fa umiliare fino a che dura la storia,dopodiche’ prosciughera’ Muffaut.Nana’ vede nell’uomo il malessere,e anche pero’ il suo guadagno,arriva dopo anche ad interessarsi delle donne(la giovane Satin).Il sesso appare dunque come una tematica dominante,la giovane Nana’ con il suo corpo seduce,e con esso muore marcito dal vaiolo,che rappresenta la colpa di aver usato quel corpo come divoratrice di uomini,Muffaut,Steiner,e altri che vengono gradualmente indebitati per causa sua ,Philippe Hugan viene arrestato perche’ ruba dalla cassa di risparmio del lavoro,Georges,un bambino che si innamora di Nana’,fratello minore di Philippe,con cui Nana’ passava alcune notti,arriva a pugnalarsi perche’ lei rifiuta di sposarlo.C’e’ in lei la perdizione altrui,o meglio la dannazione ,tutti sono condannati,poiche’ il suo corpo e’ il veleno che inebria ,ma che intossica anche fino a farla impazzire.Nana’ per giunta morira’ con la malattia presa dal figlio ,un legame dunque familare necessario alla maledizione Zoliana della famiglia.Senza dubbio il romanzo carnale e sessuale piu’ sconvolgente di Zola,scandaloso senza dubbio,ma con una morale ben chiara,la scena finale con il volto sfigurato di Nana’ dal vaiolo e’ davvero scioccante.Nichilista verso un mondo fatto di ipocrisie(alla morte di Nana’le conoscenti parlano di altro con la massima calma come se niente fosse) e di avidita’(Nana’) che colpisce e porta a rilettere.