Nazisti in fuga
- Autore: Arrigo Petacco
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2014
“… il Gran Mufti di Gerusalemme, Amin al Hussein, in visita ufficiale ad Auschwitz. Amin era un nemico accanito degli ebrei e ciò che vide nel lager nazista deve averlo pienamente soddisfatto perché, quando a Himmler cominciarono a scarseggiare gli «ariani» per le sue SS, lui contribuì alla costituzione di una divisione SS composta tutta di musulmani.” (Pag. 136)
Alla fine della seconda guerra mondiale il mondo era totalmente diverso.
La Germania era distrutta, demolita, aveva avuto circa sette milioni e mezzo di vittime.
Le popolazioni ebree dell’Europa soffrirono un olocausto tremendo, con circa sei milioni di morti mentre i sopravvissuti non avevano un luogo dove andare.
Arrigo Petacco in Nazisti in fuga (Mondadori, Milano, I edizione, ottobre 2014) ci presenta una particolare visione degli eventi del dopo guerra. L’abilità dello storico sta nella grande capacità divulgativa e nel saper presentare avvenimenti, fatti, dati, studi con semplicità.
Per la tesi del libro l’autore ci racconta in parallelo, sia la storia dei carnefici nazisti, sia delle vittime ebree. Appena finita la guerra, entrambi iniziarono una diaspora, una fuga. I cammini segreti erano molto vicini e a volte utilizzavano gli stessi canali.
Oltre cinquemila militari e gerarchi tedeschi fuggirono dall’Europa occupata per andarsene in Sud America o in Medio Oriente.
Contemporaneamente il viaggio degli ebrei era emigrare in Palestina. Lo stato di Israele non era ancora nato.
Su questo interessante parallelismo, il libro ci descrive – con precisione e arricchendolo di dettagli poco famosi – tanti episodi, ma soprattutto ci racconta di uomini veri, reali i quali avevano perso tutto, ma non il desiderio di riprendersi e di continuare la loro battaglia.
I porti di partenza erano italiani: La Spezia per gli ebrei, Genova per i nazisti.
Gli ebrei erano organizzati da Haganàh e muovevano uomini e acquistavano navi.
A Genova invece, attraverso la ratline, la via di fuga era quella dei conventi, attraverso la quale scapparono i nazisti sopravvissuti e non processati a Norimberga.
Petacco pone l’attenzione sulle difficoltà nell’organizzare questi trasferimenti di persone, con addirittura una tremenda precisazione:
“… mentre la Royal Navy cercava di arginare anche con la forza l’esodo ebraico verso la Palestina, i criminali nazisti riuscivano invece, con minori difficoltà, a trovare scampo nei Paesi arabi e nel Sudamerica.” (Pag. 87)
Come riuscirono a fuggire i nazisti?
Petacco ci narra di un’organizzazione perfetta, già predisposta prima della fine della guerra, con utilizzo di vie di fuga già prestabilite, uomini già dislocati nei posti giusti, e soprattutto paesi e leader ben felici ad accoglierli:
“… così numerosi da far supporre che non si trattasse di fughe individuali e disperate, ma della realizzazione di un piano precedentemente disposto.” (Pag. 42)
Il piano fu approntato in una riunione segreta a Strasburgo, all’Hotel Maison Rouge durante la guerra. Uomini importanti del nazismo e della Germania avevano capito, le speranze di vittoria erano rimaste poche e perciò prepararono un progetto di fuga, spostando tanti soldi all’estero.
La collaborazione maggiore arrivò dall’Argentina, il presidente Peron era ben disposto ad accoglierli. Determinante fu l’aiuto della chiesa, nel caos dell’Europa, era rimasta forse l’unica struttura ben organizzata e con una gerarchia intatta. Era inoltre in grado di fornire rifugi sicuri, uomini fidati e travestimenti ineguagliabili.
E qui, lo storico ci presenta l’aspetto più appariscente e goloso: l’organizzazione Odessa - Organisation der ehemaligen-SS-Ange-hörigen – organizzazione degli ex appartenenti alle SS. Secondo Petacco fu quest’organismo ad allestire la fuga ordinata di migliaia di ricercati, in mezzo a divisione dell’esercito americano e inglese, i quali controllavano interamente il territorio tedesco e italiano. Senza dimenticare, la presenza armata di gruppi di partigiani, i quali collaboravano attivamente per ripristinare una struttura governativa.
La parte più intrigante è una domanda spontanea.
Che fine ha fatto Odessa? Che è rimasto della struttura? Che fine hanno fatto suoi tanti soldi? Secondo Simon Wiesenthal, avevano – nientemeno - un patrimonio di circa quattro miliardi di marchi d’oro dell’epoca.
Petacco non lo dice o almeno non lo conferma esplicitamente.
Però ci parla della fuga, nel giorno di ferragosto del 1977, del tenente colonello delle SS Herbert Kappler, dall’ospedale militare del Celio a Roma, nascosto comicamente in una valigia.
Una fuga così strana poteva accadere senza un aiuto, un appoggio di una struttura organizzata?
Forse nel 1977 – trenta tre anni dopo la sconfitta dei tedeschi - Odessa era ancora in vita?
Odessa mantenne un segreto impenetrabile, nessuno ancor oggi conosce qualcosa di più sostanzioso, nessuno sa chi sono i partecipanti, i fiancheggiatori, la mente, la gerarchia, la sede e dove sono i suoi miliardi.
Arrigo Petacco in tanti capitoli scrive dei gerarchi nazisti, scrutando nei particolari della loro storia, con peculiarità interessanti e sfumature umane diverse.
Con Heinrich Himmler si dilunga sulla formazione della Gestapo e delle SS: la purezza della razza richiesta per entrare nelle SS, un albero genealogico limpido fino al 1750, il gruppo sanguineo tatuato sul braccio, i ritiri spirituali nel castello di Wewelsburg.
Himmler serve per iniziare la caccia al tesoro. Un patrimonio, presunto, ma spesso reale celato dai nazisti. Fu nascosto, perso, in alcuni casi salvato e inviato all’estero proprio per finanziare la fuga.
Divertenti sono le avventure dei cacciatori di tesori, alcune serie altre ingenue.
Josef Mengele, lo spietato dottore dei lager, è la ragione per parlare della pulizia etnica dei nazisti. E non solo. C’è la pulizia etnica propugnata da chi si dichiara antinazista. Come i fautori dell’eugenetica nella ricca, civile e socialdemocratica Svezia:
“Nella socialdemocratica Svezia la sterilizzazione degli essere umani di «serie B», era imposta dalla legge e fra il 1935 e il… 1975, quando finalmente quella legge fu abolita, erano state sterilizzate sessantamila persone, per il 95 per cento donne.” (Pag. 94)
Ovvero il premio Nobel assegnato ai coniugi Gunnar e Alva Myrdal, teorici dell’eugenetica e famosi socialdemocratici svedesi.
C’è pure il capitolo malizioso. È quello su Albert Speer e la sottintesa omosessualità del rapporto con Hitler.
Si parla degli uomini più vicini a Hitler: “… oltre che per me e per Mussolini, Hitler nutriva un affetto particolare per il suo autista Julius Schreck. Teneva addirittura il suo ritratto sulla sua scrivania accanto a quello della madre.” (Pag. 166)
Quando arriva ai nazisti fuggiti in Medio Oriente, qualcosa di più chiaro e attuale si avverte.
“La Siria si dimostrò altrettanto ospitale dell’Argentina nei confronti dei criminali nazisti. I siriani consideravano i nazisti spiritualmente fratelli perché accomunati dall’odio contro gli ebrei.” (Pag. 127)
Si arriva alla fine.
Gli ebrei sono fuggiti in Palestina. Nel 1948 fu proclamato lo stato di Israele. Ma dei nazisti e delle loro idee che è successo? E l’organizzazione Odessa è ancora attiva? Quali sono gli scopi attuali, poiché i nazisti della guerra sono tutti morti?
Arrigo Petacco, come storico attento al passato, ma anche al presente arriva alla conclusione:
“Ma quanto è accaduto in Germania, e sta ancora accadendo nel Medio Oriente, non basta tuttavia a spiegare il permanere della latente ostilità nei confronti degli ebrei che si riscontra anche nei paesi estranei al conflitto arabo-israeliano. Malgrado le tante prove dei crimini che ha provocato, lo spettro dell’antisemitismo continua…” (Pag. 171)
I nazisti saranno morti, ma il nazismo permane. Nel tempo si è evoluto. Si è adeguato alle mode, ai tempi. Ha eliminato le scorie inutili. Perciò come dei camaleonti, hanno mutato perfino il colore, ridipingendo certe tendenza della loro politica. Apertamente si professano antifascisti, antinazisti, antirazzisti, ma le loro idee coincidono con quelle dei nazisti.
Basta osservare l’antisemitismo ritornato in Europa ai livelli pre seconda guerra mondiale.
O gli aspetti nefasti della pulizia umana, com’era Aktion T4. Chi non è perfetto, o chi si presume possa nascere non perfetto è eliminabile per legge.
Non sono le ricerche di Mengele? Siamo sicuri che non siano ritornate?
Ecco i nazisti di ieri e di oggi, cavalcano le stesse idee, le stesse finalità, anche se il cavallo da nero è diventato bianco o rosso.
Sono fuggiti gli uomini ma si sono portati con loro un substrato di retaggi culturali arrivati vivi e vegeti ai giorni d’oggi.
Ma agli occhi attenti, alle letture libere, ai pensieri onesti, i trasformismi non attecchiscono.
È un libro chiaro, deciso, i parallelismi sono fondamentali. La scrittura è semplice, pulita, onesta. Se conosce i fatti, li racconta altrimenti afferma di non sapere, al massimo racconta un’opinione esprimendola sinceramente.
Certo, si diverte con una pletora dei tre puntini sospesivi, è un gioco per l’autore al quale mi adeguo silenziosamente.
Nazisti in fuga
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