Nei Grandi Boschi del Wisconsin. La casa nella prateria di Laura Ingalls Wilder

“Nei Grandi Boschi del Wisconsin. La casa nella prateria” (Gallucci 2018, titolo originale Little House in the Big Woods, traduzione di Paola Mazzarelli) di Laura Elizabeth Ingalls Wilder (Pepin, 7 febbraio 1867-Mansfield, 10 febbraio 1957), è il prequel edito nel 1932 della fortunata serie per ragazzi “Little House on the Prairie”. “La piccola casa nella prateria”, che l’autrice statunitense trasse dalle sue memorie e dalla quale nacque la celebre serie televisiva, amata da generazioni in tutto il mondo, è in corso di pubblicazione dalla casa editrice romana per la prima volta in lingua italiana.

C’era una volta, tanti anni fa, una bambina che viveva nei Grandi Boschi del Wisconsin, in una casettina grigia tutta fatta di tronchi d’albero.

Intorno alla casettina grigia c’erano solo gli immensi alberi scuri dei Grandi Boschi, nessuna casa, nessuna strada, solo alberi e gli animali selvatici che ci abitavano in mezzo. Lupi, orsi, giganteschi gatti selvatici, cervi, volpi e lungo il corso dei fiumi dimoravano topi muschiati, visoni e lontre. Per Laura Ingalls esisteva solo la casetta, dove abitava con il papà Charles, la mamma Caroline, la sorella Mary e Carrie, l’ultima nata. Nello spiazzo davanti casa c’erano due querce ed era da lì che iniziava il mondo di Laura, l’osservazione della natura da parte di una bambina perspicace e intelligente.
L’inverno stava per arrivare: le giornate si facevano sempre più corte e di notte il ghiaccio si arrampicava sui vetri delle finestre, tra pochi giorni avrebbe iniziato a nevicare, la casettina grigia sarebbe stata quasi sepolta dalla neve e laghi e fiumi sarebbero ghiacciati. Gli animali se ne stavano rintanati nelle loro tane, cacciare un animale per il sostentamento della famiglia, diventava ancor più difficile per Charles Ingalls, occorreva immagazzinare nella casetta quanto più cibo possibile prima che arrivasse l’inverno. Charles era intraprendente, la figlia Laura aveva ripreso da lui, il capofamiglia aveva cacciato alcuni cervi e li aveva scuoiati, un altro giorno Pà era partito prima dell’alba ed era tornato alla sera con il carro pieno zeppo di pesci. Inoltre c’era il maiale da far ingrassare prima che la bestia con la sua carne contribuisse a sfamare tutta la famiglia Ingalls. Adesso sì che la casetta era piena di cose buone da mangiare messe via per l’inverno. Fuori faceva troppo freddo, allora Mary e Laura giocavano dentro casa, nel sottotetto, dove le grosse zucche, tonde e colorate, fungevano da sedie e tavolini. Fuori il vento urlava e tutto era freddo e brullo, ma lassù in mezzo alle zucche, dove giocavano Mary e Laura, tutto era calmo e caldo. Ma il momento più bello della giornata era la sera dopo cena quando Pà suonava il violino e dopo raccontava loro delle storie.

C’era una volta un uomo che aveva un gatto grosso e un gatto piccolo.

Laura Ingalls aveva solo quattro anni quando suo padre decise di lasciare il Wisconsin per iniziare una nuova vita nei territori messi a disposizione dei coloni dal territorio americano. In queste pagine, l’autrice rievoca la vita della famiglia Ingalls prima di quell’epico viaggio, spinti dallo spirito pionieristico di Charles Ingalls, dalla grande fiducia in se stesso. Il pregio di sua figlia Laura, che fu una studentessa brillante, nonostante i lunghi soggiorni in zone isolate e prive di scuole, è stato quello di aver mostrato al lettore un’America diversa, il Grande Paese fatto di fattorie isolate, piccole città e sconfinati paesaggi rurali. Quando si leggono i volumi della saga letteraria “Little House”, ci s’immerge in un universo fatto di buoni sentimenti e di coraggio, dove prevalgono valori fondamentali oggigiorno caduti ahimè in disuso quali il rispetto reciproco, l’amicizia disinteressata e la solidarietà.

Un giorno, dal bosco arrivò zio Henry a cavallo. Era venuto ad aiutare papà a macellare il maiale.