Negli occhi di chi guarda di Marco Malvaldi

Esistono gialli che sono un esercizio per la mente; ne esistono altri che sembrano uno stradario dell’anima. Negli occhi di chi guarda di Marco Malvaldi (Sellerio, 2017) è un percorso a ostacoli per il cervello, una cinica e imperdibile disamina della (tragi)Commedia Umana, ma soprattutto è un thriller di rara qualità.

Piergiorgio Pazzi è un genetista brillante con due grandi passioni: la maratona e Margherita, dinamica filologa dagli occhi violetti e dalle curve strepitose. Proprio lei lo invita a Poggio alle Ghiande, per dirimere una questione che agita i due anziani proprietari: i fratelli gemelli Alfredo e Zeno Cavalcanti.
I due, sul punto di decidere se vendere o meno la tenuta di famiglia a una holding cinese, hanno bisogno che un esperto determini chi di loro ha maggiori aspettative di vita e, proprio per questo, diritto di scegliere le sorti del podere.
Ma come in una scatola cinese (neanche a farlo apposta) la tenuta in Maremma si scompone in una decina di trame personali incastrate l’una nell’altra, tra tombe etrusche, polacchi superstiziosi con la mania della varechina, contadini fuori di testa e un’introvabile opera del pittore Ligabue.

Malvaldi ha un’ottima penna, è un chimico appassionato e che ama la propria materia, ma soprattutto ha la vocazione di intrattenere e divertire, modulando i registri in un costante cortocircuito in cui la voce narrante entra ed esce da ogni personaggio.
Ai residenti nel podere non resta quindi che trasformarsi, dopo gli inattesi delitti che sono la miccia (letterale) della vicenda, in dieci piccoli indiani: la diffidenza reciproca diventa pura umanità, evadendo dal semplice artificio narrativo.