Oro puro di Fabio Genovesi

Oro puro di Fabio Genovesi (Mondadori, 2023) è un romanzo attuale che intreccia storia privata e storia collettiva.
In un paese sulla costa della Spagna, un ragazzo rimasto da poco senza madre, se ne va al porto, mentre centinaia di persone affaticate si affollano tra le vie e la costa per lo stesso motivo: hanno un fiocco sulla giacca che li indica come ebrei; la monarchia ha deciso che devono abbandonare la Spagna unificata.
La scena assume i colori grigi di chi ha camminato nella polvere, e il tono drammatico del rifiuto: non può sfuggire il richiamo ai segni di riconoscimento dell’Olocausto o alle partenze di chi abbandona il proprio paese; si aggiunge il paradosso che il viaggio obbligato è a spese loro. Il protagonista non prende quelle navi e con un incontro imprevisto salpa su un’altra scialuppa, nello stesso anno: 1492.

Mesi dopo, scesi sulla spiaggia della prima isola, i marinai proseguono verso una nuova terra che dovrebbe essere l’Oriente. Il protagonista, Nuto, viene incaricato di far parte della spedizione, insieme alla donna vista il giorno dello sbarco.
Arrivati a un grande villaggio, i marinai partiti dall’Europa vengono accolti dalla popolazione locale, che li celebra come divinità; fino a che la capanna delle feste si svuota e la voce narrante allarga la prospettiva, indicando con “noi” gli occidentali, che vedono un’amaha per la prima volta. Nella notte il giovane esce dal riparo e il linguaggio diventa musica: nell’euforia della notte e nella pienezza della natura soffusa di luce, che diventa timidezza per la scoperta unica nell’incontro con la ragazza.

Nel viaggio di ritorno Nuto sente gli altri marinai dire chi è suo padre. Mentre lui pensava di essere in mezzo a sconosciuti, gli altri sapevano chi era: la sua identità entra in crisi, fino a parlare e agire come uno sconosciuto spinto dalla rabbia. Allora i suoi compagni gli raccontano con chi e come è rimasta incinta sua madre: le parole diventano di nuovo espressive, con suoni drammatici: per “lo schifo della notte” che lo ha messo al mondo.

La storia nota delle scoperte geografiche e quella individuale del protagonista in un punto non coincidono: lo sguardo sorpreso e la fiducia che ripone nell’impresa di Colombo si contrappone alla durezza di ammassare nel carico della stiva tra i prodotti, gli oggetti preziosi e gli animali, anche una “manciata di persone” da mostrare al ritorno. Il ragazzo ha incontrato sulla spiaggia una giovane indigena e tra di loro immagina lei:

Senza più il mare a carezzarle le gambe, ma una catena stretta alla caviglia.

Il racconto si apre a nuovi avvenimenti fino al capitolo finale dedicato al protagonista, in cui ogni pagina è una scoperta.

Oro puro poi è fatto di parole: fittissime, in frasi, pagine e capitoli; con le regole della grammatica e della sintassi che concedono a volte spazio al registro della poesia.
Ma quasi tutto nell’opera dipende dalla voce personalissima del narratore.
Nuto è il giovane, e anche la voce che da anziano riporta gli avvenimenti: il suo sguardo provoca gli scarti tra attese ed eventi, tempo e spazio che vengono narrati.
Il punto di vista interno determina infatti la sorpresa che nasce dalle aspettative continuamente disattese, presente in altre opere dell’autore come "Il mare dove non si tocca". Il racconto segue il viaggio, ma ricordi e spiegazioni sono inseriti quando vengono alla mente del protagonista; in alcuni punti la storia torna su un evento precedente per raccontare aspetti che non aveva trattato, mentre le anticipazioni non riducono l’attesa sul racconto. Lo spazio naturale o chiuso si caratterizza in soggettivo, così un luogo risulta esaltante per le sue emozioni o buio e fermo con la sua tristezza.

Il libro è fatto da elementi tradizionali: avvenimenti e parole. Ma nelle pagine compare anche una visione contemporanea, nella prospettiva sulla scoperta europea del continente americano, nel “non detto” di relazioni tra uomini senza commento, e nelle tragedie della storia che richiamano eventi recenti - o, forse, senza tempo.

Il più classico dei generi letterari diventa così “storia viva”.