Paradiso e inferno
- Autore: Jón Kalman Stefánsson
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Iperborea
- Anno di pubblicazione: 2011
La casa editrice Iperborea, specializzata in testi di autori del nord Europa, pubblica questo interessante romanzo di uno scrittore islandese ex insegnante e bibliotecario, che con “ Paradiso e inferno” ci dà la prova convincente di essere un narratore dalla scrittura forte e decisa, intrisa di letterarietà, piena di atmosfere che ci riportano a tanti autori classici, da Melville a Conrad fino a Hemingway.
Un mondo di pescatori, di uomini e donne solitari e rudi, dove i sentimenti sono sempre e solo accennati ma mai resi espliciti, dove la durezza del clima e dei paesaggi rendono la vita degli uomini una scommessa continua, dove il mare gelido del polo è un assassino in agguato, pronto a distruggere le barche a remi sulle quali i pescatori di merluzzo sfidano gli elementi: uomini che vivono sul mare ma che non sanno neppure nuotare (se cadessero in acqua il gelo li ucciderebbe comunque). L’unica difesa è la religione, espressa con riti scaramantici che ad ogni viaggio dovrebbero scongiurare l’annegamento e assicurare il ritorno a terra.
La storia narrata nel romanzo è quella di un ragazzo senza nome, orfano e solo, che ha un unico amico con cui condivide il tentativo di guadagnarsi la vita in mare. Barour, però, è un amico speciale, che adora la lettura e la poesia e che prima di mettersi in viaggio ha avuto in prestito da un vecchio cieco del villaggio da cui parte, Kolbeinn, una copia del Paradiso perduto di Milton. Quel libro è per lui più che una bibbia, ne impara interi brani a memoria, li tiene dentro di sé, in serbo per la ragazza di cui pensa di essere innamorato...
“Nulla mi è delizia, tranne te”
Queste parole lo accompagneranno nell’ultima uscita per la pesca; infatti, distratto dalla capacità evocativa di quei versi, dimentica la cerata, unica protezione contro il gelo del nord e, quando arriva la tempesta di ghiaccio, per Barour non ci sarà scampo: invano il ragazzo amico tenterà di riscaldarlo, di massaggiarlo, di tenerlo sveglio. Al ritorno dalla battuta di pesca, pericoloso e pieno di insidie, l’uomo giungerà immobile, con gli occhi sbarrati e privo di vita. Per il ragazzo, disperato per non aver saputo o potuto impedire quella morte orribile, comincia un pellegrinaggio doloroso: vorrà tornare al villaggio e riportare il libro preso in prestito al suo proprietario, in un itinerario che appare come un rito di iniziazione, oscillando tra la voglia di riportare a casa il “paradiso” e la tentazione di lasciarsi morire nell’inferno di freddo e ghiaccio che lo sovrasta.
Le parole chiave di questo intenso romanzo sono il mare, descritto nel suo aspetto più brutale, ma soprattutto la lettura, intesa come strumento di liberazione dell’uomo dalla sua condizione arcaica: la lotta fra uomo e natura si gioca soprattutto conquistando la parola:
“Le parole possono avere il potere dei troll e possono abbattere gli dei, possono salvare la vita e annientarla. Le Parole sono frecce, proiettili , uccelli leggendari all’inseguimento degli dei, le parole sono pesci preistorici che scoprono un segreto terrificante nel profondo degli abissi, sono reti sufficientemente grandi per catturare il mondo e abbracciare i cieli, ma a volte le parole non sono niente, sono stracci usati dove il freddo penetra, sono fortezze in disuso che la morte e la sventura varcano con facilità”
E’ sufficiente questo brano del libro a valutare la grande capacità di narratore di Stefansson, la cui prosa è ricca di metafore che mettono insieme i due mondi che sembrano stargli a cuore: quello della tradizione dell’Islanda e delle sue caratteristiche sociali, economiche, di costume, e quello dell’intellettuale che attribuisce ai libri e alle parole scritte la possibilità di salvare gli uomini o di decretarne la fine.
- titolo originale: Himnaríki og helvíti
- prima edizione: 2011
- lingua originale: Islandese
- traduzione di: Silvia Cosimini
- pagine: 240
- euro: 16
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