Nient’altro che la verità
- Autore: Giancarlo Caselli
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Piemme
- Anno di pubblicazione: 2015
“Nient’altro che la verità” di Giancarlo Caselli è un libro intenso, commovente, è una autobiografia, ma è anche un romanzo. Tutto inizia dalla Lettera ai giudici di don Lorenzo Milani del 1965, e dalla richiesta fatta al magistrato di
“scrivere un libro sulla esperienza di magistrato alla luce della Lettera ai giudici”.
Lui accetta con entusiasmo, e il risultato è il racconto della storia umana e professionale intrecciata alla storia del nostro Paese, in un connubio indissolubile. Un testo che narra nella stessa pagina di un passato lontano e di uno più recente, che descrive aspetti personali e aspetti lavorativi in un tutt’uno. Il libro comincia dalla fine: dal novembre 2013 Caselli decide di abbandonare la toga dopo quarant’anni di onorato servizio e di ritirarsi a vita privata.
“Se sono diventato magistrato lo devo ai sacrifici dei miei genitori per farmi studiare”
e anche ai salesiani, che gli offrono una formazione
“senza chiedere nulla in cambio”.
Una vita divenuta, sin dal 1975, “blindata”, “sotto scorta”. Parole di grande importanza e di profonda gratitudine sono rivolte proprio verso la scorta, che
“Ti può salvare la vita (…). Ma mentre te la salva te la cambia e te la condiziona. Profondamente”.
Lunghe pagine sono dedicate all’esperienza come Procuratore a Palermo, appena dopo la morte di Falcone e Borsellino. Un’eredità scomoda, difficile, più unica che rara; senza potersi muovere come voleva, con limiti indicibili, una solitudine forzosa, un isolamento che ferisce. Il magistrato pone un accento marcato tra le differenze “abissali” tra mafia e terrorismo, che hanno un unico luogo comune: “il disprezzo per la vita”. E poi anche la voglia di togliersi qualche sassolino dalla scarpa: dalla legge contra personam che gli impedisce di concorrere alla carica di Procuratore Nazionale Antimafia, la prescrizione - non l’assoluzione - di Andreotti, fino a giungere allo scontro No-TAV con l’apparizione di scritte ingiuriose nei suoi confronti sui muri di Torino. Sempre con un occhio di riguardo alla giustizia,
“capace di interventi radicali e profondi, capaci di incidere significativamente”.
Il libro si conclude in un cerchio concentrico da dove è partito, ovvero dalla Lettera ai giudici predetta, per cui
“Il giudice (…) deve impegnarsi per formare quel senso civico e politico necessario alla riforma. Anch’io, a mio modo, mi sono sforzato di sedermi tra passato e futuro. (…) Questo il senso profondo della mia storia di magistrato, che desidero trasmettere ai giovani giudici, di oggi e di domani”.
Un libro importante, di un fascino indiscusso, che è soprattutto una lezione di vita e un messaggio di speranza e di fiducia per le nuove generazioni a venire. Per formare, anche, una società e una magistratura più libera ed indipendente, nel massimo rispetto delle leggi.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Nient’altro che la verità
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