Nell’opera Fine del carabiniere a cavallo. Saggi letterari (1955-1989), curata da Paolo Squillacioti (Adelphi, 2016), che raccoglie saggi di Leonardo Sciascia, c’è uno scritto intitolato Orchestra: si trova nella sezione Divagazioni sulla storia e la cultura europea.
Link affiliato
Specificamente all’interno della voce “Dizionario”. E i lettori delle opere del “maestro” di Regalpetra sanno già che per lui il “dizionario” è uno strumento di conoscenza, di approfondimento, di chiarificazione.
Orchestra può dirsi un racconto per una prosa che ha il raffinato andamento del diletto, della scrittura di costume, della meditazione più o meno autobiografica.
L’incipit è magistrale, prossimo alla liricità che si concretizza in un ricordo: quando ragazzo assistette, incantato, a rappresentazione di opere in musica. La descrizione si abbandona in un virtuosismo brillante dinanzi al quale il lettore resta affascinato dalla retorica della sorpresa, della preparazione ad altri argomenti.
Lo scenario è accuratamente evocato:
Il salire sul podio del direttore, l’abbassarsi delle luci, i due o tre tocchi di bacchetta sul leggio; e poi al segnale lieve o da affondo della bacchetta cui si accompagnava il gesto come modellante dell’altra mano, il sentire dal golfo dell’orchestra la musica sgorgare trepida o impetuosa. Là dove prima ogni strumento aveva provato in sé l’accordo, aridamente dissonante rispetto agli altri, incongruo, solitario e al tempo stesso smarrito in una folla di altri suoni, ora c’è l’ordine, il dialogo, l’armonia. Anche visivamente poiché finiva l’agitarsi e l’assestarsi degli orchestrali, il parlarsi tra loro, il muovere degli archetti e degli strumenti come oggetti che li ingombrassero nel libero gestire.
Par di udirla la musica che “o esitante o esile o tumultuosa, cominciava a sgorgare dalla bacchetta del direttore”. I pensieri del narrante vanno altrove per una misteriosa associazione mnestica e si concludono con un’immagine del tutto pirandelliana.
Ovidiana potremmo dirla per una sorta di metamorfosi dell’acqua in musica o viceversa. Infine un’annotazione pirandelliana:
E quasi mi avveniva di credere (…) che sopra il podio del direttore ci fosse invisibile il podio di Dio...
C’è, in più, un personaggio che affiora dal labirinto memoriale: quello del monaco rabdomante che andava per la campagna a inseguire con in mano la bacchetta d’ulivo “il misterioso segreto dell’acqua”.
Orchestra di Leonardo Sciascia: analisi e commento
Appaiono così legami realistici radicati nella società contadina e situati in un retroterra di rimembranze. Poiché nella scrittura sciasciana ogni episodio non è slegato a sé, ma inserito in una logica di sviluppo, appare allora un altro momento della vicenda narrativa come se tutto accadesse in una concatenazione di eventi, in fatto inevitabile e conseguenziale. Su questa base, Leonardo Sciascia chiama a raccolta le circostanze per cui assistette alla proiezione del film di Federico Fellini Prova d’orchestra:
Un film politico, insomma: per quanto Fellini, in tutta buona fede, si affanni a negarlo.
E in proposito raffigura un contesto attualissimo con una ironia misurata, ma tagliente. C’è nella sua riflessione l’oscurità del male in cui affonda la realtà politica e c’è sempre l’attualità nelle sue parole:
Gli italiani che hanno sempre creduto e detto che “il direttore cambia ma la musica è sempre la stessa” si trovano, con questo film, di fronte a una opposta verità: che la musica non può essere la stessa, che la musica può non essere più musica. Ed ecco lo sgomento, lo smarrimento.
Aveva privatamente assistito alla proiezione insieme a Ingrid Bergman che aveva gli occhi pieni di lacrime quando si erano riaccese le luci. Sciascia pensava all’edizione di Addio alle armi del 1948:
Dissi a miss Ingrid Bergman: Figliuola, sta cominciando l’anno peggiore che abbiamo mai visto...
Amara la conclusione: senza un barlume di luce, senza alcuna speranza di rinnovamento, di rivincita e di riscatto. La dolcissima situazione iniziale si capovolge nel sentimento del contrario e vengono fuori le figure dell’inquietudine, della vita oscura in cui domina il potere, di malignità assidue.
Questo racconto di Leonardo Sciascia immediatamente desta nell’epilogo lo scetticismo più radicale, dato che le menzogne della politica esigono dapprima promesse di incanti, dopo delusioni e sconfitte dell’esistenza. E viene da ripensare alle parole dette nel Consiglio d’Egitto:
Ho visto tante volte la verità confusa e la menzogna assumere le apparenze della verità...
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Orchestra” di Leonardo Sciascia: analisi e commento del racconto
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo Narrativa Italiana Classici News Libri Leonardo Sciascia Storia della letteratura
Lascia il tuo commento