Nostalgia. Storia di un sentimento
- Autore: Antonio Prete (a cura di)
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Raffaello Cortina Editore
- Anno di pubblicazione: 2018
Ammesso che la nostalgia possa essere annoverata tra le malattie (Johannes Hofer) sarebbe senz’altro una malattia mortale. Nel senso più esteso, interiore, kierkegaardiano, che vi riesce di pensare. Ma aldilà di quanto ritenuto per secoli, la nostalgia è piuttosto uno stato d’animo. Uno stato d’animo gemello a quello della melancolia. Un sentimento sottile collocabile ben oltre il senso dell’esilio cui si richiama. Collocabile oltre la sua stessa etimologia (nostos, ritorno – algos, dolore) e dall’afflizione causata da un impossibile ritorno alla patria (Ulisse). Ciò che lo sperimentare nostalgia evoca in maniera lata è il senso di perdita - origini, cose, anni, persone, perdute - che si accompagna allo smarrimento rispetto al tempo che è passato e passerà (Proust, Leopardi).
Per dirla con le suggestive parole di Antonio Prete, autore per Raffaello Cortina di “Nostalgia. Storia di un sentimento” (2018) una basilare fenomenologia nostalgica:
“Al luogo che più non ci appartiene, al tempo già stato, e che più non torna, corrisponde – compenso o trascendente ricomposizione – l’altro luogo che niente può cancellare, l’altro tempo che niente consuma: nuova terra e nuovi cieli che sono la forma religiosa della nostalgia (…) Ma, tra il mai più e il non ancora, tra l’irreversibile e il religioso, ci sono le rovine di quel tempo sul quale è rivolto lo sguardo dell’Angelus novus di Benjamin: speranze mai realizzate, felicità mai vissute, che attendono un senso, un compimento. Parvenze, anche queste, di una storia la cui nostalgia coincide col sogno di un’altra storia, con la speranza di un mutamento” (pp. 13-14)
E dunque la nostalgia è da assumersi come il più obliquo dei sentimenti, il più esteso, sfrangiato, incontrollabile e impalpabile. Come dire, il sentimento più prossimo alla coscienza. Ancora stando a quanto scrive Antonio Prete:
“La nostalgia è una melanconia umana resa possibile dalla coscienza, che è coscienza di qualcosa d’altro, coscienza di un altrove, coscienza di un contrasto tra passato e presente, tra presente e futuro. Questa coscienza scrupolosa è l’inquietudine del nostalgico” (pp. 119).
Chi avesse la fortuna di avventurarsi tra le pagine di questo “Nostalgia”, avrebbe la conferma, insomma, di come il neologismo coniato nel 1688 da Johannes Hofer per dare un nome alla malattia dei soldati svizzeri arruolati presso eserciti stranieri, abbia assunto più opportunamente con la modernità, quei canoni sentimentali che gli sono propri e lo caratterizzano. Attraversando la letteratura clinica e quella tout court, così come l’epica, la filosofia, e – in questa nuova edizione ampliata – anche la poesia, la “storia di un sentimento” assemblata da Antonio Prete si sviluppa per traiettorie multidirezionali (stazioni, riletture, rapporti, ricadute, ermeneutiche del concetto di nostalgia), in un saggio gravido di epos come di lucidità. Per quanto mi riguarda ho evitato di riporlo negli scaffali: ci ritornerò su molto spesso.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Nostalgia. Storia di un sentimento
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