Palermo, cultura e tradizioni
- Autore: Carlo Di Franco
- Genere: Religioni
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2016
“Palermo, cultura e tradizioni” di Carlo Di Franco è un viaggio tra cultura e tradizione in quella che è stata la capitale del Regnum Siciliae e poi del Viceregno di Spagna. Tradizioni religiose e culinarie che trovano fondamento nelle successive dominazioni susseguitisi, ognuna delle quali ha lasciato una precisa impronta. Vengono fornite con dovizia di particolari, etimi, origini e radici di ogni tradizione non solo religiosa ma anche di quelle culinarie a cui talora sono associate.
In ogni città vi è un corpo fisico e un corpo immateriale che ne è la sua anima, costituita dagli usi, dai costumi e dalle sue tradizioni. Questi elementi appaiono come preesistente alla città stessa, essendo la sua parte più intima ma oggigiorno si assiste a una eclissi della memoria che conduce inevitabilmente alla perdita dell’identità di un luogo. Uno dei caratteri che si va perdendo è senza dubbio quello legato alla sfera religiosa che è uno di quelli che più sono fissati nella memoria collettiva.
La tradizione del Festino prende origine nel 1624 quando la città di Palermo venne liberata dalla Peste. La festa e le celebrazioni religiose e laiche, sono legate alla figura di Rosalia Sinibaldi, di nobile famiglia, che nel periodo della dominazione normanna aveva lasciato la propria casa per ritirarsi in eremitaggio sul Monte Pellegrino. Nel periodo di massima diffusione dell’epidemia di peste, si narra che un cacciatore abbia ritrovato le sue ossa e le abbia portate in città ponendo così fine al fenomeno epidemico. Nel corso dei secoli questo culto si è sempre poi sempre più radicalizzato e diffuso con splendidi carri concepiti da grandi architetti, come Paolo Amato, che operò con tratti manieristi dando per primo al carro la struttura che ancora oggi si riscontra con la forma di vascello.
Ma in ogni rione, borgata e quartiere della città di Palermo, vi sono delle tipiche feste, retaggio del trascorso Viceregno spagnolo, come quella nel rione Monte di Pietà con il Festinello.
Nella zona dell’Olivuzza, la seconda domenica di Giugno si assiste invece ad una altra tradizionale processione che risale al Settecento in cui viene portato in giro per il quartiere un crocifisso detto comunemente dai palermitani U signuruzzu. Ciò per merito dell’antica confraternita a lui dedicata che protegge gli abitanti dell’antico quartiere del centro storico di Palermo. La scultura in legno è di autore ignoto in stile barocco, utilizzata per il recente Giubileo organizzato dalle duecentotrentuno Confraternite palermitane.
Nella zona di sant’Agostino, dove vi è la Chiesa ed il mercato, è diffuso il culto di Santa Rita, che si festeggia il 22 di maggio con la benedizione delle rose. La cerimonia molto sentita e frequentata avviene all’interno della trecentesca chiesa e convento di S. Agostino, nel quartiere Capo. Essa esprime il culto per una Santa che il popolino palermitano venera per i suoi interventi nei casi più disperati, definita per questo la Santa degli impossibili. L’accostamento alle rose deriva dalla leggenda che vuole che la santa prima di morire abbia chiesto ad una sua cara parente di regalargli una rosa. Si era in pieno periodo invernale ma nondimeno la donna quando ritornò a casa trovò nell’orto una rosa che portò subito alla santa. Nella rosa, le spine si collegano alla passione di Cristo come pure il colore rosso che richiama il sangue. Nello stesso periodo avviene anche la cerimonia della benedizione delle rose per santa Rita.
Oltre agli aspetti religiosi sono numerose le rinomate tradizioni culinarie di cui rimane memoria nei toponimi come via dei Biscottari, dove si produceva pane e biscotti, e nei nomi di altre vie che ricordano i diversi mestieri, arti e professioni. Non si può sottacere poi delle panelle, del pane con la milza, della frittola e dei babbaluci. Tra i dolci spiccano il cannolo e la cassata ma di tutti i cibi vengono minuziosamente descritte origini, indagando l’etimo del nome e le rispettive radici che risalgono alle varie dominazioni succedutesi in Sicilia ognuna delle quali ha lasciato una precisa impronta.
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