Noi però gli abbiamo fatto le strade. Le colonie italiane tra bugie, razzismi e amnesie
- Autore: Francesco Filippi
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Bollati Boringhieri
- Anno di pubblicazione: 2021
Francesco Filippi, storico e saggista di opere molto conosciute, tra le quali Mussolini ha fatto anche cose buone e Ma perché siamo ancora fascisti?, qualche anno fa tornò in libreria con Noi però gli abbiamo fatto le strade. Le colonie italiane tra bugie, razzismi e amnesie (Bollati Boringhieri, 2021), con l’intento non solo di raccontare un breve resoconto della storia coloniale italiana, ma di mettere in luce, anche con ironia, il nostro rapporto con quel lungo periodo e in che modo, a detta dell’autore, abbiamo deciso di dimenticare quegli avvenimenti, sostituendoli con slogan e frasi fatte che ci permettono di dormire più tranquilli:
“La perdita traumatica delle colonie in seguito alla sconfitta nella seconda guerra mondiale preclude alla società italiana anche quel poco di consapevolezza indotta in altri paesi dal processo di colonizzazione. Mentre in Gran Bretagna e Francia i movimenti di liberazione dal colonialismo alimentano il dibattito politico [...], in Italia questo non accade.”
Noi però gli abbiamo fatto le strade inizia la sua disamina partendo dagli albori della storia coloniale del Bel Paese, raccontando i primi sbarchi in Africa da parte dell’italiano Giuseppe Sapeto che, nel 1869, insieme alla sua Compagnia di navigazione Rubattino, comprò degli ettari di terreno alla baia di Assab (Eritrea), la quale venne successivamente acquistata dal Regno d’Italia per renderla una sua colonia, passando dall’essere una zona privata a una pubblica.
Francesco Filippi cerca di far capire le motivazioni che hanno spinto i vari governi ad ampliare il proprio dominio ad altri territori, come la nascita della Concessione italiana nel quartiere di Tientsin in Cina conquistata dopo svariate proteste locali, descrivendo l’idea che, oltre a espandersi nella speranza di migliorare la propria economia, l’Impero italiano in Africa, che venne proclamato da Benito Mussolini nel 1936, servì soprattutto a rendere il Bel Paese una pedina protagonista all’interno della scacchiera geopolitica del periodo.
Tutte le potenze occidentali avevano le proprie colonie e l’Italia non voleva essere da meno. Per questo invase la Somalia, per questo conquistò l’Etiopia, per questo dichiarò guerra alla Turchia per annettere i territori di Tripolitania e Cirenaica (Libia), è per questo che strappò il Dodecaneso.
Il loro fine era ottenere sempre più potere.
Lo storico e formatore Francesco Filippi ci permette di entrare all’interno della narrazione del nostro paese, facendoci leggere le testimonianze e gli articoli che venivano pubblicati in quel periodo, il quale, ricordiamolo, non era solo quello fascista. L’autore si lamenta più volte che scaricare tutte le colpe al ventennio autoritario serve solo a deresponsabilizzarci, a puntare il dito verso uno dei carnefici e non a tutto il sistema che ha prodotto quel numero di morti e tragedie.
Lo storico cerca di descrivere anche l’apparato propagandistico che ci ha portato ad avere questo strano rapporto con le nostre ex colonie. Infatti, lo slogan che dà il titolo al libro, ovvero Noi però gli abbiamo fatto le strade, nasce in epoca mussoliniana, quando, quasi per giustificarsi dei fallimenti economici e sociali del nostro Impero africano, il governo italiano cercò di distaccarsi da quella narrazione dei paesi occidentali colonizzatori e stragisti che impongono, col sangue, la propria cultura e la propria politica:
“Come molti altri miti propagandistici riguardanti il Ventennio, quello delle strade rimane un ricordo difficilmente scalzabile nella scarsa memoria coloniale degli italiani, un vero e proprio topos narrativo che ha contribuito a formare il giudizio riguardante l’intera esperienza imperialista del Bel Paese.”
Francesco Filippi non punta solo a narrare la storia coloniale italiana, cerca di raccontare anche il nostro rapporto con quella parte della nazione che, tramite un assurdo controllo dei corpi altrui e tramite una repellenza verso il diverso, si è macchiata di sangue e di crimini, i quali, per qualche strano motivo, sono stati lasciati marcire sotto il tappeto, con la speranza che l’odore non fosse mai salito a galla.
Proprio perché questi sono fatti che non dobbiamo dimenticare, Noi però gli abbiamo fatto le strade. Le colonie italiane tra bugie, razzismi e amnesie ci può aiutare nel nostro percorso, permettendoci di ottenere informazioni che, molto probabilmente, non avremmo mai acquisito.
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