Nero Caravaggio
- Autore: Max e Francesco Morini
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2017
Ironici, irriverenti, innamorati della comicità intelligente, del poliziesco soft, più giallo che noir. Sedotti soprattutto da Roma. La Città Eterna li ha stregati e la narrativa diventa uno strumento per condividere con i lettori il fascino magnetico dell’Urbe secolare. Max Morini e Francesco Morini sono fratelli, dirigono da dieci anni L’Accademia del Comico nella capitale e sono gli autori di un romanzo frizzante, divertente, originale: “Nero Caravaggio”, uscito a marzo 2017 nella collana GialloItalia delle edizioni romane Newton Compton (pp. 256, euro 9,90).
Voce narrante è Fango, cervello pensante il libraio detective Ettore Misericordia, mente geniale, carattere scontroso. Anche per questo li hanno chiamati lo Sherlock Holmes e il dott. Watson italiani. Accostamento senza dubbio giustificato ma qualche volta finisce per risultare fin troppo stretto: perbacco, sono Misericordia e Fango, si sentirà parlare di loro.
Ettore è un quarantenne magro, alto e dinoccolato, volto sempre pallido da intellettuale (peccato il nasone!), capelli biondo cenere arruffati, basettoni e un aspetto da chansonnier francese che “acchiappa” tanto il gentil sesso. È proprietario di una storica libreria antiquaria, in via San Giovanni Decollato, una viuzza stretta e poco frequentata dietro e sopra la Bocca della Verità, tra i rioni Campitelli e Ripa, nella zona del Velabro, tra i colli Palatino, Aventino e Campidoglio.
Non si è mai laureato ma è più colto di un magnifico rettore e nutre una passione senza confini per i gialli d’autore. Adora Roma, vive in simbiosi con la città, la conosce come nessuno, ma la divide solo con chi lo merita.
Uno è Fango, suo dipendente, scoperto e assunto in quanto bravo ma incompreso scrittore di polizieschi (sebbene ultimamente abbia strappato la terza piazza in un concorso letterario, bontà della giuria). Il soprannome gli è rimasto dagli anni del liceo, appioppato per il suo modo di vestire trasandato e sporchetto, da militante della contestazione settantasettina.
Proprio come Sherlock Holmes ha il suo Lestrade, qui c’è il milanese ispettore Ceratti, della Squadra Omicidi della Questura romana, gigante sessantenne di oltre un metro e novanta. Dietro i baffi asburgici, il temperamento collerico, le ramanzine facili, nasconde un cuore sensibile e romantico, oltre a tanto amore per la città dei sette colli. In cambio di pile di libri sull’Urbe, consente a Misericordia di affiancarlo fuori protocollo nelle indagini. E il Capo - come lo chiama Fango - a volte si allarga, impegnandosi in inchieste parallele ancora più irrituali.
Considerata la vena umoristica che distingue la scrittura dei Morini Brothers, il rapporto tra Ceratti e il libraio è tutto da sorridere. Due dal carattere tenero sotto la scorza dura, l’ispettore burbero e il libraio misantropo (è che prima di vedere le persone intravede le loro debolezze). Continue scaramucce, sembrano Gianni e Pinotto, si rivelano una coppia spalla-comico straordinaria, sicuramente avrebbero conquistato il pubblico finanche ai tempi difficili dell’avanspettacolo.
Il primo morto del primo titolo della prima indagine di Misericordia e Fango lo troviamo nella prima cappella a sinistra della Chiesa di Piazza Sant’Agostino, dalle parti di Piazza Navona. Bellissima la facciata quattrocentesca di Leon Battista Alberti, rivestita da lastroni di travertino “presi in prestito” dal Colosseo.
Ecco perciò un esempio dello stile di Max Morini e Francesco Morini: tanta geografia romana, una puntuale toponomastica cittadina, un baedecker di bellezze artistiche notizie e curiosità storiche, un’occhiata alle tecniche di polizia e parecchio mistero. Oltre alla velocità divertita e divertente di una scrittura da Gran Premio degli autori.
Il defunto è ai piedi della Madonna di Loreto, mirabile dipinto del Caravaggio, detta anche la Madonna dei Pellegrini e certo non è stato ucciso da un ladro o un balordo. Nessuno gli ha sottratto portafoglio, banconote, tre carte di credito, un bancomat, la carta d’identità. Paolo Moretti, nato a Roma nel 1960, coniugato, residente in corso Trieste, un cinquantaseienne elegante e ben curato. Viveva con la moglie, senza figli.
Lo hanno colpito alle spalle, con un oggetto metallico appuntito, che gli ha perforato il polmone sinistro.
L’arma del delitto è a terra, agli agenti sembra un aggeggio da dentista. È Misericordia a chiarire l’origine, mettendo a frutto le sue conoscenze enciclopediche. Sul metallo c’è un nome, Dasser, inciso accanto a un numero di serie. È quello di una storica azienda francese che produce articoli per le Belle Arti. Si tratta di una puntasecca, uno strumento da incisione per acqueforti, calcografie.
Se a questo punto, invece di guardare il povero assassinato ci si mettesse a fissare il Capo, lo si vedrebbe tormentarsi il basettone sinistro con l’anulare. Vuol dire che ha cominciato a indagare.
Il giallo di Max Morini e Francesco Morini è solo all’inizio, ma avrà già fatto presa irresistibilmente sui lettori.
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