Nero ananas
- Autore: Valerio Aiolli
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Voland
- Anno di pubblicazione: 2019
La prima cosa di rilievo di questo “Nero ananas” (Valerio Aiolli, Voland, 2019) è la scrittura. Una scrittura che incide, come la storia (le storie) che racconta. La seconda è il movente: soggettivizzare attraverso focus sfaccettati il quadriennio italiano 1969-1973. Quattro anni prodromi, cominciamento e cuore del decennio di piombo, per intenderci. Sotto questo aspetto “Nero ananas” vale tanto quanto un saggio sul tema, e non dico per dire.
Dal “botto” di Piazza Fontana (12 dicembre 1969) al “botto” della questura di Milano (17 maggio 1973), la stagione a mano armata dell’ex Bel Paese trapela tra le pagine nella sua esclation quotidiana. Tra testo e sotto-testo, citazione e pura evocazione, accadimenti e personaggi “storici” (Valpreda, Calabresi, Pinelli, Feltrinelli, Junio Borghese, Giovanni Leone, per dirne alcuni) dividono la scena con altri (fatti e personaggi) di plausibile fantasia, senza che si avvertano crasi narrative.
Nel plumbeo romanzo di Valerio Aiolli non troverete, inoltre, nessuno dei cliché in cui scivola spesso la bibliografia romanzata sul tema. Niente brigatisti che conversano tra loro assecondando gli stereotipi della militanza dell’epoca, oppure poliziotti dalle maniere spicce come Maurizio Merli nei poliziotteschi all’italiana e nemmeno ambiti scopertamente-strumentalmente noir in cui farli muovere.
Il terzo merito di “Nero ananas” è che ha l’aria del racconto di formazione (esistenziale, politica, sentimentale), la sfoggia nuda e cruda, senza palesi o reconditi pistolotti a seguito. “Nero ananas” non è un romanzo didascalico: richiami a oggetti, fatti, persino trasmissioni tv degli anni Settanta, se spiegano, spiegano meglio di situazioni e/o dialoghi di circostanza. L’Italia nera di “Nero ananas” è l’Italia reale delle trame occulte. Della violenza politica. Delle stragi fasciste supervisionate dai servizi segreti americani. Dei “rossi”, dei “neri”, dei cani sciolti. Di Ordine Nuovo. Dei cattivi maestri. Di burattini e burattinai. Di politici (finto) devoti al punto da essere detti “Pio” e “Santo”. Di sociopatici. E di sbandati, più che anarco-individualisti. È l’Italia della strategia della tensione, in obbligo alla millantata paura del "pericolo rosso". Eclatante - al piombo o all’esplosivo al plastico - o sotterranea, questa è storia italiana, non fantasia. Una storia vera di vite vere al cospetto della Storia, che Valerio Aiolli restituisce magistralmente sulla pagine, attraverso una scrittura dialettica, cangiante, per via dei ritmi diversi e delle diverse soluzioni narrative, che impone alla trama. Ne scaturisce un romanzo da non perdere. Per taglio, passo, omogeneità e tensione interne, credibilità di contesti e personaggi. Uno dei romanzi più credibili sugli anni di piombo che mi è capitato di leggere.
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