Paese dalle ombre lunghe
- Autore: Hans Ruesch
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Garzanti
Devo risalire al 1976 per recensire Paese dalle ombre lunghe di Hans Ruesch, libro che è stata un’opera di narrativa delle medie voluto fortemente dal mio insegnante di Lettere. Lo ricordo ancora, perché mi colpì la stranezza dell’ambientazione: un romanzo ambientato tra gli Inuit non si era mai visto.
L’autore, noto giornalista e viaggiatore, lo scrisse negli anni Cinquanta, dimostrando una perfetta conoscenza della cultura degli abitanti dell’Artico.
Ermenek, un giovane inuit, è in cerca di una moglie e la trova nella bella e fedele Higgiugiuk, dopo una serie di peripezie per ottenerla.
Interessanti sono le vicende della famiglia, che deve confrontarsi con un ambiente ostile e con l’arrivo dei primi missionari cristiani che gettano lo scompiglio nella società degli Inuit considerata primitiva e crudele (mangiare pesce putrefatto, suicidarsi quando si è anziani, uccidere le neonate). E tuttavia ogni usanza è funzionale al clima duro e a una natura ostile all’uomo, e che tuttavia premia le fatiche di chi sa adattarsi.
La famiglia di Ermenek rischia di distruggersi, tuttavia la forza e la tradizione sono più forti di tutto e lo dimostra il suicidio di Higgiugiuk, che, pur con molte esitazioni, accetta di morire per fare posto alle generazioni più giovani.
Bello lo stile dell’autore, che non interviene direttamente e lascia parlare i personaggi e le descrizioni degli ambienti (come, ad esempio, la costruzione degli igloo). Oggi direi coraggiosa la scelta del mio insegnante: in sostanza, Paese dalle ombre lunghe è un libro che si può leggere anche per nostalgia.
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Un libro perfetto per...
Tutti.
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