Nuove storie dal Vicolo della Polvere Rossa
- Autore: Qiu Xiaolong
- Genere: Raccolte di racconti
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2015
Altri venti racconti e tanti protagonisti in quella stradina a Shanghai
Qualche anno fa, Qiu Xiaolong – prima il cognome, il secondo è il nome, all’uso cinese – trascurò le avventure del suo amato e amabile commissario Chen per dedicarsi alla storia degli ultimi cinquant’anni della Cina Popolare e alle storie degli abitanti di una delle strade più antiche di Shanghai. Nacque una raccolta di racconti: “Il Vicolo della Polvere Rossa” (Marsilio, 2013). Ora quei personaggi e quelle vicende, dalla conquista maoista del potere nel 1949, tornano a raccontare aspetti, paradossi e contraddizioni della Cina comunista degli ultimi decenni, nelle “Nuove storie dal Vicolo della Polvere Rossa”, (Marsilio, 2015, 234 pagine 17,50 euro).
È una viuzza di medie dimensioni, al centro della città, il tipico vicolo in cui i tipici residenti di Shanghai abitano tipiche case in stile shikumen. Sono costruzioni a due piani, in cui la gente vive letteralmente stipata, per il sovraffollamento abitativo, con poco spazio ciascuno e tanti locali comuni da condividere. Coabitano persone di diversa estrazione e disponibilità. Qualche minima comodità se l’assicurano piccoli commercianti e funzionari di partito, mentre alle famiglie operaie toccano locali più angusti. Gli scrittori popolano i cubicoli nel sottotetto, riscattando i disagi perchè se non altro il vicolo è fonte di continua ispirazione, per le conversazioni serali, quando i vicini escono con sedie di legno e sgabelli di bambù, tenendo in mano scodelle di tè ed acqua, per scambiare chiacchiere, pettegolezzi e racconti, sventolando ventagli di foglie di palma.
È così che sono nati i ventitré capitoli del primo libro del Vicolo e i venti del secondo. Storie di vita e di vite, inserite nelle vicende più grandi di politica e di partito, che giovani militanti riassumono su lavagne esposte nelle vie. Un notiziario sintetico che dovrebbe indottrinare la popolazione del quartiere, uno strumento di educazione di massa introdotto dalla rivoluzione, alternativo ai giornali e precedente il mezzo televisivo. Lavagna a parte, le storie che gli abitanti si raccontano ogni sera riguadagnano faccende più private che pubbliche, intrecciate le une alle altre secondo l’andamento dei racconti, che vedono protagonisti l’uno e l’altro dei coinquilini.
Dal 1959, la società comunista cinese è andata soggetta a capovolgimenti ciclici. Si prenda Zhong Ayu, che non ha mai fatto mistero di voler diventare un pezzo grosso del partito, senza riuscirci, pur essendosi distinto per zelo rivoluzionario in certe drammatiche fasi politiche, smentite dalla giravolta successiva del regime. Quando ancora abitava in un villaggio, fedele al movimento anticapitalista che voleva le terre a disposizione di tutti, aveva picchiato selvaggiamente un proprietario terriero, per poi scoprirlo parente di un alto funzionario di Pechino e dover fuggire a Shanghai per evitare l’epurazione. Né gli era valso entrare in una formazione di guardie rosse e malmenare un capo fabbrica revisionista, che una volta riabilitato dopo un’altra correzione di rotta della rivoluzione culturale, era diventato il suo persecutore.
Nell’ennesima svolta sociopolitica, i cinesi vennero indotti ad “accogliere” ovunque la statua di Mao, per dimostrare la venerazione nei confronti del presidente. La gente correva a cercarne una, non per comprarla, ma, appunto, per “accoglierla”. Visto che i vicini sfoggiavano piccoli busti, Zhong si era persuaso a procurarsi una scultura di alabastro ad altezza d’uomo. Ma l’emporio distava dieci chilometri da casa e il “monumento” era pesantissimo. La risorsa di legargli una corda al collo e trascinarlo gli costò l’accusa di depravazione controrivoluzionaria contestata dalla squadra di sicurezza del quartiere, per aver tentato di impiccare il presidente Mao!
Con Zhao, insidioso nemico di classe e cospiratore borghese, nel Vicolo della Polvere Rossa ci sono tanti protagonisti: la vedova allegra Chang, il vecchio Ma reduce dai campi di rieducazione politica, Chen il giovane istruito e il compagno Jun, attento ad ogni nuovo vento, la moglie è Fior di Prugna. Dalle campagne, si riversano in città le sorelle di provincia, giovani contadine pronte ad accaparrarsi le mansioni più umili, compreso l’esercizio del mestiere più antico del mondo, mentre all’anziana ex nobile manciuriana coi piedi bendati non resta che vendere ghiaccioli con una carriola.
Leggeri, aerei, i racconti di Qiu Xiaolong scorrono pieni di ironia e humour. Nel Vicolo della Polvere Rossa c’è tanto feng shui, il potere dell’armonia dell’universo, la versione cinese della “forza” dei cavalieri Yedi nei film di Lucas.
Nuove storie dal Vicolo della Polvere Rossa
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