Palermo ai tempi dei bombardamenti
- Autore: Domenico Michelon
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2021
Palermo ai tempi dei bombardamenti di Domenico Michelon (Dario Flaccovio, 2021) è un libro differente rispetto agli altri che hanno trattato uguale materia, in quanto con un’impostazione nuova e con un diverso taglio, si va descrivendo la città di Palermo come era in quel periodo, oltre che raccontando dei bombardamenti.
Il sottotitolo di copertina (“Il racconto del triennio 1940-1943 attraverso i documenti e le testimonianze”) ne significa bene i contenuti. Si parla infatti non solo dei bombardamenti, ma anche delle condizioni quotidiane in cui si viveva; si tratta del razionamento, dei rifugi spesso improvvisati in grotte o ricoveri di fortuna, della difesa del patrimonio artistico, offrendo pertanto un quadro poco noto ai più e stimolando una riflessione che può modificare il giudizio su quello che è avvenuto.
A Palermo, riferisce l’autore, studioso appassionato di storia, rimane ancora oggi traccia in alcuni edifici delle schegge di bombardamenti che Palermo subì e che furono ben sessantanove, oltre altri di minore importanza. Nel libro vi è un resoconto dettagliato di ciascuno di essi, con l’indicazione dell’orario, di quanti chili di bombe sono cadute, del luogo esatto dell’obbiettivo colpito e quante sono state le vittime.
Nel periodo compreso tra il 1940 e il 1943, particolarmente importanti sono stati quattro bombardamenti di cui uno ebbe come conseguenza l’esplosione di una nave ormeggiata al Porto, che produsse danni su ottantacinque edifici; importante esplosione che viene ricordata a Palermo come quella della Santa Barbara (il luogo della nave dove sono raccolte e custodite le armi). Venne infatti colpita la motonave “Volta” e il fumo arrivò a 4500 metri di altezza e alcune navi furono sbalzate sulla terra ferma; inoltre alcuni rifugi del porto vennero allagati dall’onda che venne a provocarsi in conseguenza della potenza dell’esplosione. Ma quello che risalta fu il fatto che un’ancora della nave, ancora visibile presso la Caserma dei Vigili del Fuoco, fu scaraventata lontano sino ad arrivare presso la locale sede della Banca d’Italia, a cui perforò il tetto.
Viene descritto in maniera dolorosa il bombardamento del 9 maggio 1943, quello più devastante: la città fu colpita da circa 2265 bombe che distrussero più del 40% del centro urbano. All’indomani della guerra, il paesaggio urbano di Palermo si presentò completamente devastato e intasato dalle macerie degli edifici colpiti. Ma è importante conoscere i numeri: in quella data su Palermo volarono 222 bombardieri pesanti, scortati da 150 caccia e 90 bombardieri medi scortati da 118 caccia. E la sera si proseguì con il passaggio di 21 bimotori inglesi che lanciarono bombe per 1800 chili. I morti furono 373, numero poco rilevante perché la gente in gran quantità era fuggita da Palermo. Il numero dei morti accertati, 2123, è approssimativo, in quanto non si fa contezza del movimento degli sfollati e si ritiene che si sia superato largamente il numero di ottomila vittime.
I bombardamenti su Palermo ebbero delle caratteristiche particolari. Dall’inizio della guerra fino al 1942, a bombardare erano gli inglesi e soprattutto di notte, mentre con l’entrata in guerra degli Stati Uniti si ebbero anche di giorno e venne sperimentato la tecnica del bombardamento “di saturazione”, meglio conosciuto come “a tappeto”. Non vi era più distinzione tra obbiettivi militari e civili e lo scopo di bombardare i civili era proprio quello fiaccare la resistenza della popolazione e di spingerla a sollevarsi contro il Regime per una resa più celere e immediata.
Palermo ha il triste primato di essere la prima grande città a subire il bombardamento a tappeto; al momento del bombardamento Palermo era la quinta città d’Italia, con 400.000 abitanti, ma alla fine del conflitto si contavano solo 60.000 civili.
Comunque c’è da precisare che Palermo non fu la città più bombardata, in quanto ve ne furono altre che subirono danni molto più gravi, come Genova, Torino, Foggia, Ancona. Quindi città anche più piccole, e Messina tra le altre, che è stata letteralmente rasa al suolo.
Quello che ebbe i danni più considerevoli a Palermo fu il centro storico e nel 1940 la città coincideva per la sua gran parte con questa parte del territorio urbano. Pochissimo era stato realizzato fuori del centro storico e vi è nel libro una cartina del Touring Club che mostra come si la città fosse sviluppata prevalentemente dalle parti del quartiere del Borgo. Vi era stato uno sviluppo urbano anche nella zona dell’Oreto e si stava sviluppando progressivamente il quartiere Villafranca, il cosiddetto “Firriato”, già sede dell’Esposizione nazionale del 1891, cui avevano molto contribuito i Florio con le loro iniziative imprenditoriali.
Territorialmente quindi Palermo non era un grosso centro, ma le opere pubbliche erano molto numerose, specialmente grazie all’operosità del regime fascista. Nel libro vengono sapientemente e dettagliatamente elencate, senza per questo fare un’apologia del Fascismo ma constatando una reale situazione di fatto.
Il libro di Michelon si distingue per l’utilizzo di studi e di ricerche condotte da storici ed esperti di vaglia, riportando fedelmente cronache di vita cittadina sulla base documenti originali dell’epoca, raccogliendo testimonianze dirette e autentiche, con una narrazione diaristica. È particolarmente incisiva in questo senso la testimonianza di Antonio Maceli, classe 1929, trasferitosi a Palermo dalla Cirenaica: nel suo memoriale, in appendice al volume, si mettono in luce quegli aspetti particolarmente interessanti del conflitto a Palermo e in Sicilia, specie in rapporto alle grandi contraddizioni riferite alla guerra mondiale, vissuta dapprima con un forte consenso, inquadrando l’avvenuto nel quadro storico complessivo, che ha fatto di Palermo un’inconsapevole protagonista e a cui venne conferita nel 1964 la medaglia d’oro al valor militare.
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