Il mondo della cultura è in lutto per i fatti accaduti a Parigi nella strage di Charlie Hebdo, settimanale satirico francese, nato nel 1969, colpito da un grave attacco terroristico, che ha provocato 12 morti e 20 feriti.
La rivista, caratterizzata da toni anticonformisti e irriverenti, ha sempre preso di mira le istituzioni politiche, culturali e religiose. Risale al 2006 la pubblicazione di una vignette su Maometto che gli causò una serie di minacce, a cui seguì nel 2011 un attentato incendiario.
Nell’attentato del 7 gennaio 2015, il più violento della storia francese dal 1961 ad oggi, hanno perso la vita, tra gli altri, i quattro disegnatori, da sempre difensori della libertà di espressione del settimanale, il direttore e vignettista Charb, Cabu, Wolinski e Tignous, a cui il caricaturista di Le Monde Plantu ha reso omaggio così su Twitter:
Lo scrittore Houellebecq, a cui era dedicato l’ultimo Charlie Hebdo, in vista dell’uscita del suo nuovo romanzo "Sottomissione", tra le novità editoriali di gennaio 2015, un testo di fantapolitica in cui ci si chiede: e se alle elezioni francesi del 2022 vincesse un partito musulmano?, è stato messo sotto protezione.
Ora, al di là degli aspetti politici o religiosi, una riflessione è d’obbligo: dov’è finita la libertà di stampa e di espressione?
Sin dai tempi dell’antichità la satira riveste un ruolo fondamentale nell’opinione pubblica, certo per alcuni questo è pericoloso, ma per altri è, semplicemente, libertà.
Forse la satira è una sorta di stress test, un termometro che misura il grado di civiltà di un Paese, la capacità di sorridere, anche di fronte a qualcosa che può cozzare con la nostra mente chiusa.
Solo per aver osato, per aver corso il rischio di non essere comprese, queste persone hanno peccato di “stupidità editoriale”, come ha denunciato il Financial Times?
Abbiamo perso ogni spirito critico. La satira è morta? Forse sì, come scrive su Wired Gianmaria Tammaro:
"Oggi ci ricordiamo chi dovremmo essere, oggi rimpiangiamo di non essere stati tutti più Charlie Hebdo e ci stringiamo a coloro che in questi anni, nel chiacchiericcio delle redazioni e sulle pagine sbiadite dei giornali, sottopagati, poco e male considerati, hanno portato il loro messaggio al mondo. I vignettisti sono Charlie Hebdo. Noi, come scrive Saverio Raimondo, siamo ridicoli. Oggi più che mai. E l’unica certezza che abbiamo è questa: la satira è morta, evviva la satira".
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Parigi, Charlie Hebdo: fine della libertà di espressione?
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