Osnangeles
- Autore: Francesco Mandelli
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Baldini+Castoldi
- Anno di pubblicazione: 2014
Osnago è un comune di 4854 abitanti in provincia di Lecco. Gli abitanti rimasti (ahimè, molti sono andati via a causa della crisi economica) sono affettati da endogamia che, di fatto, non è una malattia ma un’usanza anzi una brutta usanza, quella di contrarre matrimonio all’interno del gruppo di appartenenza. Capito bene che il risultato a volte non è dei migliori. Pur essendo un piccolo e svuotato paesino Osnago ha l’Arci, l’Acli e un Auditorium con una grande sala cinematografica e una piccola galleria d’arte. Ma la vita a Osnago ruota da sempre soprattutto intorno all’oratorio e al Municipio che dal 1945 al 1995 è stato sempre amministrato dalla Democrazia Cristiana e dal 1995 ai fatti che sono narrati da Francesco Mandelli, proprio il Mandelli attore, musicista e conduttore, in "Osnangeles" (Baldini & Castoldi, 2014) da un’alleanza di centro-sinistra.
A Osnangeles che non è certamente Los Angeles, ma come si dice "tutto il mondo è paese", vivono una galleria di personaggi strani ma al contempo poetici: Dado, Lele, Bongo e Penati. Quattro amici all’oratorio molto diversi tra di loro ma profondamente sensibili. Fistone, Massifilod’erba, Roccia e Dilani. Altri quattro amici accomunati dalla passione dei videogiochi e delle prostitute. Enrichetto che a causa del suo fisico tenta più volte il suicidio; Enricazzo che invece ha ucciso una puttana; Samanta che ha mille “pruriti” e che appena laureata fugge via; Alberto, il barbiere che ha imparato il mestiere dal padre; Frigerio, il pasticciere che subisce la crisi economica, ma rimane ancora aperto; Enrico Noscibile, il giornalaio che nascosto all’interno del suo chiosco legge “La Provincia”; Burraco, il cane rottweiler di Ernesto Turati che cerca di scopare qualsiasi cosa gli capiti a tiro; il Franco e la Rosa, coppia di mezz’età che ha interposto tra di loro l’apparecchio televisivo; i fratelli pelosi che raccolgono qualsiasi cianfrusaglia e la mettono in giardino; e ancora anziani canuti, donne che vendono il proprio corpo, ragazze clitoridee e vaginali, che cercano il loro punto G, spacciatori, drogati, maestre, bidelli, padri e madri e su tutti e sopra tutto l’io narrante, forse lo stesso autore che a Osnago ha trascorso parte della sua giovinezza, che si racconta, che racconta un paese in provincia di Lecco, un luogo non luogo, che in lunghi flashback ritorna bambino all’asilo, alla scuola elementare e media e i ricordi s’ingigantiscono a tal punto da diventare surreali.
L’opera prima di Francesco Mandelli è dissacrante, irriverente ma molto divertente e un ritratto duro della società contemporanea tutta racchiusa in un paesino di una provincia del Nord: imprenditori falliti, negozianti che chiudono, giovani che vanno via, vecchi che rimangono soli, uomini e donne di razza, religione e provenienza diversa, Guglielmi, come li chiama l’autore, che cercano di sopravvivere e che
“compiono delle azioni che pensano possano attirare l’attenzione di qualche altro Guglielmo o si sentono in dovere di darsi l’un l’altro delle spiegazioni, raccontare un po’ il Guglielmo che si è, quello che si vorrebbe essere. Si fanno degli esempi fra Guglielmi per fare intendere meglio agli altri Guglielmi, che li stanno ascoltando, quello che si voleva dire”.
E se Fedor Dostoevskij, che appare più volte in questo romanzo, analizza l’animo umano con la sua fede cristiana, ortodossa s’intende, Francesco Mandelli, invece, ci racconta di esistenze in un’incessante rincorsa verso scoperte, sconfitte e vittorie.
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