Natale in casa Cupiello
- Autore: Eduardo De Filippo
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2005
Natale in casa Cupiello (Einaudi 2005) è la celebre commedia tragicomica in tre atti del grande drammaturgo, attore, regista, poeta e sceneggiatore partenopeo Eduardo De Filippo (Napoli, 24 maggio 1900 – Roma, 31 ottobre 1984). La commedia, scritta nel 1931 e contenuta nella raccolta Cantata dei giorni pari, fu portata in scena per la prima volta al Teatro Kursaal di Napoli il 25 dicembre dello stesso anno.
Atto I. La scena teatrale si apre in casa Cupiello. Un letto matrimoniale e un altro più piccolo, per un solo posto. Comune in fondo a destra. Balcone a sinistra. Su un tavolo, davanti al balcone, vi sarà un presepe in fabbricazione, e tutto l’occorrente necessario per realizzarlo: cartapesta, pennelli, sugheri, e un recipiente di latta con la colla Cervione. Tra il balcone e il lettino a un posto appare un piccolo paravento con davanti un treppiedi di ferro con bacinella, ed un secchio smaltato bianco; sul paravento è appoggiato un asciugamani. A ridosso della parete di destra un comò con sopra i santi e immagini religiose d’ogni specie con davanti candele e lumini spenti. Sono le nove del mattino del 23 dicembre. Il capofamiglia Luca dorme nel letto matrimoniale, il posto della moglie Concetta, è in disordine come se la donna l’avesse lasciato da poco. Nel lettino dorme il loro figlio Tommasino, detto Nennillo. L’altra figlia dei Cupiello, Ninuccia, è sposata con Nicolino, ma il matrimonio è in crisi, infatti la donna ha una relazione sentimentale con Vittorio, amico di Nennillo.
“Lucarie‟, Lucarie‟ ...... scètate songh ’e nnove!”
Concetta tenta di svegliare il marito ma Luca è insonnolito, neanche la tazzina “o ccafè” offerta dalla moglie è capace di tirare su il morale di Lucariello, anche perché il caffè è pessimo.
“Mamma do carmine, Concè ti sei immortalata, che bella schifezza che hai fatto, Concè”. L’uomo inoltre ha freddo. “E pedalini ca cumpraste tu, che dicesti: “sono di lana pura”, qua lana pura .... Concè, quella non è lana, t’hanno mbrugliata. E tutta na mistificazione. Tengo i piedi gelati. E poi, la lana pura quando si lava si restringe ....... Questi più si lavano più si allargano, si allungano ...... so addiventate ddoje barche, tutta la notte a correr a press e pedalin rint o’ liett”.
È la mattina dell’antivigilia di Natale, il clima a Napoli è rigido.
“Questo Natale si è presentato come comanda Iddio. Co‟ tutti i sentimenti si è presentato, d’altronde lo deve fare è il mese suo”.
Luca ancora nel letto domanda a Concetta dove sia “’o presebbio”, perché l’uomo ogni anno allestisce con cura il presepe testimonianza della nascita di Gesù bambino, essendo un fervente amante delle tradizioni natalizie. Per questo motivo viene preso in giro da Concetta e da Nennillo che ritengono anacronistiche queste manie del loro congiunto. “Te piace ’o Presebbio?”, domanderà più volte nel corso della commedia Lucariello a suo figlio, e quest’ultimo ostinatamente ripeterà a suo padre “No”. Solo al termine della rappresentazione Nennillo cambierà risposta per fare felice Luca, il quale ottenuto il tanto sospirato “Sì” dal figlio, disperderà lo sguardo lontano, come per inseguire una incantevole visione: “un Presepe grande come il mondo, sul quale scorge il brulichio festoso di uomini veri, ma piccoli piccoli, che si danno un da fare incredibile per giungere alla capanna...”.
La fortuna di questa commedia che ha avuto anche molte trasposizioni televisive, la prima una versione in bianco e nero del 1962, poi quella famosa a colori del 1977 con lo stesso Eduardo, Pupella Maggio e Luca De Filippo, sta nel suo rappresentare un piccolo nucleo familiare alla deriva (chissà perché le festività natalizie portano alla luce tutte le magagne), nel quale il capobranco, un sognatore, non si accorge di quello che sta accadendo attorno a lui.
Rileggere la commedia è anche l’occasione per ricordare Luca De Filippo, indimenticabile Nennillo televisivo di Natale in casa Cupiello, prematuramente scomparso all’età di 67 anni il 27 novembre scorso in seguito a una breve e grave malattia. De Filippo Jr., personalità cortese, ironica e discreta, con sessant’anni di lavoro sul palcoscenico aveva dimostrato di saper uscire dal cono d’ombra di un padre tanto geniale quanto ingombrante. Come dimostra questa commedia tragicomica veritiera, sempre attuale, perché per Eduardo
“teatro significa vivere sul serio quello che gli altri, nella vita, recitano male”.
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