Niente di vero
- Autore: Veronica Raimo
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2022
Niente di vero di Veronica Raimo, uscito per Einaudi questo anno e tra i sette finalisti al Premio Strega 2022, mi ha commosso, mi ha fatto molto ridere e l’ho letto con la tragica consapevolezza che stava finendo. Non mi ha stupito leggere che è piaciuto a molti.
Pure se la scrittrice ha usato i nomi della sua famiglia — si fa quindi riferimento anche al fratello, Christian Raimo, anche lui scrittore e impegnato per quanto riguarda le politiche ambientali, editoriali, teatrali della città di Roma —, non mi sono mai imbarcato, come hanno fatto alcuni, a caccia dell’autenticità. Ho preso per buono quanto scritto da Raimo, che siano fatti reali o meno. E se poi, invece, il romanzo è totalmente autentico, va bene ugualmente.
Mai come in questo periodo si è parlato tanto di memoir e di autofiction, ma in realtà la scrittrice non scrive niente di eccezionale: non è stata a visitare la muraglia cinese (o comunque non ne scrive), racconta invece della sua vera o presunta stitichezza, su cui si dilunga con episodi tragicomici. Proprio nel dettaglio di questo problema fisico, Raimo scrive una considerazione vera per molti:
"Ogni volta che vado incontro a quell’afflizione (la stitichezza, n.d.r.), comincio a rileggere tutta la mia vita in questi termini: un conflitto costante tra abbandonare qualcosa e cercare di riprenderlo. La maledizione perpetua della terra di mezzo".
E questa riflessione a Raimo capita proprio in uno di quei momenti al bagno, dove si accorge di essere una donna senza qualità rare, anzi di aver condotto una vita prosaica come quasi tutti.
Gli episodi con lei piccola, poi adolescente, poi donna fatta, il rapporto con i genitori e con il fratello sono assai spassosi, ma sempre attraversati dalla consapevolezza che quei dati autobiografici (o inventati) hanno fatto di lei la scrittrice che è oggi. Che vive tra Roma e Berlino, senza aver mai pensato di trovarsi un alloggio suo a Berlino, perché lei si trova suo agio nelle case degli altri, a vedere cosa mangiano, cos’hanno nel frigo. Bere il caffè nelle tazzine degli altri, in un continuo straniamento. Aprire gli armadi e prendere i vestiti e uscire con quello le sembra un modo di vivere provvisorio, ma necessario alla sua creatività. Non a caso ha scritto i suoi libri a Berlino, in casa d’altri.
Poi un altro fatto affligge Veronica nel romanzo: l’insonnia. Capite bene che a questo punto della narrazione, capire se è vero che Raimo sia insonne anche nella realtà sembra essere diventato un gossip, perché non ci importa più, e in fondo si è più autentici nei panni degli altri, è lei a scriverlo: perché mai questa sua verità non la vogliamo rispettare?
Come tutti gli insonni, Raimo cerca un rimedio. E per uno scrittore, è meglio non sia quello di leggere. Puoi trovare un libro brutto, scaraventarlo sul pavimento e cercare di dormire. Ma puoi trovare un libro bellissimo e allora addio sonno. Perché le domande cruciali a quel punto diventano: ma io sarò mai capace di scrivere così bene ? E se non scrivo bene, perché io e tanti altri scrittori ci prendiamo il fardello di disboscare l’Amazzonia con tutta la carta che vediamo esposta in libreria?
Tutto quello che tocca l’autrice diventa motivo per cercare di cambiare, ma non è facile, non si riesce più, e allora tanto vale allontanarsi da se stessa per scrivere quanto è collerico il padre o del perché il fratello è diventato credente durante l’infanzia.
Di fatti curiosi e strani è pieno il romanzo, ammantato da questa comica disaffezione a tutto, tanto che a Roma la scrittrice ha già cambiato un milione di case.
Però per il lettore questo romanzo è una manna dal cielo, perché mentre ci viene raccontata l’inadeguatezza a stare al mondo, in modo un po’ ironico e un po’ comico, riusciamo a non pensare alle nostre, di manchevolezze.
Niente di vero è un libro adatto a chi non ne può più di leggere letteratura di genere, col serial killer già presente dalla prima pagina.
Niente di vero
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