Omicidio a regola d’arte
- Autore: Letizia Triches
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2021
Appuntamento imperdibile con la nostra signora del giallo, Letizia Triches, che riprende un personaggio, la commissaria napoletana Chantal Chiusano, che aveva fatto parte del romanzo Verde napoletano e che, dice l’autrice stessa, la richiama dal passato ed è giusto accontentarla.
In Omicidio a regola d’arte siamo nel 1987, quando il Napoli grazie al genio di Maradona e dei suoi mitici compagni vinse il suo primo scudetto. Un tempo che sembra molto lontano, senza cellulari e social media, quando la distanza tra Napoli e Roma era ancora una vera distanza.
Non racconterò nulla della trama di questo romanzo, accenno solo all’ambiente, ai personaggi, alla città. Chantal, con un nome da soubrette, ha perso l’amatissimo giovane marito Giovanni, un pittore che si era dedicato soprattutto alla pittura sacra (splendide le sue madonne). A pochi giorni di distanza la morte di un pittore, più celebre e introdotto, Michele Mosti, insegnante all’Accademia di Belle Arti: ma la sua è una morte drammatica, ucciso insieme alla sua giovane amante, una pittrice sua allieva, con un oggetto pesantissimo che ha sfigurato i due amanti dormienti, sul cui volto è stata posta una busta di plastica bruciata, una macabra messa in scena che ricorda le opere di Burri.
Il pittore aveva sposato da poco una bellissima psichiatra romana, Sara, che aveva curato Michele, sofferente di disturbi psicotici, ma alla fine aveva accettato di sposarlo, a patto però di mantenere la sua bella e comoda casa romana nel quartiere Prati. I due si vedevano a Napoli nei fine settimana, anche perché Sara non era moto ben disposta nei confronti dell’ambiente artistico a cui il marito era legato: antiquari, critici, galleristi, studenti e insegnanti dell’Accademia erano il mondo in cui si muoveva Michele. Molte erano le ambiguità e i misteri che aleggiavano in quel mondo: la gallerista Giulia De Lorenzo, collezionista, proprietaria di una villa lussuosa sulla collina di Posillipo, faceva il buono e il cattivo tempo nell’ambiente dei pittori, decretando il successo o la caduta di un artista, suscitando invidie, rivalità, gelosie.
Letizia Triches si muove del tutto a suo agio nel descrivere l’atmosfera della città in cui ambienta la sua storia. Non c’è nulla della Napoli oleografica e popolaresca nelle descrizioni dei vari punti in cui si muovono i personaggi creati dalla scrittrice: tanto i ricchi appartamenti borghesi, retaggio della città borbonica, divani di seta e panorami mozzafiato, quanto i quartieri più poveri, strade strette e folle rumorose, chiese barocche e dintorni ancora poco frequentati, Baia, Bacoli, sono lo scenario che vede le vicende delittuose che il romanzo racconta.
La suspense cresce man mano che si procede nella lettura, ma non c’è solo il thriller, pur ben costruito, nel libro di Letizia Triches. Vi ho colto in molte pagine il desiderio dell’autrice di riflettere sull’arte contemporanea, sui suoi perversi meccanismi economici, sul timore che diventi oggetto esclusivo di personaggi affamati di denaro e potere, a scapito della vera qualità. La storica dell’arte Letizia si affaccia spesso nella storia con riflessioni profonde e un po’ amare, dando voce ai suoi personaggi che risultano spesso dei perdenti: Giovanni Aiello, il marito di Chantal, i giovani esordienti che stentano ad affermarsi solo per il loro talento, sono lo specchio di un mondo spietato, nel quale si ricorre al delitto più atroce pur di vedere affermata la riconoscibilità sul mercato.
Inoltre questo romanzo racchiude alcune caratteristiche dello stile che era caro al Decadentismo europeo: la presenza di una forte sensualità, che si coglie nel grande spazio che viene dato, soprattutto da Chantal Chiusano, alla percezione del reale attraverso i sensi: la vista, il tatto, l’olfatto. I colori che hanno grande parte nel racconto a partire da un verde particolare, ottenuto sono da mani esperte; gli odori che la commissaria “sente” sono quelli che la porteranno a svelare il mistero dei delitti che si susseguono: l’odore dei pigmenti, dei tubetti di colore, dei solventi, delle colle, si mescolano ai profumi dei cibi, alle delizie della cucina partenopea, ma la poliziotta è capace di distinguerli , analizzarli e inseguirne le tracce misteriose. La vista dei corpi nudi, richiama spesso l’osservazione dei quadri dei grandi maestri a partire da Caravaggio. In alcuni capitoli del libro, quello dell’incipit ad esempio, la voce fuori campo è quella di un morto che mantiene la facoltà del pensiero, che osserva la realtà in modo difforme, nota sguardi chiari e freddi, corpi languidi, gesti furtivi, mani che sfiorano, in un’atmosfera nebbiosa, senza tempo, dove
“Le immagini del passato e quelle del presente si confondono in un unico universo di fantasmi ai quali cerco di dare un nome”.
Questo ultimo libro di Letizia Triches mi è sembrato più ricco nei contenuti e nelle riflessioni, e più maturo nella forma, soprattutto per la capacità di muoversi agilmente nel tempo, di ricostruire atmosfere attraverso tanti particolari del quotidiano: le sigarette gitanes senza filtro che oggi sembrano scomparse, la tazzina di caffè apprezzata per il suo aroma speciale, i tacchi a spillo femminili, le trattorie napoletane tradizionali. Alcuni dei personaggi minori del libro poi, il giovane femminiello Ciro, il bidello dell’Accademia, la cuoca Luisa della villa di Posillipo, il vice della commissaria Chiusano, Panella e sua moglie: sono i degni comprimari di una storia che, come nella tradizione napoletana, vede mescolarsi tutti i ceti, tutte le classi sociali, in quelle strade del centro cittadino, via Duomo, Spaccanapoli, via Toledo, San Gregorio Armeno, il Pio Monte, che sembrano luoghi senza tempo, tanto sono divenuti ormai il palcoscenico dove si muove una narrativa contemporanea che vede la città partenopea sempre più spesso al centro della scena.
La storica dell’arte romana Letizia Triches si è calata in questa atmosfera, mostrando una grande empatia, una forte capacità di immedesimazione con la filosofia così particolare che pervade una città unica, allontanandosi da ogni forma di retorica e di facile ricorso a un vernacolo di maniera. Il risultato è un libro a tratti inquietante, molto avvincente, altrettanto originale e profondo.
Omicidio a regola d'arte. Le indagini del commissario Chiusano
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