Oltre l’illusione. Dalle apparenze alla realtà
- Autore: Cerchio Firenze 77
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
Roberto Setti è stato il più grande medium italiano (e non solo) del Novecento.
Il suo generoso servizio, silenzioso e in totale anonimato, si è svolto per decenni a Firenze, producendo fenomeni di incorporazione dei Maestri spirituali, apporti di oggetti, comunicazioni filosofiche di alta levatura.
Più che la casistica paranormale, pur importante, è il messaggio a essere notevole, rivolto all’umanità, da comprendere e realizzare singolarmente, nel proprio intimo in cui compiere una rivoluzione, lontano da organizzazioni, sempre tutte corruttibili.
Il gruppo che si riuniva con regolarità per assistere e partecipare agli incontri, ha preso il nome di Cerchio Firenze 77. I seguaci sono innumerevoli, ne ha scritto anche la studiosa di paranormale Paola Giovetti.
Le comunicazioni sono state riunite e pubblicate in numerosi libri dalle edizioni Mediterranee. Un testo chiave è " Oltre l’illusione con il sottotitolo Dalle apparenze alla realtà (pp. 295, 1989), prefazione del professor Giulio Cogni.
In esergo si trova una frase del Maestro Kempis, una delle voci provenienti da altre dimensioni, che sintetizza il contenuto delle meditazioni trasmesse dal medium:
Oltre l’illusione delle forme, oltre il mondo delle ombre... oltre l’eterno divenire dei cosmi, sta il Supremo Perché di tutto questo, sta l’Eterno, l’infinito, l’Immortale, il Perfetto, l’assoluto. Oltre, oltre...
Con un linguaggio accessibile e non specialistico, sebbene molto profondo, adatto alla comprensione dell’uomo d’oggi, viene riproposto il monismo trascendente platonico, l’idealismo dei maggiori filosofi in campo mondiale, l’Advaita Vedanta (Uno senza secondo) e la concezione del “mondo delle ombre” di Giordano Bruno, mondo illusorio dei sensi.
L’apparenza sensibile è presentata come la serie di fotogrammi di un film, già esistenti nell’Essere, quindi immobili e uniti nella vera realtà intangibile, accessibile solo dallo spirito pronto a coglierli, sulle soglie della conoscenza.
I fotogrammi però, nella finzione del tempo e dello spazio, nel panorama tridimensionale, ci appaiono in sequenza, scorrevoli.
Che posto riservano i Maestri del Cerchio alla nostra libertà? Essa è fatta salva, ma in modo relativo: le scelte autentiche diventano sempre più possibili a seconda del livello evolutivo di ciascuno. È un cammino (apparente) dal regno della necessità e del karma (azione, a cui segue la reazione corrispondente) al regno della libertà, sempre via via maggiore. Libertà che è superamento dell’egoismo.
La vera felicità sta nel bene, come la bellezza.
Ritornando alla metafora del film, è chiaro che un regista di coscienza assoluta sta dietro agli universi e ai cosmi, motore d’amore perfetto, per il quale “l’universo si squaderna”, secondo la sublime immagine di Dante alla fine della Divina Commedia. Ma è un regista anche immanente, il Cerchio è concorde con Dante, che rima nel primo canto del Paradiso:
Le cose tutte quante / hanno ordine tra loro, e questo è forma / che l’universo a Dio fa simigliante.
Anche il male è illusione. Ogni dolore è transeunte, la felicità è eterna.
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