Nemmeno Houdini
- Autore: Alessio Mussinelli
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2015
Fazi editore ha la capacità di pubblicare libri di giovani autori italiani assolutamente originali, ambientati nella provincia italiana, costruiti su personaggi imprevedibili, atmosfere fantasiose, ironia dissacrante: penso al romanzo di Cristina Guarducci, “Malefica luna d’agosto” e ora al secondo romanzo di Alessio Mussinelli, dopo “Nemmeno le galline” (2013), che prende anch’esso il titolo negativo “Nemmeno Houdini”.
Si parte dal 1938, in una lussuosa villa sul lago d’Iseo. La brutta, ricca e odiosa vedova Moranti è alla ricerca di un maggiordomo possibilmente ben fornito fisicamente, che dovrà svolgere mansioni di domestico ma anche soddisfare le voglie sessuali dell’insaziabile vecchia signora. Esperanto Barnelli, dal gran ciuffo nero e dai muscoli scolpiti, si fa assumere pronto ad ingannare e a derubare l’anziana un po’ incosciente, un po’ furba. Illusa di incontrare D’Annunzio, il suo mito, la Moranti si lascia raggirare dai vecchi giornali che il profittatore Esperanto le propone, ignorando che il vate è morto. Metello Patelli, detto il Bruttezza, musicista per hobby, sogna di fondare un’orchestrina con amici altrettanto improvvisati e di proporsi come intrattenitore nella locanda della Doris o maestro d’organo nella parrocchia. Tuttavia, il nuovo curato, appena giunto malvolentieri in paese, è contrario alla musica in chiesa e in nome di un conservatorismo irriducibile condanna ogni forma di novità costringendo i paesani a prediche terribili e scontentando tutti. Un falso prete, don Gigi, si sostituirà a don Fulvio creando consenso fra i parrocchiani, accettando la banda in chiesa, recitando parti della messa in italiano. La rivalità fra le diocesi, l’intervento ambiguo del vescovo, il ferimento di don Fulvio colpito da una mano della statua del Battista improvvisamente caduta sulla sua testa, la presenza del fondatore dei cantieri Riva, la celebre industria di motoscafi, del direttore della banca locale, di un meccanico creativo che sa copiare un’auto d’epoca servendosi di rottami sono momenti scoppiettanti della trama del romanzo pieno di colpi di scena, nella ricostruzione esemplare di una società della provincia lombarda a cavallo degli anni quaranta. Un linguaggio fiorito, espressivo, infarcito di forme dialettali fanno da cornice a storie imprevedibili che fanno pensare a Piero Chiara, non a caso citato nell’epigrafe, ma anche, forse, a certi personaggi manzoniani, perpetua del prete inclusa.
La vedova che sputa la dentiera, insoddisfatta delle prestazioni sessuali del giovane maggiordomo, i soprannomi ridicoli, il cagadiavoli, Nina delle Merde, il Borseggio, nomi di battesimo desueti, Archemio, Temistocle, Esperanto, contribuiscono a tenere la commedia sempre piena di ritmo narrativo fino all’inevitabile lieto fine, o quasi.
Nemmeno Houdini
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