Nessuno vorrebbe rinascere. Da Leopardi alla storia di un’idea tra antichi e moderni
- Autore: Stefano Brogi
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2012
“Molti infatti sono tormentati dall’idea della morte solo perché considerano le cose piacevoli che lasciano qui (…) Ma va aperto anche l’altro occhio, per vedere quanti più mali che beni si lasciano in questo mondo, e quante disgrazie e amarezze siano mescolate anche alle cose che ci sembrano buone”.(Erasmo da Rotterdam).
“La nostra sorte è tale che nulla in noi è durevole eccetto il dolore, nell’uno di più nell’altro di meno, tale comunque da permanere in tutti, così che i piaceri non sono null’altro che lenimenti del dolore. Questa è la natura dell’uomo”.
(Immanuel Kant)
Ne avete abbastanza? In caso contrario – se, cioè, la vostra vocazione non è quella dello struzzo che distoglie lo sguardo dal (non) senso autentico dell’esistere - addentratevi tra le pagine di “Nessuno vorrebbe rinascere”, e di estratti di siffatta natura ne troverete quanti ne vorrete, peraltro in forma e in sostanza di gran lunga più compiute. Il primo tentativo di sistematizzare il concetto di “nolo renasci” è dunque (finalmente) in libreria, condotto con “umiltà” (diverso spazio agli autori, nessuna autoreferenzialità) ma con mano ultra-sicura da Stefano Brogi (docente e ricercatore di Storia della Filosofia all’Università di Siena), che a partire dal leopardiano “Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggero” enuclea i nodi portanti dell’idea secondo la quale “nessuno vorrebbe rinascere”, se il presupposto fosse “riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male”, poiché “ciascuno è d’opinione che sia stato più o di più peso il male che gli è toccato, che il bene” (Giacomo Leopardi).
Come si apprende dalle pagine di Brogi, sbaglia di grosso chi ritiene questa accezione, prerogativa del solo Leopardi: il pessimismo cosmico è nato ben prima del pensatore di Recanati, ha attraversato i secoli e le declinazioni, caposaldo del pensiero filosofico di svariati autori, illuministi e metafisici, positivisti e trascendentali (da Cicerone a Hume, da Leibniz a Bayle, e potrei continuare ancora per diverse righe), alimentando un dibattito giocoforza in progress, poiché legato al mistero stesso dell’esistenza umana.
Il saggio di Brogi ricostruisce dunque la cronistoria del “nolo renasci” senza pretese esaustive, fungendo però da approfondimento storico/filosofico e, al contempo, da stimolo per non poche riflessioni. Come in certi film (o romanzi) dal finale aperto, i nodi, infine, saranno ben lungi dall’essere sciolti (e del resto come avrebbe potuto essere altrimenti?), si sarà piuttosto operato per la rimozione del “velo di Maya” su uno degli aspetti peculiari del nostro esser-ci per il dolore (se non del nostro kierkegaardiano “esser-ci per la morte”), al tempo in cui la categoria dell’“essere” ha smarrito la sua radice ontologica, venendo a coincidere sempre più spesso con il mero apparire. “Nessuno vorrebbe rinascere” - a dispetto di un titolo che suona persino un po’ pop - è una monografia densa e stratificata, adatta in special modo a chi fosse interessato all’approfondimento di temi di portata filosofica.
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