Niente stoffe leggere
- Autore: Domenico Calcaterra
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2014
E’ stata durissima per me la lettura di questo saggio, Niente stoffe leggere, insieme di tante recensioni o riflessioni, non avendo letto un libro di quelli di cui tratta Domenico Calcaterra.
L’autore si sofferma su scrittori che non conosco: Emanuele Tonon, ad esempio, o Emanuele Trevi che con Qualcosa di scritto smonta la figura di Pasolini, in un miscuglio di autobiografia ed esegesi del testo, Petrolio, del poeta di Casarsa.
Molte delle recensioni presenti in questo libro provengono da blog come Nazione Indiana e Letteratitudine. La verità è che questi blog famosi non tengono conto della trama, di cose che sono essenziali per il libro, ma vanno, con una scelta mirata, per divagazioni estetiche ed etiche; quindi niente Camilleri, troppo commerciale, ma Vincenzo Consolo e Leonardo Sciascia.
C’è anche il piacere, però, di raccontare la trama, di sbrogliare matasse, di consigliare un libro anche solo per la leggibilità.
Domenico Calcaterra ci prova ad essere leggero, ma una matrice ideologica che si porta dietro rende faticose certe letture, dove mancano ironia e leggerezza.
Ho scoperto che io scrivo suggestioni, piccole storielle, c’è chi, invece, vuole entrare di diritto nell’Olimpo della critica letteraria, dove ci sono Daniele Giglioli e Massimo Onofri.
Capita che Calcaterra scriva anche di Gaetano Cappelli, che io conosco abbastanza bene, e in questo caso deve per forza usare anche lui leggerezza e ironia.
Il mondo è vario, figurarsi le recensioni, ma il solo pensiero che il recensore si metta in cattedra per fustigare usi e costumi del nostro tempo, a me "stucca".
Scrivere bene, diceva mia nonna, quando era ancora lucida, è far capire il tuo scritto a più persone possibili e tanto basta.
Non che Calcaterra non ci provi, basta leggere questo passo:
"Oggi, con Qualcosa di scritto, recupera in chiave narrativa l’esperienza contigua a quell’esordio, ossia l’apprendistato al Fondo Pasolini, l’iniziazione alla corte di Laura Betti, La Pazza (l’attrice di Teorema), sorretto dall’inossidabile convinzione (peraltro da noi del tutto condivisa) che la letteratura non è, non può mai essere, un mero recinto di sospensiva ricreazione dall"altro" della vità".
Questi sono i suoi tentativi. Meritori, ma anche compiaciuti.
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