Nel nome dello Zio
- Autore: Stefano Piedimonte
- Casa editrice: Guanda
- Anno di pubblicazione: 2012
Il giornalista napoletano Stefano Piedimonte, specializzato in cronaca nera, pubblica a settembre 2012 con Guanda questo interessante romanzo di camorra, che tuttavia non assomiglia a quello di Saviano: la storia che ci racconta, infatti, è tutta incentrata sulla sottocultura che permea il mondo della malavita napoletana. L’autore mette al suo centro un boss chiamato “Zio”, feroce ed indiscusso capo della camorra, a cui tutti si sottomettono con sacrosanto terrore, ma che verrà tradito da un “vizietto” noto a tutta la rete dei suoi affiliati: non perde una puntata del Grande Fratello, di cui è totalmente preda. Già questo spunto narrativo rende l’intero romanzo ironico e al limite del grottesco.
Anthony, un giovane pusher lampadato e plagiato dallo stile neomelodico di cui si sente un epigono, viene reclutato da Peppino o’ fetente, un capozona grasso e sporco che lo tiene in pugno, violento quanto basta per costringerlo a diventare un concorrente della nuova serie del Grande Fratello: infatti l’imprendibile Zio è stato tradito ed ora è costretto a nascondersi con sua moglie Gessica (con la G!) in un luogo sconosciuto. I suoi sodali, dai nomi improbabili, (Spic e Span, Bruciulì…) decidono che solo attraverso la presenza di un loro fido nella Casa dello show di Canale 5 riusciranno a comunicare al boss il nome di chi l’ha tradito. Per questo il povero Anthony deve subire una formazione accelerata che lo trasformi da un qualunque povero Cristo in un utile idiota capace di diventare un “caso” che lo renda così interessante da sbaragliare agguerriti concorrenti che aspirano a partecipare allo spettacolo. Eccolo imparare a ballare, cantare, leggere libri di poesia che è costretto a memorizzare, fare piroette, raccontare enormi balle, minacciato continuamente dal suo aguzzino, che spera, al ritorno dello Zio, di riceverne ringraziamenti e una promozione.
Tutto il racconto dei personaggi che gravitano intorno al mondo virtuale della Casa e dei meccanismi che ne decretano il successo o la sconfitta ci dicono di un mondo ancora peggiore, se possibile, di quello della malavita. La violenza, la sopraffazione, la falsità, il prendersi gioco di persone e sentimenti sono la regola base su cui viene costruito lo spettacolo in nome dell’audience e dello share. Il boss malavitoso che non esita ad uccidere, rapinare, taglieggiare, eliminare avversari appare inerme di fronte al fascino della presentatrice dello show, la volitiva Gemma Salieri, che sarà l’inizio della sua definitiva rovina.
Il mondo della Tv si mostra pericoloso e violento tanto quanto quello della camorra, di cui sembra condividere sistemi e regole. Un dialogo tra la milanese addetta stampa del Grande Fratello e un giornalista di cronaca (che ha intuito il marcio nella presenza di Anthony, riconosciuto come piccolo spacciatore dei Quartieri Spagnoli) ci descrive un duello feroce fatto di ricatti e intimidazioni, anche se mascherato dal bon ton che si addice ad una grande azienda di comunicazione.
Non riveliamo il finale, ricco di colpi di scena, di un romanzo originale e molto godibile: una scrittura colta e fluida lo rende una lettura piacevole e molto interessante, capace di illuminare scorci sconosciuti di un mondo degradato in cui poliziotti e giudici combattono le loro battaglie quotidiane e di cui la pubblica opinione legge solo qualche frettoloso resoconto, a meno di qualche insperato successo, frutto di soffiate pagate con il denaro dei contribuenti. Aver individuato la somiglianza tra i due mondi, quello della tv spazzatura e quello della spazzatura tout court, è davvero un’idea intelligente e ancora una volta la letteratura, anche se di intrattenimento, diventa uno strumento di forte ed efficace denuncia sociale.
Nel nome dello Zio
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