Nel segno di Roma
- Autore: Douglas Jackson
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2017
Un’altra missione per Gaio Valerio Verre, valente tribuno delle legioni imperiali di Roma, nel I secolo dopo Cristo. Le pagine di apertura del nuovo romanzo storico di Douglas Jackson, “Nel segno di Roma” (Newton Compton Editore, novembre 2017, pp. 430, euro 7,50 , ebook euro 4,99), trovano il coraggioso ufficiale di scorta a un inviato di Galba, nemico giurato di Nerone.
Verre ignora lo scopo della missione del senatore Otone. Sa solo che il ricco patrizio è stato incaricato da Servio Sulpicio Galba, governatore della Spagna Tarragonese, di raggiungere Roma. Lì il potere dell’impopolare Nerone vacilla, fatto sta che a Galba riesce piuttosto difficile raccogliere forze sufficienti, perché per raggiungere la capitale dall’Iberia dovrebbe affrontare, strada facendo, numerosi reparti, in Gallia, forti e ancora fedeli all’imperatore. Un manipolo di lealisti, composto da ausiliari Germani, ha appena affrontato i venticinque agguerriti spagnoli che compongono la scorta al comando di Gaio Valerio. Nonostante il successo, questi dubita però che il suo drappello, piuttosto vistoso, possa filtrare inosservato tra le tante pattuglie imperiali in perlustrazione tra le Alpi galliche e Roma.
Nel quarto titolo della saga dedicatagli dallo scrittore scozzese, Valerio Verreno è in gran forma, nonostante la cicatrice che gli attraversa il volto e la mano di legno. Sono i regali della guerra a un veterano. Nei tre romanzi precedenti, tutti pubblicati da Newton Compton (“L’eroe di Roma”, 2012; “Combatti per Roma”, 2015 e “La vendetta di Roma”, 2016), l’abbiamo incontrato tribuno di prima nomina in Britannia, dove ha affrontato la ribellione di Boudicca, poi è stato messo da Nerone alle costole dell’apostolo Pietro ed ha infine giurato fedeltà al generale Corbulone, avversario in Oriente dell’imperatore.
Da allora, il crudele sovrano considera il pur giovane Verre un nemico, che si ritrova così suo malgrado ribelle al potere centrale. Nerone del resto si è meritato il suo odio a causa del trattamento riservato al bravo Corbulone. Ma Valerio resta sostanzialmente un combattente leale, diviso tra il desiderio di vendetta e la parte di sé alla quale ripugna l’idea di cospirare contro un erede di Cesare, il cui diritto di regnare discende direttamente dalla volontà degli dei. Non gli sfugge, comunque, che il figlio di Agrippina stia cadendo sempre più in basso. Con la sua condotta scellerata, sta colpevolmente avviando la sua stessa rovina, insistendo nel fare un pessimo uso dell’esercito, del Senato, del popolo romano.
Tornando al drappello, abbiamo visto che Verreno è ben consapevole che una trentina di uomini non potranno mai arrivare indenni dal Rodano all’Urbe. L’intera scorta non potrebbe mai assicurare ad Otone di arrivare a Roma, però due soli, i più capaci, poterebbero riuscirci. Andranno Valerio e il fedele liberto spagnolo Serpenzio, con due buone cavalcature.
Per questo, si fa spiegare dal patrizio il progetto di Galba e il piano del pretendente fa leva sull’isolamento di Nerone, che resta attaccato al potere col sostegno della sola guardia pretoriana. Basterebbe una spinta a farlo cadere: lo scopo della missione è convincere la guardia a darla. La chiave è Ninfidio Sabino, che divide il comando con Tigellino. Nei fatti, Verre deve raggiungere la villa di Sabino sul colle Esquilino, accreditarsi con un sigillo a conferma dell’identità di inviato e assicurare che Galba pagherà qualsiasi cifra per comprare la lealtà della guardia. Sarebbe pur sempre il prezzo di un impero.
Altri hanno tentato l’impresa nei mesi precedenti, ma non sono riusciti a portarla a termine. Valerio si avvia come sempre verso l’ignoto, ancora una volta incontro al suo destino.
All’orizzonte, in Palestina, spunta intanto la stella di un nuovo Cesare, il generale Tito Flavio Vespasiano.
La documentata competenza storica di Douglas Jackson accompagna come di consueto i lettori nel pieno di un periodo confuso delle vicende di Roma antica. Sullo sfondo delle scorribande leali e coraggiose di Verreno e Serpenzio si susseguono ascese e cadute di protagonisti della storia dell’Urbe. Nella storia e nel romanzo, tra il 68 e il 69 d.C. il trono capitolino cambia quattro volte padrone. È chiamato l’Anno dei quattro imperatori, anche se il periodo è durato diciotto mesi. A Nerone succede Galba, arrogante, anziano, testardo, avarissimo (si rifiutò di pagare la guardia pretoriana), tradito da Marco Salvio Otone - quel patrizio Otone - che lo sostituisce con le cattive. Strappa il potere con la forza ma senza avere quella delle armi dalla sua parte. Si scontra subito con Aulo Vitellio, un altro incapace di scegliere i collaboratori giusti, tanto più nelle situazioni di fedeltà fragili, caratteristiche di una guerra civile.
Prima della battaglia decisiva di Bedriaco, Aulo Vitellio preleva la spada di Giulio Cesare dal Tempio di Marte Ultore, per darsi un tono militare. Lo scontro lo conferma sul trono di Roma, mentre l’ex amico Valerio Verre fallisce la mediazione ed è bandito, spogliato degli averi e dei diritti. La sola strada per riaverli è unirsi all’insurrezione del nuovo contendente, Vespasiano il vecchio, confermandosi per questo sempre più un nemico di Roma.
Nel segno di Roma
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Noioso pedantemente descrittivo. Prima regola da non contravvenire sui romanzi storici ambientati in epoca romana: evitare scrittori anglofoni che generalmente leggono la storia di Roma attraverso i loro preconcetti è quasi mai la capiscono