Pagine scelte di Luigi Pirandello
- Autore: Andrea Camilleri
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: BUR
Un atto di gratitudine è all’origine di "Pagine scelte di Luigi Pirandello" (Milano, Rizzoli Bur 2007), una raccolta antologica che comprende testi del drammaturgo siciliano selezionati da Camilleri, il quale fornisce anche una bibliografia di propri scritti sull’argomento. Egli, nello stesso anno, vi ritornerà con l’introduzione “Opere teatrali in dialetto” al quarto meridiano delle Maschere nude, curato da Alessandro D’Amico e Alberto Varvaro. (Milano, Mondatori 2007). Certamente l’operazione compiuta risponde a criteri del tutto personali, non avendo ma fatto selettivo il carattere dell’oggettività. Inclusioni ed esclusioni, ancorché argomentate, sono l’esito di una complicità tra lo studioso e l’oggetto della sua ricerca. Si potrebbe perciò dire che i brani scelti, essendo proiezioni di Camilleri, aiutano a comprendere il processo di formazione culturale dello stesso. E’ Pirandello il suo “padre putativo”. Essendo stato per oltre un trentennio regista di teatro, televisione e radio, egli ne ha messo in scena e in onda moltissime opere teatrali e numerose riduzioni di novelle e romanzi. Nelle quarantasei pagine che compongono l’“Avvertenza” con tratti sicuri si sofferma a considerare alcune specificità dell’arte pirandelliana, catalogate in sei succinte sezioni: “Una vistosa omissione”, “Saggi”, “Articoli”, “La Salamandra”, “Le novelle”, “I romanzi”, “Il teatro”. In “Articoli” inserisce lo scritto “Teatro siciliano?”, apparso su “Rivista Popolare” del 31 gennaio 1909. Di rilevante interesse questa sua ammissione:
“Confesso qui che mi capitò di leggere questa affermazione di Pirandello quando, nel 1967, cominciavo a mettere mano al mio primo romanzo e molti erano i dubbi che sul mio particolare modo di scrivere, mischiando cioè lingua e dialetto, in me stesso nascevano. Quelle parole mi diedero allora il coraggio di continuare, me ne spiegarono la necessità”.
In sostanza, l’autore di Liolà, sebbene avesse scritto che le opere dialettali sono limitate ad una fruizione regionale per la limitatezza del mezzo comunicativo, l’aveva però decisamente orientato a non escludere il dialetto dalla scrittura. Quali i motivi? Ormai a Camilleri era chiaro che l’oralità popolare esprime meglio di ogni altra lingua particolari usi e costumi idonei a caratterizzare con efficacia i personaggi di un particolare contesto geo-antropologico. Egli mette dunque in campo se stesso e offre diverse piste di ricerca.
Tanti gli aspetti dell’arte pirandelliana da lui indagati e creativamente trasfusi nella sua narrativa. Degno di nota, ad esempio, l’atteggiamento fortemente critico che nei riguardi della politica piemontese, all’indomani della costituzione del regno d’Italia, si ritrova nel romanzo di Pirandello "I vecchi e i giovani". Per non dire dell’ “umorismo del contrario” o del tema dello “scambio”. Le forti valenze culturali si integrano con uno spiccato vissuto di deferenza. A Giorgio Prosperi, “uno dei grandi critici di teatro italiani” (“razza ormai estinta”), che aveva sottolineato, in una sua recensione sul quotidiano “Il Tempo”, il “lunghissimo studio e frequentazione” di Camilleri con il suo grande conterraneo, tali da consentirgli il “tu” confidenziale, affettuosamente egli così rispondeva con una lettera:
“… se mi fosse stato dato un giorno d’incontrare Pirandello, non mi sarei mai permesso di dargli del tu ma l’avrei chiamato “Voscenza”, che dalle parti nostre sta per Vostra Eccellenza”.
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