A partire dalla metà del ’700, sulla scia del pensiero illuministico, in Europa si diffuse il Neoclassicismo, un movimento culturale che si proponeva il recupero e l’imitazione dell’arte classica antica, principalmente greca e romana. La corrente nacque in aperta contrapposizione al Barocco e al Rococò, di cui mal si sopportavano gli eccessi e la spettacolarizzazione. Il massimo teorico del Neoclassicismo fu l’archeologo, scrittore ed intellettuale tedesco Johann Joachim Winckelmann.
In occasione dell’anniversario della morte di Winckelmann, avvenuta l’8 giugno 1768, analizziamo le peculiarità del movimento e gli autori di letteratura che aderirono.
Le scoperte archeologiche e il primo impulso al Neoclassicismo
A contribuire in maniera considerevole alla nascita, allo sviluppo e alla diffusione del Neoclassicismo fu la scoperta delle città di Ercolano (1738) e Pompei (1748).
Completamente sommerse dalla lava del Vesuvio durante la catastrofica eruzione del 79 d.C., le due città riemersero in tutto il loro splendore suscitando meraviglia nel mondo, soprattutto negli amanti dell’arte.
La magnificenza senza tempo delle strutture architettoniche, così come quella delle statue, degli arredi e degli ornamenti riportati alla luce, dettero nuovo lustro alla classicità, che tornò ad essere vista come ideale assoluto di bellezza.
Il genio greco e romano assurse a modello di perfezione, cui l’arte contemporanea tutta, dalla letteratura alla scultura, passando per la pittura e l’architettura, doveva necessariamente guardare per aspirare ad avere valore.
Johann Joachim Winckelmann: chi era il più grande teorico del Neoclassicismo
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Prussiano nato a Stendal nel 1717, Johann Joachim Winckelmann è stato il massimo teorico del Neoclassicismo.
Le umili origini familiari non gli impedirono di coltivare la passione per l’arte, classica in special modo, e quindi di frequentare le migliori scuole europee dell’epoca, fino a divenire uno degli intellettuali di spicco del XVIII secolo.
Storico dell’arte, bibliotecario, archeologo e scrittore, nel 1755 Winckelmann pubblicò Pensieri sull’imitazione delle opere greche nella pittura e nella scultura, cui fece seguito, nel 1763 Storia dell’arte nell’antichità; entrambi i testi sono ritenuti alla base del movimento neoclassico.
La possibilità di trasferirsi a Roma per studiare dal vivo i capolavori che aveva sempre amato, l’esperienza al servizio del collezionista e mecenate Cardinale Albani, la visita ad Ercolano e Pompei, rafforzarono in Winckelmann la convinzione che la classicità greca e romana rappresentasse la più grande ed ineguagliabile espressione di bellezza, impossibile da raggiungere, ma alla quale bisognava necessariamente tendere.
Recensione del libro
Il bello nell’arte
di Johann Joachim Winckelmann
Armonia, senso delle proporzioni, semplicità, compostezza e pulizia delle linee divennero così i canoni a cui fare riferimento anche nella modernità.
Di Winckelmann ricordiamo infine l’importante contributo alla riscoperta dei monumenti di Paestum.
Lo studioso morì a Trieste l’8 giugno 1768, assassinato all’interno di una locanda per motivi ignoti. Il caso dell’omicidio di Winckelmann è stato affrontato nel saggio storico di Marina Petronio, pubblicato nel 2019:
Recensione del libro
Il caso Winckelmann
di Marina Petronio
I principi dell’arte neoclassica
Il concetto di arte neoclassica si basa essenzialmente su tre elementi:
- arte greca e romana come supremo modello di perfezione al quale tendere
- equilibrio delle composizioni
- rispetto delle proporzioni.
Il Neoclassicismo intende l’arte come scevra da sentimenti, passioni ed emozioni, considerandola piuttosto come raggiungimento della bellezza oggettiva e, in sostanza, come ornamento e diletto.
Eleganza e raffinatezza inoltre, spazzano via l’esuberanza barocca e rococò che aveva imperversato fino a quel momento.
I maggiori esponenti del Neoclassicismo nell’arte e in letteratura
I centri nevralgici dell’arte neoclassica furono Roma e Parigi.
Il veneto Antonio Canova (1757-1822) è stato il più grande scultore del periodo, mentre i francesi Jacques-Louis David (1748-1825) e il suo allievo Jean-Auguste-Dominique Ingres (1780-1867), sono considerati i maggiori pittori del Neoclassicismo.
In linea di massima, in letteratura il movimento ottenne risultati più modesti rispetto alle arti figurative, sebbene non siano mancati esponenti illustri anche in tale ambito.
In Italia l’apice venne raggiunto da Giuseppe Parini e Vittorio Alfieri, mentre Vincenzo Monti è stato ampiamente ridimensionato in seguito.
Merita un discorso a parte Ugo Foscolo.
Sebbene Le Grazie sia considerata l’opera italiana neoclassica più rappresentativa e nonostante il poeta di Zacinto si inquadri perfettamente nel movimento sia dal punto di vista cronologico che nelle intenzioni, la sua poetica caratterizzata da profondi e personalissimi tocchi di originalità, la spiritualità laica ma intimamente radicata e la passionalità caratteriale ed artistica, ci impongono di considerarlo un anticipatore di quel Romanticismo ormai prossimo ad affermarsi.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il Neoclassicismo in arte e letteratura: caratteristiche e autori principali
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