L’assenza ha le sembianze di un’eclissi nella poesia di Mario Luzi che inizia come un grido, un appello, un’ultima speranza: Non andartene, da cui il titolo, parole che si fanno preludio dell’inevitabile abbandono.
La poesia è tratta dalla raccolta Dottrina dell’estremo principiante (Garzanti, 2004), pubblicata quando Luzi aveva già novant’anni: erano dunque le ultime poesie dell’autore in cui il tema del congedo dalla vita aveva una valenza preponderante. Anche in Non andartene si parla di un “congedo”, in questo caso della scomparsa - o dell’allontanamento - della persona amata. La riflessione sul tempo scorre sottotraccia all’intera lirica, giunge infine all’apoteosi espressa dal verbo “è stata” che custodisce il senso dell’intero testo. Poiché “è stata” è un modo per ribadire l’esistenza: essere stati è meglio che non essere, questa la morale di Mario Luzi che nel finale pone un monito in rima baciata con il verso precedente “nessuna ora è vanificata”, quindi ecco che il linguaggio si apre alla possibilità della trascendenza.
Nei versi è riposto un messaggio preciso e in un certo senso salvifico, forse non percepibile a una prima lettura, ma che appare chiaro dopo un’analisi più profonda.
Scopriamo testo e analisi della poesia.
“Non andartene” di Mario Luzi: testo
Non andartene,
non lasciare
l’eclisse di te
nella mia stanza.
Chi ti cerca è il sole,
non ha pietà della tua assenza
il sole, ti trova anche nei luoghi
casuali
dove sei passata,
nei posti che hai lasciato
e in quelli dove sei
inavvertitamente andata
brucia
ed equipara
al nulla tutta quanta
la tua fervida giornata.
Eppure è stata,
è stata,
nessuna ora
sua è vanificata.
“Non andartene” di Mario Luzi: analisi e commento
Mario Luzi fu a lungo definito un poeta ermetico. Ai tempo dei suoi esordi, negli anni Trenta del Novecento, era ritenuto il poeta ermetico per antonomasia, ma lui questa etichetta l’ha sempre percepita come limitante, poiché sapeva che la sua poetica andava oltre quella definizione e infatti negli anni si aprì a più interpretazioni. Tuttavia una traccia di ermetismo nei suoi versi è rimasta ed è innegabile.
Non andartene è una poesia dalle mille sfumature, fatta di visioni: si regge interamente sulle forme verbali, spesso isolate, ridotte a singolo sintagma, “non andartene”, “non lasciare”, “sei passata”, “brucia”, “è stata.” Una continua alternanza tra presente e passato che non è affatto casuale: tra i verbi non c’è contrasto, ma continuità, il presente è nel passato e il passato è nel presente. Tutto ciò è testimoniato dal finale: “è stata”, reiterato con un anafora significativa, in cui si assiste a una sorta di congiunzione tra i piani temporali, per esprimere il fatto che ciò che è esistito in verità non cessa mai di essere.
Attraverso i versi Luzi riesce a riprodurre una presenza nell’assenza, ovvero la presenza che ancora esiste nell’assenza come un’impronta o una traccia. Possiamo leggerla come una poesia d’amore, ma anche come una poesia metafisica che si muove tra i due poli opposti di “essere” e “nulla” senza annullare né il primo né il secondo ma unificandoli in una visione di insieme. “Panta rei”, “tutto scorre”, sosteneva Eraclito; ma nulla è inutile, come testimonia la poesia di Mario Luzi nella quale dominano il presente indicativo e il passato prossimo.
Il senso dell’intera lirica è racchiuso nel verbo: è stata. Il passato prossimo è una forma verbale peculiare utilizzata per esprimere un passato che ha ancora effetti sul presente: ed è ciò che vuole dirci Luzi attraverso i suoi versi fatti di simboli e visioni, in cui intreccia una rete di allegorie scandite dall’anafora iniziale del “non”: quindi “non andartene”, “non lasciare”. La supplica d’amore diventa una forma di resistenza. Ogni immagine è simbolica: la luce del sole è l’essere che combatte il buio della dimenticanza e dell’oblio, mentre l’eclissi si fa metafora di una presenza-assenza. L’eclissi, come immagine, viene evocata all’inizio della lirica; ma il significato si rivela solo alla fine con la ripetizione suggestiva di quel verbo “è stata”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Non andartene” di Mario Luzi: una poesia sull’assenza
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