Nomi di donna
- Autore: Gianluca Pirozzi
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2016
Quando ho vista la copertina di questo libro di racconti ho detto: «toh, racconti di Djuna Barnes che non ho letto», notando anche la bellezza del disegno raffigurato, una delle illustrazioni dell’artista Clara Garesio, inserite anche nelle pagine interne, ad inframezzare i racconti.
Invece Djuna Barnes non c’entra, anche se lo scrittore Gianluca Pirozzi deve sicuramente conoscerla e letta. La scrittura dell’autore è piana, lieve ma ha anche momenti di grande forza e risulta assai variegata.
Tutti i racconti hanno “Nomi di donna”, come recita il titolo: Stella, Clara, Diana, Aristea, Giovanna e altre. Ognuna con la propria storia, disperata o solare, mistica o meschina, melodrammatica o romantica.
Prevale il pessimismo, però: molte storie sono un pugno nello stomaco, ma solo perché non siamo abituati alle tematiche che affrontano, come il cambiamento di sesso.
Una per l’appunto comincia con:
“Non mi chiamo più Fabiana: dal 12 maggio di quest’anno il mio nome è Andrea.
Sono nato bambina a Vietri il 24 ottobre 1961 e, fin da quando ho coscienza della mia esistenza, non mi sono mai domandato se mi sentivo maschio o femmina”.
L’autore fa l’elenco dei fatti salienti della vita di Fabiana, sena pregiudizi posticci, né esaltazioni di genere.
Ecco perché ogni racconto incanta: non ci sono giudizi di valore, anche se personalmente trovo come un filo miracolistico che lega tutti i racconti. Non so se l’autore creda in Dio o meno, sta di fatto che una luce soprannaturale vigila sulla felicità, o sulla disperazione, di queste donne.
Il racconto che preferisco è il primo, Monica: è perfetto nella sua brevità, racconta un mondo in poche righe. Monica è la storia di un’assenza, Carlo non c’è più e la consapevolezza di averlo perso è uno strazio. Carlo è in ogni poro della sua pelle, in ogni attività che la donna svolge ancora, era nelle sue risate e nelle giornate mediocri.
“In alcuni eccessi di speranza Monica riesce ancora a raffigurarsi come un’imbarcazione cullata, ormeggiata in uno spazio indefinito ed in un tempo in cui c’è lei e c’è ancora Carlo”.
C’è quindi anche uno stile metaforico, metonimico; una varietà di stili, in realtà. Racconti belli, che lasciano il segno.
Nomi di donna
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