Nuove isole. Guida vagabonda di Roma
- Autore: Marco Lodoli
- Genere: Letteratura di viaggio
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2014
“Le nostre isole possono essere quadri, alberi, piazzette, luoghi dove la bellezza trova riparo, ma anche attimi del tempo, certi quarti d’ora nascosti in mezzo alla macina del giorno, minuti che vanno raccolti come pietre preziose.”
Questa volta il recensore non si vuole solo limitare a suggerire questo bel libro, "Nuove isole. Guida vagabonda di Roma" (Einaudi, 2014), ma intende invitare il lettore a uscire di casa per fare una passeggiata per Roma e lasciarsi sorprendere, come Marco Lodoli, dall’imperitura bellezza della città eterna.
Come novelli flaneur del Duemila, vagabondiamo senza meta, facciamoci sedurre dall’incanto delle rovine e dalle piazze romane abbandonandoci alle emozioni che suscitano in noi osservando il paesaggio che ci circonda.
Iniziamola dunque questa flanerie vagabonda, come ci suggerisce l’autore di questa guida vagabonda (come dichiara il sottotitolo del volume), dalla “lumaca di Sant’Andrea”: così si chiama la lunga scala a chiocciola che ci porta in cima alla cupola di San Pietro.
“Ancora uno sforzo, una contrazione, una spinta, e poi siamo nella luce, in cima alla città, in cima al mondo. E tutto è sotto i nostri occhi, Roma brilla nel sole di marzo, e per un minuto la vita ci appare bellissima.”
Una volta scesi lo scrittore ci esorta a visitare
“l’opera d’arte meno visibile di Roma: può essere visitata solo il primo giorno di ogni mese e dalle dieci a mezzogiorno e dalle tre alle cinque”.
E’ L’Aurora di Guido Reni, un affresco straordinario che si trova nel Casino di Palazzo Pallavicini, in via XXIV Maggio. Tutti con il naso all’insù e muniti di specchio a rimirare qualcosa di veramente spettacolare. Come scrive Lodoli
“nelle chiese romane si nascondono capolavori senza uguali: grandi e piccoli maestri della pittura rinascimentale barocca hanno dipinto, ognuno a suo modo, profeti, angeli, santi, madonne, crocifissioni e deposizioni, resurrezioni e ascensioni”.
A noi visitatori l’imbarazzo della scelta perché possiamo trovare artisti quali Michelangelo Merisi da Caravaggio, Giovanni Francesco Barbieri soprannominato il Guercino, Guido Reni, Domenico Zampieri detto il Domenichino e Raffaello Sanzio.
A questo punto forse siamo stanchi e abbiamo bisogno di una sosta. Se abbiamo soltanto sete ci possiamo accontentare di una fresca sorsata d’acqua che sgorga da ”uno dei tanti nasoni che in città dissetano i passanti, cilindri di ghisa e ruggine” provvidenziali fontanelle sempre pronte e volenterose a dissetarci.
Se al contrario necessitiamo di fermarci e ristorare la mente e il corpo ”consiglio di prendere un caffè nel bar all’interno di Villa Medici”, meraviglioso complesso architettonico rinascimentale, situato sulla collina del Pincio. L’enclave francese è arricchita da un giardino di più di sette ettari e dopo il meritato riposo è possibile visitare il parco “si prende un bel respiro nel verde e si è pronti a ricominciare la lotta quotidiana”.
Forse la maggior parte di noi romani è abituata a vedere sparse per la città le edicole raffiguranti le Madonnine “appese agli angoli delle strade” vigilano e proteggono coloro che passano, ogni romano ha la sua madonnina preferita. Scoprite la favorita dello scrittore...
Ora riprendiamo il nostro cammino, i nostri piedi ci portano sulla “strada barocca”:
“in via XX Settembre dove il Bernini e il Borromini se ne stanno l’uno accanto all’altra, geni rivali e sdegnosi, architetti di quei due capolavori che sono rispettivamente Sant’Andrea al Quirinale e San Carlino alle Quattro Fontane”.
Ma come non menzionare la Galleria Borghese con i suoi inestimabili tesori?
“Capolavori assoluti di Caravaggio e Raffaello, Tiziano e Bellini.”
Doverosa una pausa seduti nelle panchine di marmo di fronte la Galleria, in questo luogo fuori dal tempo e dal mondo, ogni anima e cuore afflitto troverà pace e un senso alla vita.
Lodoli, che tiene la sua rubrica domenicale Isole sul quotidiano La Repubblica, con questo testo che è riduttivo definire guida perché mai noioso e nozionistico, ci svela una città capace di sorprendere continuamente con un particolare o un aspetto. Divertenti, ironiche e veritiere le parole spese per definire i romani, il loro proverbiale distacco “è lo sguardo tipico dei romani, che in fondo non si fanno sedurre da nulla e sono disincantati sulle altalenanti sorti della vita”.
Anche se come ci ricorda lo scrittore, chi aveva capito tutto di noi romani era Pier Paolo Pasolini, il quale del dialetto romanesco amava l’espressione:
“Anvedi! Perché è l’unico caso, l’unico momento in cui il romano si scopre. Cioè rivela di possedere la capacità di stupirsi.”
Nuove isole. Guida vagabonda di Roma
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