Non ti dirò mai addio
- Autore: Jessica Brockmole
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Nord
- Anno di pubblicazione: 2016
“Non ti dirò mai addio” (Nord 2016, titolo originale At the Edge of Summer, traduzione di Giuseppe Maugeri) è il nuovo romanzo della scrittrice Jessica Brockmole, che ora vive in Indiana e collabora come critica letteraria per l’”Historical Book Review”, e ha esordito nella narrativa con “Novemila giorni e una sola notte” (2013), pubblicato in tutto il mondo accolto favorevolmente sia dalla critica sia dai lettori.
Sarà una maschera di rame che farà incontrare di nuovo dopo molti anni Clare Ross e Luc René Rieulle Crépet. Piccardia. Estate 1911. Per Clare in Francia “i colori erano tutti sbagliati”. La quindicenne appena giunta dalla Scozia, dove i cieli erano grigi, era rimasta abbagliata dai toni intensi dei colori francesi: il verdeazzurro della Manica che lambiva le propaggini di Calais, le case dai tetti arancioni e i campi gialli di colza, fino a quel castello bianco che sorgeva su un prato verde smeraldo. Quel maniero, “il nostro piccolo paradiso”, dall’atmosfera decadente e vissuta, era Mille Mots, la dimora della famiglia Crépet, della quale la giovane era ospite. Madame Crépet si era recata personalmente fino in Scozia, a Fairbridge, a prendere Clare, “un’orchidea esposta al vento di burrasca”, ora orfana di padre. Sua madre Maud, vecchia amica di Madame Crépet, era scomparsa dalla vita della figlia e del marito da molti anni. Maud Ross, “donna passionale, vanitosa, impulsiva e testarda come un mulo” era fuggita senza voltarsi indietro, lasciando solo un laconico biglietto per Clare, allora una bambina di 9 anni.
“Mia piccola Clare, devo andare a vedere il mondo, a ritrovare l’ispirazione che ho perso molto tempo fa. Non è più in Scozia: restare qui, per me, significa avvizzire. Perdonami”.
Ora Clare era sola al mondo, poiché il nonno paterno era sempre in viaggio per motivi di lavoro, e per questo i coniugi Crépet avevano accolto la ragazza a Mille Mots, qui dove l’aria odorava di rose, un profumo talmente inebriante che lasciava storditi. L’incontro, o meglio dire, lo scontro con Luc, l’unico figlio dei Crépet, era avvenuto il giorno dopo l’arrivo della giovane al castello. I ragazzi si erano quasi scontrati nell’atrio della dimora, “Pardon”, aveva esclamato Clare, mentre Luc, racchetta da tennis in mano, una camicia bianca aperta sul collo e infilata dentro ampi pantaloni, un foulard cremisi legato intorno alla vita, aveva fissato intensamente Clare. La Francia, il Paese dei tre moschettieri, della ghigliottina, dei fantasmi dell’opera, poteva essere un posto pericoloso sotto molti aspetti, ma era anche la terra dell’arte e dell’amore. Mentre l’estate esplodeva in tutta la sua bellezza, Clare e Luc trascorrevano all’aperto tutto il tempo possibile, nel cortile della cappella, in riva al fiume, nel bosco o nelle caverne. Il loro posto preferito era il castagno sul prato alle spalle di Mille Mots, Clare si sedeva a disegnare mentre Luc sdraiato leggeva.
“A volte l’arte scaturisce inattesa da un luogo più profondo. L’anima ha una storia da raccontare, e il disegno, la pittura, la scultura sono solo un mezzo”
Ma “il grande corteo della vita va avanti”, i ragazzi non immaginavano che quelli sarebbero stati i pochi sprazzi di serenità trascorsi insieme. Il destino stava per dividere due anime simili, la I Guerra Mondiale era alle porte.
Con “Non ti dirò mai addio”, romanzo dedicato “A mio padre, che mi ha insegnato a guardare il mondo con occhi di artista”, Jessica Brockmole, attraverso le voci dei due protagonisti, racconta una grande storia d’amore e di speranza traendo ispirazione dalla realtà storica. Grazie alla consultazione di documenti e fotografie conservati presso gli Smithsonian’s Archives of American Art, Brockmole ha tolto dalla polvere la meritoria opera della scultrice statunitense Anna Coleman Ladd (1878-1939), la quale a Parigi durante la Grande Guerra sotto l’egida dalla Croce Rossa Americana aprì un atelier per la realizzazione di maschere di rame molto leggere per i soldati francesi tornati dal fronte sfigurati, “mutilés”, create dalle mani sensibili e pietose di artisti per “trasmettere tanta umanità in pochi grammi di metallo”.
Non ti dirò mai addio
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