Nella mia stanza
- Autore: Guillaume Dustan
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Castelvecchi
- Anno di pubblicazione: 2023
Chi scrive non riesce a ricordare se abbia mai letto prima di Nella mia stanza di Guillaume Dustan (Castelvecchi editore, 2023, trad. Francesco Leto), un romanzo dove non c’è nessuna donna protagonista, o meglio, non ci sono tracce di esseri umani femminili.
Un romanzo intero che ruota intorno a Guillaume e ai suoi amanti e amici omosessuali, nella Parigi del 1996, in cui le discoteche gay erano al massimo fulgore, come pure i bar e i cinema porno e a Parigi impazzava il “minitel”, un aggeggio che ti tiene informato se qualche gay della capitale ti ha cercato, come accade nel libro, ma nel frattempo permette anche di vedere dove si trova la banca più vicina, se ci sono ancora stanze libere in un albergo a Nizza e, complice l’anonimato, è un continuo profluvio di chat erotiche. Precursore del web, chiuse i battenti nel 2012, dopo trent’anni di utilizzo compulsivo.
Il protagonista Guillaume, che fa lo scrittore, potrebbe essere il protagonista reale del romanzo, ma si sa la letteratura è sempre finzione. Se non lo è, state per necessità leggendo dei documenti catastali.
Dunque, Guillaume si è appena mollato con Quentin, reo di aver fatto sesso più del compagno, anche se avevano messo in conto di tradirsi a vicenda. Quindi tutto il libro consiste nella ricerca di un nuovo compagno per Guillaume, che non sa vivere da solo, ha le paturnie, si potrebbe anche uccidere, mentre con questo nuovo uomo vorrebbe fare la “più grande scopata del secolo”.
Siamo nel 1996. In realtà Guillaume non scrive mai, percepisce la disoccupazione da un sacco di tempo, senza che gli sia necessario lavorare; basta dire che l’ultimo lavoro svolto ha fatto gli ha provocato pensieri suicidari, per cui è andato da uno psicologo che lo ha indirizzato da uno psichiatra.
Nel frattempo si sveglia alle due del pomeriggio, mangia pochissimo, va in palestra, dove sostanzialmente chiacchiera, e la sera finisce con la preparazione dei vestiti da indossare, impegnato in questo difficile compito - perché solo i falliti e i brutti restano a casa, loro “splendidi” escono tutte le sere, anche se muore la madre o un parente. Si va alla veglia e poi si raggiunge Pigalle con i vestiti riposti in una busta.
Il prossimo compagno non deve assolutamente essere “femminile”, ma palestrato e di aspetto non torvo, da killer moscovita.
Nella prima discoteca Guillaume conosce tutti, è le Palace, e tutti i gay e non solo sono stati a letto con lui. È più facile dire con chi Guillaume non è stato a letto.
In questo libro il sesso viene analizzato, raccontato fin nei più piccoli particolari, ed è una scelta stilistica, soprattutto da quando il protagonista sa di essere sieropositivo, che a fine millennio fa ancora paura, anche se c’è qualche medicina in più e il sesso - anche quello più acrobatico - si fa con il preservativo.
Se qualche amico ha delle macchie strane o sta dimagrendo senza motivo lo si accompagna a fare le analisi. Alla fine la comunità gay parigina, si stringe al nuovo sieropositivo, a quello che è stato lasciato, a quello che vuole dirlo ai genitori ma non ne ha la forza.
Sono passati trent’anni dalla pubblicazione di questo libro e fortunatamente scoprire di essere sieropositivo oggi non è una condanna. E non è una condanna neppure starsene a casa a vedere un film. Perché poi la vita è più semplice che stare in una discoteca gay a Pigalle, dove si assumono acidi e si beve un sacco di vodka.
C’è un nuovo ragazzo che viene da fuori Parigi e prima non aveva il coraggio di andare in discoteca: è il povero Stéphane, che trova gli occhi di Guillaume ed è fatta. Il nuovo compagno scalza il vecchio. Stéphane deve per i primi tempi, ascoltare tutto quello che gli dice Guillaume sul sesso, su qualsiasi accessorio da sexy shop, ma Stéphane che ha un lavoro e si sveglia alla sette del mattino ha dettato la sua condizione: con Guillaume va in discoteca e poi a fare il giro dei gay bar solo il venerdì dopo il lavoro, sabato e domenica. Stéphane sa che Guillaume lo tradisce tutte le sere, ma non importa, se non altro sembra sopportabile solo all’inizio.
In realtà questo libro, che sembra una discesa agli Inferi, ha momenti di tenerezza che non ti aspetti, ma c’è questo maledetto vuoto interiore che non se ne vuole andare. Se il protagonista principale del libro esce tutte le sere è perché ha paura di affrontare la solitudine e, al contempo, ha paura dell’intimità.
La verità è che Guillaume è furioso con sé stesso per il suo orientamento sessuale, non lo ha scelto e si odia per questo. Non tutti gli amici servono ad aumentare la serotonina. Alcuni portano scritto da qualche parte che vogliono “morire” piuttosto che accettare le medicine o una vita più sana, basta non dirlo troppo in giro.
Ci sono in questo libro di Guillaume Dustan dei momenti di tenerezza, di confessioni che non si dovevano fare e si sono fatte, si parla d’amore sottotraccia; il che lo rende un libro importante e bello, ma “pauroso” come lo è la vita.
Nella mia stanza
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