Nonnitudine
- Autore: Fulvio Ervas
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Marcos y Marcos
- Anno di pubblicazione: 2017
Poesia, comicità, senso del ridicolo e del già visto e già vissuto da tanti, ecco cosa riesce a mettere insieme Fulvio Ervas che racconta nel suo nuovo, intelligente e originale romanzo una malattia dell’età anziana che colpisce molti, la “Nonnitudine”.
In tempi di crisi demografica e di denatalità spinta, la nascita di un bambino finisce per avere un che di miracoloso, soprattutto se il piccolo che arriva vivrà in un altro paese; il “bebetin” protagonista della vita del nonno, intensa voce narrante, vive in Andalusia e quindi viaggi in aereo, telefonate via skype e visite saltuarie sono i moderni modi con cui costruire un rapporto con il nipote.
Fulvio Ervas riesce però a raccontarci un’esperienza affettiva rovesciata, il romanzo di formazione di un anziano, brutta parola ma realistica, che vive una sorta di rinascita all’arrivo del bambino di sua figlia. Come tutti, anche per il narratore è molto diverso vivere il rapporto con il nipote rispetto a quello vissuto con il figlio: allora c’era il lavoro, le preoccupazioni, l’impegno quotidiano, le responsabilità, la vita di coppia: ora invece, si aspira solo alla pensione, al tempo da dedicare finalmente a questa nuova creatura, di cui si osservano tutti gli impercettibili cambiamenti, la nascita del linguaggio, i movimenti, il senso di autonomia, la scoperta del mondo e dei suoi tanti misteri. Uno scambio tra le generazioni che viene raccontato da Fulvio Ervas con ironia ma, soprattutto, con un linguaggio letterario di grande efficacia: la capacità di passare dal balbettio del piccolo, che scopre gli oggetti chiamandoli a suo modo, a riflessioni di natura più propriamente filosofiche sul senso del vivere, rendono le pagine del libro interessanti e molto stimolanti.
La voglia di raccontare storie originali si tramuta, da pagina 169, in una racconto surreale si temi della lettura, dei libri, delle favole, con stranissimi personaggi che emergono da un grande Formicaio: si chiamano Miss Perfecta, Amos, Molly, Quattro Pollici, Signora UN-DUE-TRE, e le pagine diventano nere, con il testo bianco, a sottolineare la cesura fra realtà e fantasia, sottolineando in modo anche graficamente efficace quel confine.
La parte finale di “Nonnitudine” si condensa in un’unica pagina, la lettera che il nonno attaccherà alla zampa di un “gabbiano irrequieto”, capace di volare fino alle coste dell’Atlantico per recapitare al piccolo Aiaia una sorta di testamento spirituale che il nonno gli dedica:
“Assistere alle tue esplorazioni è un lusso… Portarti sulle spalle è un lusso…
Leggerti un libro. Tornare buffi. Sorridere. Non ho ricette, consigli, speciali eredità con cui ripagare questo lusso che ricevo in dono. Mormoro solo: ama la rete della vita, te stesso e chi ti circonda… i tuoi cari, i tuoi amici, chi vorrai amare”.
Insomma il sorriso di un bambino, la gratuità, la speranza di un migliore futuro, la consapevolezza di vivere in un tempo di pace, la condivisione di esperienze nuove ma intense, la ricchezza di una rinnovata vitalità e, perché no, di ritrovata giovinezza, emergono dalle pagine di “Nonnitudine”, come piccoli regali ad una intera generazione di nonni, consapevoli del regalo della vita...
“La risata dei bambini, che meraviglia, pensò”.
Nonnitudine
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