Nomadi di Gary Jennings

Gary Jennings è stato autore di romanzi per ragazzi e per adulti, sensuale nelle descrizioni, ricco nei dettagli. Ho imparato ad amarlo sin dall’infanzia, grazie alla passione di mia madre per le sue pagine piene di storia e sapienza romanziera. Un vero peccato che sia venuto a mancare: ogni sua pubblicazione è stata un tuffo in altre vite, uno scrigno in cui restano custoditi personaggi che sembrano persone vere.

In Nomadi (1° edizione originale del 1987, edito in Italia da Rizzoli), c’è tutto questo e c’è l’attraente mondo circense nei suoi segreti e nelle sue magie, nell’amore per gli animali addestrati, nei suoi meccanismi e nelle sue fatiche; nelle luci, nei batticuori degli artisti prima di ogni nuovo show, nell’ardua scalata all’affermazione e al rispetto, in un’epoca dove attori e ballerini sono spesso bistrattati, considerati solamente fonte di guadagno o burattini privi d’anima. Jennings ha investito qui il suo genio creativo per narrarci le vicende del Fiorente Florilegio di Florian, seguendolo nelle sue peregrinazioni attraverso l’America, l’Europa e l’Asia, nella sua crescita e nei suoi lutti.

Incontri di culture, scontri di morale, emozionanti vicende personali dei singoli artisti: il tutto in un Ottocento in subbuglio, in un proliferare di accordi e disaccordi politici reali magistralmente intrecciati dall’autore alle storie di finzione che riguardano ogni soggetto ritratto. Dall’eterea funambola Autumn, al possente gigante buono Obie Yount, alle gemelle Simms, alla veggente Magpie Maggie Hag, un po’ nonna di tutti e un po’ inquietante predicente di sventure, e solo per nominarne alcuni. Tra tutti spicca sempre Florian, il direttore del circo, l’uomo dai mille talenti e dalla dialettica inimitabile, il figlio del mondo.

Questo romanzo è pieno di umanità, con le sue fragilità e i suoi pregi, con gli sfaccettati ritratti di personaggi pregni di vita e portatori di un passato denso, come lo sono gli uomini e le donne reali. Il libro inizialmente può spaventare in più timorosi: più di mille e duecento pagine, impossibili da condensare in poche righe di recensione senza far qualche torto, non sono certo affare per tutti i lettori; eppure vincere la sfida della perseveranza con se stessi ripaga di ogni fatica!
Al voltare l’ultima pagina e nel salutare per nome ognuno dei protagonisti di questa incredibile storia, non si chiude soltanto un romanzo, ma si dice arrivederci ad un ricordo che il tempo può annebbiare nei dettagli, ma mantiene vivo nelle emozioni.