Nelle profondità del lago
- Autore: S.K. Tremayne
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Garzanti
- Anno di pubblicazione: 2020
Un thriller a tinte scure, che scivola nelle profondità dell’animo umano, nei pensieri più segreti, anche quelli rimossi. L’oscurità è una cappa — più intrigante che opprimente — in un romanzo ambientato per certi tratti nelle brughiere del Devonshire. La Cornovaglia è spettacolare e tuttavia nasconde qualcosa di spettrale, nelle giornate grigie. Nelle profondità del lago è un ottimo lavoro del giornalista e scrittore britannico Sean Thomas, che firma i suoi titoli più recenti S. K. Tremayne. Pubblicato da Garzanti nella traduzione dall’inglese di Claudia Marseguerra, è uscito in prima italiana nel 2020 e ora nella versione pocket della collana Elefanti bestseller (336 pagine).
Figlio d’arte, il padre è il poeta e narratore Donald Michael Thomas, Sean ha cinquantanove anni, è originario del Devon e vive a nord di Londra. Vanta ben più di una decina di romanzi, firmati col nome e cognome e in parte come Tom Knox, noir questi ultimi a sfondo archeologico e di cospirazione religiosa. Quasi un terzo della sua produzione appare con in copertina il nuovo alias, che deriva dal cognome della nonna. Le iniziali S. K. non chiariscono se sia opera di un uomo o di una donna, una neutralità cercata, che serve a eludere preconcetti errati sul genere dell’autore e a confondere le aspettative. Anche sul contenuto del libro: da Sean Thomas i lettori sarebbero portati ad attendersi un lavoro di tipo letterario, da Tom Knox una storia alla Dan Brown. Chi si accosta a Tremayne può pensare correttamente di accedere a una vicenda claustrofobica, psicologica, introspettiva, come la considera l’autore stesso, non statica però, aggiungiamo e narrata in modo fluido.
Dunque, dopo La gemella silenziosa e Il bambino bugiardo, editi entrambi negli Elefanti Garzanti nel 2016 e nel 2018, S. K. ci accompagna nelle lande del Dartmoor, a dicembre. Il ghiaccio sta tormentando da giorni il terreno acido, coprendo a specchio gli alberi contorti, gelando i sentieri e costringendo la gente al chiuso. Il posto e lo scenario sono quelli che sono...
Trasformata in una pista di pattinaggio, la strada già precaria che costeggia il bacino idrico ha tradito Kath, di rientro a casa dal posto del lavoro nell’ufficio turistico del Parco Nazionale. Per quanta attenzione ci abbia messo e per quanto potesse andare piano, si è ritrovata nell’acqua gorgogliante all’interno dell’auto, con il piede spinto inutilmente sul freno.
Lo scrittore britannico è straordinariamente bravo nel descrivere i momenti di lucida accettazione della sorte, da parte della trentasettenne moglie e madre.
Scivolando “dentro le acque in attesa”, prova uno strano senso di inevitabilità, come se il suo destino fosse dalla nascita morire all’improvviso, intrappolata in un abitacolo, annegata dal liquido gelido nei polmoni, congelata dalle acque scure profonde.
Invece è sopravvissuta. Ha lottato e nuotato. Ce l’ha fatta, chissà come. Si è risvegliata in ospedale. I ricordi sono ancora a brandelli, ma ritornano progressivamente e il corpo sta guarendo, i lividi sul viso sono quasi scomparsi.
Kath riflette sulle sue “benedizioni”, il marito e la figlia. Vivono in affitto in un casolare di granito, Huckerby Farm, costruito forse seicento anni fa e isolato nell’alta brughiera, a un miglio dalla casa abitata più vicina e cinque a sud di Princetown. Certo, non fa l’archeologa, come sperava quando si è laureata e non scrive poesie, come avrebbe voluto, conduce una vita semplice e appartata, che i colleghi dell’università disprezzerebbero.
Sente di apprezzare “questa lontananza selvaggia”, i cieli stellati profondi e il silenzio ancora più profondo che circonda la loro figlia, i loro cani, Felix e Randal r il marito, Adam, che ama. Potrebbe passare per un uomo dieci anni più giovane, ancora molto affascinante a trentotto anni, con gli occhi azzurri intensi e i capelli corvini. Non guadagna molto come ranger del Parco Nazionale, ma è legato al territorio in cui è nato e al suo mestiere.
Kath ama alla follia anche Lyla, la sua bimba di nove anni. È diversa dalle altre, gioca sempre da sola, al massimo con i cani, che forse preferisce a qualsiasi essere umano. Ma è semplicemente sé stessa, con il suo essere fragile, eccentrica, buffa, dolce e adorabile. Quanti ragazzini passerebbero una mattinata gelida a disporre in ordine uccellini morti? Certe volte li compone in file e cerchi, altre lo fa con le pietre, i rami, le bacche rosse lucide, qualsiasi piccolo oggetto. Li sistema secondo schemi precisi: esagoni, mandala, simboli intricati che solo lei capisce. Qualche volta non fa niente. Si ferma per ore, ad ascoltare una musica che non si sente, a guardare cose che non si vedono, a ricordare episodi di quando era molto piccola. Non conosce mezze misure nei movimenti: assolutamente immobile e silenziosissima oppure scatenata, come scossa da un’energia, agita le mani, annuisce, si dondola, parla parla parla. La chiamano iperlessia.
Mentre Kath cerca di riprendersi, la sua vita cambia intorno a lei, dapprima lentamente. Adam sembra allontanarsi, non fanno più l’amore come una volta, è sfuggente. Anche Lyla si comporta in un modo sempre più indecifrabile, le ripete ossessivamente di un “uomo della brughiera”...
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