Nuovi racconti romani di Alberto Moravia

Dopo "Racconti romani", nel 1959 escono i "Nuovi racconti romani" con i quali Alberto Moravia tratteggia la Roma borgatara e le sue storie di ordinaria quotidianità. I suoi personaggi che lavorano - quando va bene -, oppure che passano le giornate ad affannarsi, ad arrancare, magari a truffare o a rubare per tirare avanti in una città che - come nel resto del paese - si sta riprendendo dopo gli anni bui della guerra.
Le storie - una settantina - sono narrate tutte in prima persona e insieme formano il racconto corale di un’umanità piccolo borghese e proletaria variegata, dove amicizie, amori, gelosie, invidie, malintesi, rancori, espedienti, raggiri fanno da contorno a vite comuni, banali, talvolta sbandate e miserabili, con protagonisti operai, piccoli commercianti, disoccupati, perdigiorno, bulli e malavitosi di piccolo cabotaggio.

È l’affresco della Roma popolana in cui Moravia peraltro, diversamente dal Belli, a cui egli stesso disse di essersi ispirato, quasi mai fa parlare il dialetto ai suoi personaggi; dove scene e situazioni, anche grottesche, si svolgono in contesti urbani di oltre mezzo secolo fa, narrati con prosa essenziale e neorealista. Un florilegio di racconti rapidi, asciutti, immediati. Tra questi, alcuni sono certamente più brillanti di altri: ad esempio, spiccano Il sorpasso, Naturale, Il camionista, Il verme, La rimpatriata. Ma tutti risultano, comunque, vivaci e coinvolgenti per il lettore, mai piatti o ripetitivi: una volta letto il primo, sarà difficile non terminare il libro. Insomma, stiamo parlando di Moravia, e scusate se è poco.

Grazie anche alla sobria e pratica edizione della Bompiani, questo è dunque il classico libro da portare con sé ovunque si vada. E poi, perché no, anche come occasione per una piacevole strenna natalizia.