Non siamo figli contro-figure
- Autore: Benedetta Cosmi
- Anno di pubblicazione: 2010
Sottotitolo: Docenti beat, studenti bit generation
Il giorno della memoria. Questo libro in verità non è stato scritto pensando alla giornata della Shoa, ai fenomeni di nazismo, fascismo, autoritarismi, ai tanti che nell’omertà ci vedono un quieto vivere. Eppure la nostra generazione di trentenni rischia di non entrarci nella storia, di non lasciare segno, di non prendere posizioni, di non essere ricordata! Questa premessa così tosta mi viene a pochi giorni di distanza dal discorso delle scuole, di Ferruccio De Bortoli, dei sindacati, delle associazioni di ebrei e non che, il 27 gennaio al binario 21 a Milano, hanno riacceso i riflettori non solo sulla crudeltà che nel ’45 passava regolarmente nelle stazioni, nel cuore della città, per arrivare lì dove "Dio è morto; nei campi di sterminio Dio è morto". A galla sono tornati il sistema di abitudini, la virtù di chinare il capo, il grado di sopportazione dell’ingiustizia, nei quali in troppi sono caduti. L’emozione di pensare che lì al binario 21 si vuol far nascere un centro di studio, una biblioteca, uno spazio di dialogo, mi sembra il modo migliore per raccontarvi il libro "Non siamo figli contro-figure. Docenti beat, studenti bit generation".
Notate l’urgenza di dire che non siamo contro! così gratuitamente, ma certamente non all’ombra di altri, non dobbiamo essere controfigure in un copione che così vuole. Ma se scorriamo i titoli dei paragrafi per recensire il libro troviamo:
- "Abbandonarsi agli studi". Paragrafi sulla biblioteca, rimodulata, ripensata, luogo di ricerca, sede di studio, meta per il proprio tempo libero, generosa con le passioni.
- "Passioni che non sanno essere part time". Nel libro si denuncia un venir meno di investimenti, in primis emotivi, verso questi luoghi, che già chiudono troppo presto e spesso rispetto alle esigenze e agli orari della città, dei lavoratori, certamente degli studenti che al pari dei propri coetanei europei e non solo oltre oceano dovrebbero poter contare anche la sera e nei week end su questi ambienti sani, del sapere e dell’incontro.
Vedere che al binario 21 si vuol far nascere qualcosa che abbia questo sapore ci interroga su quanti simili propositi si erano riversati su altrettanti istituti, istituzioni, luoghi e invece non hanno mai efficacemente risposto all’esigenza numero uno: l’accessibilità! per tutti! per sempre! per ogni fascia d’orario in cui nasca la sete di un libro, la voglia di trascorrere la propria ora di malinconia con qualcuno che ha la stessa nostalgia, insonnia, o semplicemente quell’idea geniale da tirar fuori; e allora ecco che servono i luoghi per la ricerca di gruppo! Nominatemene uno. Non ce ne verranno in mente in Italia. E forse questo dato ci fornisce il gap che c’è. Insomma, il libro cita molti innamoramenti, per Leopardi, per Forster, per l’approfondimento delle riforme universitarie, per l’uso che si fa dei social network, per la Stampa, i musei, il teatro, il cinema, per il ping pong.
Non siamo figli contro-figure. Docenti beat, studenti bit generation
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